MORTO È L’INDIVIDUO
Morto è l’individuo
- Whitman! –
Siamo massa d’allevamento
undead- revenant -zombie
coi cuori putrefatti.
Di feti abortiti
e di neonati
facciamo la differenziata
-Vanno nell’umido!-
(illegittima ruota di illegittimi).
Mangiamo biologico industriale
-Fa male la carne rossa!-
meglio quella umana
(dei pesci sazi del Mediterraneo).
Buffoni alla corte del disamore
-tvb tvb tvb-
in un tweet
cuore faccina cuore
(e se mi lasci t’ammazzo).
Barcollanti
in questa notte decadente
cinguettiamo in coro
nonsense
dai suoni cavernosi
alla luna atterrita.
ISTANTI PREZIOSI
Ho tessuto i miei affetti
come Penelope.
Ma non ho disfatto la tela.
Ho ricucito maglie,
recuperato fili sgranati,
attaccati sorrisi,
ripiegato malumori.
Sono stanca.
Mi manca la pazienza
di Penelope.
Non riesco ad infilare
neanche l’ago.
Vorrei essere
un’orafa
E intrecciare fili dorati
di relazioni splendenti,
incastonare rubini di baci
zaffiri di sguardi
smeraldi di parole.
Breve è la vita
E sovente
solo sterminio
di istanti preziosi.
ABBIAMO SOGNATO
Quelle ore rubate allo studio
le cose non dette a mia madre
che guardava con occhi spauriti
i miei jeans lacerati
i capelli gonfi di rabbia
i maglioni coperti dall’eskimo.
Le dicevo: “Torno tardi, sì devo studiare, sì sono lì, devo fare ricerche, dai mamma…”
E tutto questo falsare
i segreti taciuti
nella luce degli occhi
per correre a manifestare
i miei sogni
coi compagni di lotta.
E gli incontri poi
in quell’umido buco.
Ascoltavo parole vessillo
(non capivo)
ma l’idea era bella.
Ci credevo
che un giorno lontano
l’avremmo cambiato ‘sto mondo
nelle piazze a gridare
con quel fumo negli occhi
manganelli veloci alle cosce.
E la voce lanciata
dallo scudo dei corpi
“Non reagite compagni al nemico
quello vuole per noi la galera”.
Com’era lungo quel giorno il corteo
e le scarpe facevano male.
Ci andai scalza perché non sentivo
nel fuoco bruciante del petto
il caldo di quei sanpietrini.
E i pugni alzati e le rosse bandiere e gli slogan eran le armi di lotta.
Ci ho creduto davvero
che un giorno sarebbe finita
la miseria e lo schifo del mondo.
Se ricordo me stessa in quegli anni
un gran nodo mi stringe la voce
e ogni tanto ci provo a parlarne
con questi ragazzi che ridono
senza un perché
che alla stessa età loro
io bigiavo la scuola
e dicevo bugie
certo no per un bacio.
Per gridare i miei sogni rubati.
Ma mi guardano strano.
L’ideale è ormai mito
è vapore di lontane memorie
ma io più ostinata la nutro
la mia ultima Dea.
[ da Viaggiamo fuori rotta, Michela Buonagura, Michelangelo 1915 editore ]