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Davide Rondoni

Argomento: Intervista

Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 31/10/2008 17:02:46




DOMANDA.
Iniziamo con una domanda che le dà spazio per presentarsi con l’ampiezza che desidera. Chi è Davide Rondoni?

RISPOSTA.
Come si fa a rispondere…Potrei farlo solo indicando i tanti legami che fanno la mia vita…coni nomi di altri che ieri e oggi hanno dato e danno forma a questo mio abbaiare in poesia contro l’infelicità e al mio sorridere dinanzi al segreto stupendo del vivente.

DOMANDA.
Perché lei è un poeta? Che cosa significa essere poeta?

RISPOSTA.
Ch’io sia un poeta lo dicono gli altri. E il perché uno lo diventi è difficile saperlo… Essere poeta è un modo di guardare il mondo e di farsi attraversare. E’ una esaltazione ed una lacerazione profonda allo stesso tempo. Essere poeta è la mia massima libertà: non il fare ciò che mi pare e piace, ma l’agire di quell'energia che ci fa aderire alla realtà e alla promessa di bene che c'è dentro.

DOMANDA.
Quali sono state le sue esperienze più importanti che, nel corso degli anni giovanili, l’hanno condotta ad essere lo scrittore di poesia, e non solo, che oggi è?

RISPOSTA.
Quello che posso dire in proposito, oltre al fatto di essermi trovato tra le mani il dono dell’uso della parola in modo poetico, cioè vivo, pieno di tensione al reale e di creazione –in persone come i miei nonni, in certi miei padri, in certi grandi amici- è l’aver avuto per fortuna o per grazia la possibilità di fare incontri con persone che mi hanno preso sul serio ed insegnato a non buttarlo via o ad usarlo come un giochino con cui baloccarsi. Ho cercato e incontrato dei maestri, nel vero senso della parola: persone che mi hanno avuto a cuore e provocato ad andare al fondo di ciò che ho ricevuto. Maestri e padri, come don Giussani, o poeti e scrittori come Testori, Luzi, Caproni, Bigongiari, Loi… che poi sono anche tra i miei scrittori preferiti. Ed io per natura ho aggiunto la forza del mio rischiare, del buttarmi nell’avventura.

DOMANDA.
Quali sono state e sono le letture più importanti che hanno segnato, in qualche modo, il suo percorso di scrittore?

RISPOSTA.
Tanta poesia, di tutti i tempi: Dante, Leopardi, come dicevo Luzi e Caproni ma anche Péguy, Eliot, Rimbaud, Baudelaire, Omero… racconti, romanzi…

DOMANDA.
Lei è laureato in Lettere. Immagino che avrà letto molte opere di poeti classici e contemporanei. Su larecherche.it si confrontano vari autori, sia di poesia che di narrativa. Come si può imparare a scrivere buone poesie? Secondo lei, in questo senso, è importante leggere i poeti contemporanei più noti od emergenti?

RISPOSTA.
E’ importante leggere. Leggere come se si trattasse di incontri personali in ciascuno dei quali c’è una cosa unica ed originale da fare propria, come quando uno ti incontra e ti dice: “Ehi, fermati, ti devo raccontare la cosa più importante che mi è successa…!”. Puoi ascoltare per formalità, oppure immedesimarti, condividere quell’esperienza e allora… In questo senso non esiste tempo, contemporanei o antichi, emergenti o sconosciuti, tutti possono avere qualcosa di unico e speciale da dire. Il problema poi non è che siano “noti o emergenti” i poeti che si leggono, ma che siano buoni poeti. E le cose non è detto che coincidano.

DOMANDA.
A proposito di Caproni lei afferma: “…mi scrisse una letterina dopo aver ricevuto il mio primo libretto ("La frontiera delle ginestre") dicendo di essere come un sarto che tasta la stoffa e dice: è buona. E si soffermava sui testi che lo avevano colpito di più e su alcuni difetti. Allora continuai”. Quali erano i difetti e come li ha superati? Più in generale, secondo la sua esperienza, quali sono i difetti di chi inizia a scrivere poesia? Può dare alcune indicazioni utili per imparare a scrivere poesia?

