Come un parassita del dolore
succhio luce dai miei occhi
negli specchi di Archimede il segreto delle fiamme
nei raggi del sole la pietà per le navi senza porto
quando verranno a prendermi questa volta
non mi farò trovare morto la testa ciondoloni
il coltello in mano il corpo molle i polsi offesi
dal mancato decoro di avere il sangue tutto a vista
ci degneremo di scambiarci un sorriso senza denti
come quando fummo artisti
a nascondere nel cuore d'avorio tutte le pulsioni
più furtive e secolari
come animali feriti uno solo dei due solleverà le zampe
per non farsi colpire di nuovo ed io
già mi sento le braccia pesanti
venite presto miei demoni del peccato
conducetemi sul patibolo perchè ho troppo voluto
calpestando come uva da ristoro
a piedi scalzi la mia dignità più matura
fase depressiva chiuso nel chiostro nebbia fitta
pronta per lasciarsi tagliare
da lame affilate alla mola ad acqua
che non cada una goccia
toccando terra la ridurrebbe in pozze
buone per attirare le zanzare e le ire funeste
di coloro che non hanno bisogno di essere punti
per andare avanti senza guardarsi le spalle
una volta nessuna mille.
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