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L’angolo ospitale

Poesia

Salvatore Ritrovato
La Vita Felice


Recensione proposta da LaRecherche.it

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Pubblicato il 17/07/2015 12:00:00

 

[ Recensione di Luca Ariano ]

 

Salvatore Ritrovato, poeta, critico e professore di Letteratura italiana presso l'Università di Urbino, ha all'attivo tre raccolte e numerose plaquettes; ora per La Vita Felice, nella collana diretta da Gabriela Fantato è uscito il libro L'angolo ospitale. Come sottolinea la stessa Fantato nella pregevole nota critica, il titolo può trarre in inganno. "L'angolo ospitale", man mano che ci si addentra nella raccolta, diviene inospitale e si respira un senso di abbandono e di esilio. La raccolta consta di cinque sezioni e si apre con una poesia dedicata al poeta russo Osip Mandel'štam che è una vera e propria dichiarazione di poetica dell'autore:" [...] Ma dov'è la leggenda di quell'uomo / che cantava ai detenuti / le traduzioni di Petrarca? / E l'amore dove perdersi / in questa vigilia di sterminio?" In questa poesia già si respira un senso di smarrimento, di qualcosa che si è perso, vi è quasi un tocco civile, nel senso di perdita di una civiltà: la civiltà umana? Petrarca citato espressamente è uno dei poeti preferiti dell'autore, punto di riferimento assieme a Pascoli. La prima sezione (Elegie a Venezia) come evidenzia il titolo, ha un tono elegiaco e subito ci introduce nei temi chiave di questa raccolta: "Mi piace dirti ciccia e birba / sopra la pancia che si muove / tra la mamma che nicchia / e le lenzuola a fiori." (Diciannovesima settimana). I figli sono molto presenti nelle varie sezioni, così come la quotidianità del poeta sempre descritta con toni delicati, elegiaci appunto, che ci trasportano in una dimensione quasi onirica sospesa tra il sogno e la realtà. La perdita si respira in una poesia come Su una vecchia fotografia dove le ferite dei ricordi si fanno brucianti: "Chi mi fissa di voi in questa lucida carta? / Che brusio è scomparso dallo schermo / muto di questa kodak? / Trent'anni e una parola per tenere / quelle pupille, filmarne il verso / sopito dalla pellicola / l'attimo di meraviglia non basta. [...]". La seconda sezione (Paradosso) si apre con un bellissimo exergo di Pier Paolo Pasolini ed è una sezione di prose poetiche. Il poeta parte da un fatto casuale, un incontro in treno (forse lo stesso treno è una metafora della vita di Ritrovato?) dove in un gioco di sguardi emerge tutta l'incomunicabilità di questa nostra società, di vite che si incrociano, si sfiorano continuamente, ma che ci lasciano in una solitudine infinita: "Aspetto che il caso si manifesti. Che mi dia l'occasione di dare senso alla coincidenza. Siamo nella stessa carrozza. Stesso scompartimento. [...]" (IV). Il "paradosso" si manifesta proprio in questa perdita di umanità, di empatia: "Penso: parliamo esattamente di ciò che sta scivolando via da questo piccolo schermo. Parliamo. Come se la macchia di forme e colori dietro il velo del finestrino significhi qualcosa. [...] (VI)" In Transiti il senso di spaesamento si fa sempre più forte, il poeta si sente quasi estraneo a questo mondo, ad una società, un'epoca che forse fatica a comprendere e pregnanti sono le Solitudini: "Va così. Che un giorno come tanti / torni a casa, dal lavoro, e le pareti / il soffitto, ogni stanza, le vecchie / tende, le ciminiere, l'ombra incerta / del ficus, nel corridoio, la finestra / da cui entra parte di mondo / o quel che avanza, la porta / che porta fuori e dentro / ovunque entriamo e usciamo / altrove, è un mucchio di macerie." Evidente il senso di terra bruciata attorno al poeta che si sente abbandonato, Fuoriuscito: "Certe mattine sono uno che entra ed esce / dalla vita, estraneo all'estranea / e sempre nuova guerra / delle ore domestiche. [...]" Nella penultima sezione Final cut ritornano i figli che crescono, si allontano, l'amore che finisce, il titolo richiama ad un "taglio", ad un cordone ombelicale reciso: "[...] Quanto i miei figli sono diversi dai bambini / che giocano per strada, e da me (fra quelli), / quanto è lontana la loro infanzia dalla mia / da quello che fui anch'io in quel regno / senza governo, di auto in sosta / e passanti increduli, molesti. [...]" Passaggio a sud-ovest è un viaggio nella fine di un qualcosa (l'amore?) che lascia il poeta incredulo davanti a sentimenti che quasi fatica a controllare: " [...] La notte arretra, e tu metti le mani sul prossimo inverno. / Fuggire insieme a sud a occidente, e là giocare / a morsi per la fame? / Anche in quell'angolo / non sarà facile lasciarsi alle spalle l'inferno." L'ultima brevissima sezione Dediche cita un bellissimo verso di Andrea Zanzotto (altro caposaldo di Ritrovato) ed è composta da due sonetti (Euridice e Poco e niente) che, oltre a mostrarci la padronanza del poeta per la forma del sonetto, sono una vera e propria dichiarazione di poetica: "[...] Lunga è la notte che ritorna e stretta / la soglia, amore, non avere fretta." L'angolo ospitale è sicuramente la raccolta più matura di Ritrovato che ci conduce in uno straordinario viaggio umano e sentimentale.

 


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