Futuro anteriore
Dietro l'angolo c'è una rotonda,
il giro completo dell'occhio, ml'orbita
del satellitare: per l'orizzonte ancora
manca. Se quello che lasci dietro dipende
dal verso del piede, per proseguire non
basta nemmeno invertire il senso, bisogna
forse disfare un passo.
*
E non può più proseguire voltandosi, la nave,
lasciato un porto piuttosto che un altro.
Già salvagente, imbarca derive. Il vapore
che vedi viene su dai posacenere, mentre
si allontana lungo la traiettoria del saluto,
convinta che le faccia vento.
Tombola di famiglia
Nella cappella a fianco il vicino chiude un buco,
il penultimo. Compra dei fiori e li interra nei vasi
il prato intorno fa finta di niente. Mette il cappello
e fa per andarsene. Lasciamo stare l'amore, dice,
fortuna nel gioco l'ho sempre avuta.
Eccessi di forma
I
C’è uno che gira per il Corso
cercando in ogni vicolo una via di fuga.
Un passo alla volta stringe la vita
nello spazio di un’impronta.
Cammina così, per il Corso,
prima in un senso, poi nell’altro,
senza trovarlo.
II
E c’è il tipo che gira per la libreria,
ogni volta sembra trovare il libro
giusto lo grida esultando, eccolo,
poi lo rimette a posto e prosegue
Veglia
- era iniziata troppo presto, e l'intero formulario del lutto
stava per esaurirsi prima che fosse consumato -
I sorrisi amari in un angolo a scambiarsi occhiate, il vestito appeso sul cardine dell'anta, anche lui aspettava. Gli specchi coperti con gli asciugamani. Una vecchia si addormenta senza smettere di piangere. I bambini ridacchiano tra loro. Sulle vetrate fa da tenda l'umidità del rimpianto. A qualcuno scappa un sospiro, gli altri gonfiano il petto come per dire: Io me lo tengo stretto. Il respiro lascia la stanza sbattendo la porta, e tutti a maledire lo spiffero.
Fuori luogo
A quest'ora il tempo passa per strada senza nemmeno accorgersene, i cani gli abbaiano contro. Mi ritrovo a correre in un viale dritto. Sembra che la città sia solo un pretesto. Dietro di me una massa informe divora l'architettura del sogno. Cosa sia non lo so, me la ritrovo addosso e mi sveglio. Ora sono dentro una stanza, dietro una finestra. Mi giro nel letto chiedendomi se queste coperte siano le sue fauci, e cosa vorrebbe dire, allora, sentirsi al sicuro.
[ da Eccesso di forma, Davide Lucantoni, Arcipelago Itaca ]