Senza cedere di un millimetro, l' asse del mondo fece perno
su di un unico istante
quello dalle ali di cristallo, dalle vele spiegate, in cui si schiuse
il primo pensiero che avesse come tema un poco d' amore.
Ma da quel fulcro lustrissimo anche le radici più forti si spezzarono
per aver voluto troppa terra di cui prendersi gioco.
E l' aria e il fuoco restarono scottati dal prodigio dei rami
tanto che tennero per sè le foglie in volo.
A titolo di risarcimento condussero l' uomo lontano dai solchi
dove il seme cresce cullato.
E derubandolo della sua natura di baratro, barando
lo battezzarono in acqua, consegnandolo a un dio a sua immagine
e somiglianza, interrompendo la danza proprio quando
la musica aumentava di volume, nello scroscio di quel primo fiume.
La deriva non è facile spiegarla al lume di ogni ragione
che sia originaria. Così il tempo ancora desume il suo significato
da una presa di coscienza involontaria.
E fino ad oggi non superiamo il concetto di una morte annunciata
se non ignorando in vita la modesta depressione della nostra caducità.
Perchè fummo fatti, miei cardini?
E la nostra fede violata è un involucro di simultaneità.
Perchè ci disperdiamo in atomi? E ognuno faccia la propria volontà.
Se pur restando come alberi su pendii, le vene azzurre come addii
attraverso cui la linfa scorre misurando le distanze
e il cielo sopra con le stelle a prendere visione del destino
che ci conserva in equilibrio tra un vivere e morire a filo d' erba,
perdiamo l' occasione di schiuderci al vento, di ottenere una pace
che sia il primo comandamento per cui valga la pena di credere.
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