RISPOSTA.
I difetti erano quelli contro cui deve lottare chi inizia. Per scrivere non fermarsi alla prima stesura, occorre tornare sulle parole, sulle immagini, sul ritmo e il taglio del verso. Questo è il lavoro più difficile, perché una volta che uno ha come “partorito” il nucleo della sua poesia, gli sembra di avere fatto tutto e invece poi il “bambino” va lavato, ripreso in braccio, guardato come creatura che prende il suo avvio, ri-conosciuto e sapere che una volta che la poesia è fuori di te, come un figlio, non è più tua. Appartiene già al mondo.

DOMANDA.
E’ appena uscito, pubblicato da Mondatori nella Collana Lo Specchio, la sua nuova raccolta di poesie, Apocalisse amore, come è nato questo libro? Perché questo titolo?

RISPOSTA.
Sono due parole, e due esperienze, da ricomprendere. Per me, e per la nostra epoca. L’apocalisse indica il senso del tempo, della storia –generale e personale- che può essere catastrofe, magari annoiata, o rivelazione di vittoria. E l’amore, è il fuoco in cui si gioca il destino di ogni uomo. Non è un sentimento (la nostra è un’epoca maledettamente sentimentale e dunque non buona, povera di gratuità e di sacrificio) ma una forza che muove “il sole e l’altre stelle” come diceva Dante. A cui si partecipa o da cui ci si separa.

DOMANDA.
Lei ha un sito personale (http://daviderondoni.altervista.org) sul quale si legge: “Non ho mai concepito il lavoro poetico come "a parte" dall'impegno critico, sia in campo letterario che, più largamente, in campo sociale e politico”.
In Apocalisse amore in che misura si trovano questi elementi di critica letteraria, sociale e politica?

RISPOSTA.
Mah, si può parlare anche della stazione di Milano all’alba, indicando un orizzonte di questioni sociali e politiche. La poesia nasce dalla vita interamente sentita, e dunque nessuna dimensione del vivere è esclusa dalla poesia.

DOMANDA.
Ancora dal suo sito: “L'essere un cristiano cattolico, non mi ha mai messo in quell'imbarazzo verso l'arte in cui taluni vorrebbero. Come quelli che alla grande Flannery O'Connor, appunto, chiedevano come facesse lei, nel XX sec., ad essere cattolica ed artista. E lei rispondeva: proprio perché sono cattolica non posso che essere un'artista”.
Se ha riportato l’affermazione di Flannery O'Connor vuol dire che in qualche misura la sente sua, ci può spiegare meglio che cosa significa tale affermazione?

RISPOSTA.
Come spiego sul mio sito, io sono cattolico non per grandi riflessioni sulla fede, e nemmeno per un qualche merito…Non penso di esser migliore di nessuno, anzi…Però mi affascina il Mistero dell’Incarnazione, come l’ho incontrato testimoniato nella vita di santi e di gente normale, di amici e di gente lontana da me: l’inserzione del divino nell’umano che fa sì che tutto l’umano venga valorizzato, introdotto in un destino di bene. Se si parte da questa considerazione, non c’è nulla della realtà che non possa esser guardato con occhio poetico e ritrasmesso con le parole della poesia, neanche lo spettacolo più sordido o doloroso. L’arte, la poesia, non è una questione solo di bellezza, ma la comunicazione di un’esperienza di verità che ti segna la carne. Da qui l’urgenza del dire… e si può dire di tutto.

DOMANDA.
Quali saranno le sue prossime pubblicazioni? Che cosa sta scrivendo?

RISPOSTA.
Sto raccogliendo vari scritti che ho pubblicato in circostanze disparate sull’argomento artistico –un viaggio in versi e in prosa tra tanti artisti del presente e del passato-. Ho una ritraduzione dei Fiori del Male di Baudelaire, che già tradussi vent’anni fa, su cui sto lavorando. Ed ho in progetto di raccogliere tutto ciò che ho scritto su Dante.
Stanno uscendo anche traduzioni delle mie poesie all’estero, in francese, spagnolo…

DOMANDA.
Lei ha fondato e dirige il Centro di Poesia Contemporanea dell'Università di Bologna (http://www.centrodipoesia.it/). Ci può parlare di questa esperienza? Per quale motivo l’ha fondato? A quale scopo?

