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Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 16/01/2017 12:00:00
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Abbi pazienza

di Narda Fattori (Biografia/notizie)

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In memoria di Narda

 

 

Abbi pazienza

 

Prima di prendermi per tenermi

lascia che io sbirci dietro gli usci

fosse necessario un sorriso

una parola semplice come pasta

o una mantellina sulle spalle

 

non ricordiamo che siamo fatti

quasi di niente gridiamo come folli

e fra la folla troviamo le turpi

solitudini che affumicano la mente.

 

Abbi pazienza ho navigato tanto

la vela è stracciata e si beve il vento

 

prendimi quando il sonno

mi picchierà sulle tempie e l’orologio

sarà qualche minuto indietro

una dimenticanza succede invecchiando

aspetta ora rimedio…sii paziente

aspettami…sarò qui subitosubito

 

 

 

Ricordanze

 

Alla spalletta bassa del ponte
già la tua voce era sollievo
nella chiostra candida dei denti
 
tentai il salto nella melma
e le salamandre mi accolsero
benevolmente avide sulla schiena
-vieni- dicesti e io confidai
 
quella volta ed altre ancora
prima di imparare la dolcezza
della tua voce la delicatezza dei calli
 
crebbi ragazza indocile
docile al tuo richiamo riparatore
zampillo e gran bufera.
 
Sempre troppo presto giungeva sera.
 
 
 
Al tempo del Pifferaio
 
Non respingete questa banda di fiati
un po’ stonati che procede saltellando
per accompagnare il pifferaio di Hamelin
 
sono morti i topi sono morti fra i flutti
invano cercando una riva da risalire
hanno ingoiato do re mi la si diesis
acuminate biscrome e semibrevi
 
sono stati in massa trasportati là dove
finisce il fiume nelle forre dove interrato
corre fine alle foibe per l’ultimo squittio
 
o poter respingere questa banda di fiati
con naso rosso dei clown la bocca grande
e bianca che sogghigna mentre segue
la processione ridente dei bambini
che la musica dei pifferaio ha incantato
 
ad uno ad uno nel fiume si sono gettati
in una gara di tuffi a morte gridando gioia
e i clown hanno lanciato i nasi e i fiati
 
le lacrime finalmente hanno lavato la biacca
i bambini vanno cadaveri alla foce
 
il pifferaio non ride neppure s’ allieta
ho solo raccontato la fiaba fino alla bad end.
 
 
 
Stai parata
 
Non ho udito ancora il frinio delle cicale
né le sorelle lucciole si sono accese
 
la vita che appare e dispare ogni alba
fa più scollate le vesti delle donne
che rendono le attese rosse di sangue
tingono come una milonga di tanqueria
 
e la menzogna seghetta come un coltello
frantuma come un martello cerchia
anche l’osso lo sparo a due metri
 
non cessare d’amare sorella non cessare
ma stai parata come la legione romana
a tartaruga contro la cavalleria.
 
 
 
[ Da Dispacci, L'arcolaio (2016) ]
 
 

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