Leggo
Dove scioglie le parole che ascolto farsi gocce
con rispettoso silenzio, il candore represso di una nebbia
che solleva la superficie del lago, lo specchio che emerge dagli occhi
la paura di essere svelati al cospetto, di chi ha vissuto più di noi
fossero anche cent'anni.
Le stesse acque con parole diverse d'attraversare
col vento che soffia oggi e i rami sugli occhi
i racconti notturni attorno al fuoco che affonda la nave
che ci avrebbe portato in salvo, all'altro capo del Mondo.
E invece giro in tondo, da solo, questo topo in gabbia
arroto la mia lingua alla ruota.
Come un' icona degli anni cinquanta nel pianeta dei sorci.
Con le notizie di prim'ordine al secondo posto, subito dopo i soldi.
Adesso i prezzi so cambiati ma le gabbie c'han le ruote
come i topi di una volta dopo che abbandonarono la campagna
in cerca di fortuna e gloria e incontrarono Pinocchio sulla strada
per la grande Pera, che Pazienza mi perdoni se sto pensando a lui
in fin dei conti che potere c' ha una parola? Una parola di più?
Tornando ai fatti, si riebbero subito
non appena fu effettuata l'analisi logica
"dalle caviglie di paglia" fu il verdetto della giuria a piè di pagina.
Per buona condotta si fecero ancora, quei fatti
è così che avvennero, di nuovo. Forse senza nervi.
Ma chi potrebbe dirlo adesso? Che non si fanno più i fatti.
Ma le chiacchiere.
Il cerchio prende fuoco quando si restringe, un ulteriore vantaggio
per l'acqua che cade sempre sul bagnato
evita di spegnersi nel rogo e chi l'attinge ne faccia buon uso
a partire dalle onde.
A camminare a caso ci si perde per le strade ferrose
e anche le parole che dico, che dici, prendono certi versi
che non so se sto parlando a te che non conosco affatto
o a un altro me stesso, non so se ti è capitato mai che l'inventi.
O ti sia accaduto veramente.
Come adesso, forse, se mi ricordo bene.
-Che fame- dici.
-Non c'è il pane e il forno è spento-
Gli inquirenti mi diranno cosa fare nel lasso di tempo
che precede l'impatto.
Lascia che la musica ti suggerisca le parole
come nell'ora di educazione musicale, alle medie.
"Speriamo di fare le pozze per terra".
Il gruppo di riserva alla parata nazionale dei coriandoli.
Come eravamo belli, quando ci ho immaginato
coi capelli lunghi e le barbe.
C'era da ridere, da essere felici, su quei palchi alla deriva
le divise con le stimmate.
I ricordi.
Un sudario degli addii.
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