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Qual è la relazione tra la mente e il corpo?La mente animale

Argomento: Filosofia/Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 15/05/2023 16:13:32

 

Guido Brunetti

Il rapporto mente-corpo. La mente animale

 

  Fin dall'antichità, a partire dal padre della filosofia occidentale Platone, che coniò il termine anima, la mente e la coscienza rivestono un ruolo frondamentale nella riflessione filosofica greca, latina ed araba.

  Una svolta decisiva è stata operata dalla filosofia del XVII secolo e in particolare dal pensiero di Cartesio, il quale è ritenuto il fondatore della filosofia moderna.

 

 La teoria metafisica di Cartesio afferma che l'essere umano è composto da due sostanze distinte e unite (dualismo delle sostanze): l'anima (res cogitans) e il corpo (res extensa). Le sue riflessioni, come nota Paolo Pecere nel suo libro "La natura della mente" (Carocci Editore), hanno avviato un fecondo processo teorico nell'indagine della mente, che ha portato a sviluppare una corrente di pensiero chiamata "meccanicismo della natura".

 

  La filosofia meccanicistica ritiene che la materia sia alla base della realtà. Di qui, lo studio sperimentale della mente condotto secondo una prospettiva meccanicistica.

  La mente, secondo Hobbes, ha una natura materiale. Le sostanze immateriali sono infatti "inconcepibili". Il soggetto del pensiero è "corporeo". L'ipotesi della materia pensante è stata formulata da un altro filosofo, Locke, il quale sostiene che sia i materialisti sia gli immaterialisti condividono "una fondamentale ignoranza" circa la natura della sostanza. Non sappiamo- dice- in che cosa consista il pensiero. Egli considera la sostanza incorporea come la teoria più probabile.

 

  Un altro autorevole studioso, Wundt, rifiuta il concetto di anima come sostanza metafisica e dichiara che questa sia piuttosto il "soggetto logico", dando in tal modo molta importanza allo studio dei meccanismi fisici dell'azione. Gli oggetti fisici e quelli psichici non sono oggetti diversi, ma hanno un medesimo contenuto. 

 

  Queste teorie, come concorda Pecere, vengono criticate da molti autori, i quali ritengono che le ipotesi meccanicistiche non sono adatte a spiegare la mente e quindi hanno notevoli limiti. Ogni fenomeno naturale, per Giordano Bruno, agisce attraverso "l'anima del mondo". L'anima- aggiunge- si diffonde "oltre il corpo".

 

  Una visione metafisica è quella descritta da Spinoza. Egli sottolinea la dipendenza della  mente e della coscienza da Dio. Tutto ciò che è, è in Dio e niente può essere concepito senza Dio. Mente e corpo quindi sono "attributi divini". Un altro autore, Leibniz, crede nell'unità di anima e corpo e tiene a separare la metafisica dalla scienza naturale.

 

  Nell'Ottocento, scoperte sperimentali e teorie mutano la riflessione sulla scienza del cervello, anche se si rafforza l'ipotesi che i processi mentali corrispondano a quelli materiali. Darwin manifesta la sua teoria dell'evoluzione secondo la quale l'uomo è "creato dagli animali" e le specie condividono una mente simile.

 

  L'anima, per Darwin, nasce come risultato di certe combinazioni materiali. Carl Vogt crede che le attività mentali sono "funzioni" della sostanza del cervello. Dello stesso parere è Thomas Huxley, il quale giudica che i pensieri siano l'espressione dei cambiamenti molecolari nelle sostanze di vita.

 

  Lo sviluppo delle neuroscienze nella seconda metà del Nocento reso possibile dall'introduzione di nuove tecnologie di "brain imaging" accentuano la tesi del materialismo sull'identità della mente e del cervello. Francis Crick evidenzia come la scoperta dei correlati neurali della coscienza coincida con il successo del materialismo. "Tu, le tue gioie e i tuoi dolori, i tuoi ricordi e le tue ambizioni, il tuo senso di identità e il libero arbitrio non sono in realtà- scrive Crick- niente più che il comportamento di una vasta assemblea di cellule nervose". Anche studiosi, come Putnam, Dennett e Churchland reputano possibile dare una spiegazione neurobiologica della mente e della coscienza in termini di attività neurale.

 

  Il materialismo riduzionistico dell' identità cervello-mente riceve molte

critiche basate sull'ipotesi- dice Pecere- che le teorie meccanicistiche non sono adatte a spiegare la mente e quindi hanno notevoli "limiti". Il panpsichismo, a sua volta, ritiene che l'emergere della mente dalla materia è "inspiegabile". Il grande fisiologo E. du Bois-Reymond pensa che non solo la coscienza risulta "inspiegabile", ma che questa "non può mai essere spiegata". Conclude il suo pensiero, affermando "Ignorabimus" (Non sapremo mai).

 

  La coscienza, dunque, resta, per Nagel e Colin McGinn, "necessariamente un mistero", poiché, secondo un altro autorevole studioso, Chalmers, le riflessioni materialistiche dei processi mentali non possono spiegare l'esperienza soggettiva, e "risolvere" il problema della coscienza. Finora, nessuna ipotesi disponibile sui correlati neurali della coscienza- sia funzionalista (Dennett) sia neurobiologica (Crick, Koch, Edelman) sia fisica (Penrose) sia biologico-evolutiva può risolvere- conclude Chalmers- "il problema difficile della mente".

 

  Indagare la mente e il cervello, infine, significa anche affrontare un tema fondamentale, quello delle menti degli esseri non umani, ai quali siamo legati da condizioni biologiche, emotive ed etiche. E' un tema, in verità, che ho analizzato in molteplici pubblicazioni e che tuttavia mi piace sempre riprendere per il grande affetto che ho nutrito verso i cuccioli di cane, Apollo e Kimi, due straordinari esseri che mi hanno dimostrato che cosa siano l'attaccamento, l'affezione, la devozione, la tenerezza, qualità che non sempre noi umani riusciamo a manifestare.

 

  Fin dalle origini della filosofia greca, con Platone, Aristotele, Plutarco ed altri, si riconosce agli animali "la capacità cognitiva". Addirittura, secondo Porfirio, gli animali "parlano in base alle regole che ciascuno di essi ha ricevuto dagli dei o dalla natura.

 

  Forme di conoscenza e una qualche coscienza agli animali vengono attribuite da Leibniz, Kant, Spinoza, Condillac, Voltaire. Il filosofo Hume scrive: "Nessuna verità sembra a me più evidente di quella che le bestie son dotate di pensiero e di ragione al pari degli uomini".

 

  Darwin sottolinea un legame "genealogico" fra tutte le forme di vita. Negli animali- spiega- "interviene non solo una piccola dose di giudizio o ragione, ma anche un senso morale o una coscienza". Etologi, come Frans De Waal, parlano di "contagio emozionale", di "empatia cognitiva", di stati mentali, di altruismo e di senso morale".

 

  I progressi in questo campo danno vita, negli anni Settanta del secolo scorso, all' etologia, disciplina definita come studio del comportamento degli animali. Gli scienziati hanno applicato a questi comportamenti parole, come "sensazione, desiderio, dolore, amicizia, volontà e mente".

 

  Nel tempo, questi temi non si limitano agli animali, ma riguardano altri organismi, come le piante. Pur non avendo un sistema nervoso, le piante mostrano, secondo molte ricerche, "un comportamento intelligente" e "capacità sensoriali" (Trewavas).

                                                                                                        


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