LA PIAZZA
Straniera, te che vieni da distante
vorrei condurre in un luogo che ignoro,
una piazza senza nome, vicina.
È una piazza qualsiasi fra le tante
dove di tra le pietre mal commesse
spuntano ciuffi di erba canina
e le parole, sempre le stesse,
restano in cocci sparpagliate a terra.
Le facciate all’intorno sopra i portici
sono soltanto la forma che resta
di un disperante mondo interpretato:
linee ordinate su aurei rapporti
come in un racconto del passato,
su una struttura ch’è di cartapesta.
L’aria riporta un odore ferroso
quello di un sangue spesso e copioso;
uccelli neri in sporadico volo
tagliano un cielo colore del cloro;
in giro gatti, non cani al guinzaglio,
nemmeno uno, neanche per sbaglio.
Qui giocheremo, non io da solo,
per una volta sul serio alla guerra.
QuinGen24
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