RISPOSTA.
Per me la poesia è la vita. Così come fortunatamente all’inizio della mia attività di poeta ci sono stati incontri valorizzatori del mio lavoro, che mi hanno spinto a proseguire, desidero che ci sia un luogo vivo, per tutti, non accademico, di incontro anche personale con chi scrive, dove chi è interessato all’argomento possa trovare spazio per il confronto, il lavoro. Organizziamo incontri con poeti e scrittori, corsi di scrittura e traduzione, un festival della poesia per poeti emergenti, per dare spazio alle giovani voci che si vogliono lanciare in quest’avventura. La novità di quest’anno è che siamo diventati anche sede del centro internazionale della canzone d’autore. Nel corso dell’inverno scorso si sono svolti incontri e laboratori che hanno avuto termine nel festival “Lyrics”, che ha dato la possibilità a giovani cantautori di condividere esperienza e palco con personaggi già affermati nel mondo della musica, come Dalla e Lindo Ferretti. Si dice che la poesia è morta… ma nulla è morto se c’è ancora qualcuno che ci si spende con passione.

DOMANDA.
Quando aveva vent’anni ha iniziato a fare, con alcuni amici, la rivista clanDestino, ci può dire qualcosa su questa esperienza? Quale è il ruolo di una rivista come clanDestino? Chi pubblica normalmente sulla rivista? E’ possibile abbonarsi? Se sì come?

RISPOSTA.
L’inizio è stato l’avventura della passione per la poesia condivisa con alcuni amici, quasi una scommessa. Il lavoro negli anni, una continua provocazione a non lasciar perdere, anche nei momenti più grami, l’attaccamento a questa voce della vita che è la poesia. E’ stato una scuola, la possibilità ripetuta nel tempo di tanti incontri straordinari, di imparare, di essere aperti a tutta la realtà, lo sprone verso letture sempre nuove, scoperte. Credo che la voce della rivista si caratterizzi soprattutto per il suo tono anti-accademico: c’è frequentemente spazio per la prima pubblicazione di nuovi poeti di talento che nella schiera delle rivista che parlano della poesia con pretese saccenti e chiuse non troverebbero spazio. Insomma, forse è un po’ una spina nel fianco a tutti coloro che hanno già stabilito il ruolo, l’essere viva o morta della poesia nell’ambito dell’arte e della vita, di chi ne parla senza crederci più, pour parler…
Ci si può abbonare, anzi è “un dovere”!!!! L’editore è Raffaelli di Rimini, costa solo 25 euro e tutte le informazioni più precise si trovano sul sito della rivista http://www.rivistaclandestino.com/

DOMANDA.
Molto sinceramente, che cosa pensa di siti come larecherche.it dove vi sono autori che previa registrazione possono pubblicare liberamente testi in formato elettronico? Vorrebbe dire qualcosa agli autori de larecherche.it?

RISPOSTA.
Navigo poco virtualmente, perché viaggio moltissimo fisicamente: il mondo e i libri li giro di persona. Ho un mio sito e i miei libri si possono comprare anche via internet. Ho anche pubblicato cose che si trovano solo su internet. Bello che ci sia spazio per tutti. Ognuno ha i suoi gusti e se la possibilità di pubblicare è ristretta solo a coloro che sono già affermati, che libertà sarebbe? Poi si può dire che si trovano cose discutibili o che non sono di mio gusto o non mi corrispondono, ma hanno da dire qualcosa di prezioso ad altri diversi da me. Conta molto l’autorevolezza dei siti. Il fatto che ci sia spazio per tutti mette appunto in questione cosa è che rende autorevole una proposta rispetto ad un’altra.
In arte il problema non è la visibilità ma la visione. Non la fama ma la verità. Se no, invece di arte è promozione, magari tristissima autopromozione.
Tra chi scrive c’è chi non cerca necessariamente la fama, l’affermazione, ma anche soltanto uno spazio per essere ascoltato… A tutti coloro che scrivono, da poco o da tanto, bravi o meno, dico sempre: andate avanti, ma leggete, lavorate, vivete prendendovi sul serio. Il lavoro su di sé, e quindi anche sulla tradizione che ti ha formato, è il nutrimento che ti rende “autore”, cioè uno che può nutrire (da augeo) la vita altrui.


(Intervista a cura di Roberto Maggiani)

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