17.
Perché osserviamo gli oggetti? Gli animali sanno quello che facciamo? La piccola Austria risponde proprio di sì; ci troveremo, come al solito, a litigare un'altra volta sulle solite questioni... Da quel momento, Emme e l'amico non parleranno più la stessa lingua; e lei, da sabato, non vuol capire più se è un ordine o un invito (un'avvertenza per i timidi o un'ansiosa scommessa pomeridiana); e che volevi, adesso, nell'inquieta carenza d'amore mascherato? Sei fortunato: dormire nella notte curiosa, televisiva. Sulle braccia perfette ricominciare, d'improvviso, quella specie di severa lotta centrale: e poi l'odore è una conifera tormento, una graziosa mano sembiante che si ritrae da sempre a questo sguardo - come un pranzo finale da Paradiso. Precisiamo, allora, la somiglianza tra te e lo stile: sei venuta a farmi visita: dove potrai colpire? Quale sarà quel luogo tanto geloso da rinunciare al Caso? Ritorno dolcemente respirato da te. Sarebbe stato quieto, fugace, fino a nascondersi di noia. Ma di sé stessa (la bentrovata; rondine e preda) non vuole rivelare niente a nessuno.
testo tratto dalla sezione Convalescenza
Cometa
La immagino salire a scatti, cercando le pareti
per aprire una cosmica giuntura,
così grazioso nel riparare le paure
sommate sulla terra, sugli occhi lieti di macinare
una marziale grazia
nelle sue tasche azzurre:
tiriamo dove arriva il bianco del giardino
sulla tua fronte: la mano si è confidata
come una specie
di universale portineria.
poesia tratta dalla sezione Alta stagione
*
Mi siedo fingendo di essere un suono
interminabile. La strada arriva da te, cotone d'aria,
per essere guardata
con autentica pazienza da chi parla,
da chi risponde: «Non l'ho sentito per nessuno, mai.
Te l'assicuro».
Prova a spezzare le tue movenze in quattro,
come un avaro mostro che gioca
senza riguardo a ricercare me, nello spedale
delle parole vinte o sottili:
topi di artiglieria che vengono alle mani,
se tu gli muovi guerra; e così sia.
poesia tratta dalla sezione Alta stagione
*
Io ero tua sorella e cadevo come un taglio.
Riscrivimi, allora, in sette
lucide copie; baciami ancora.
Torniamo alla classe
generale; ripudiamo la sezione
dei fiati, le trattative
andate a male.
Detto questo, lei rinuncia, ma solo
per eccesso di stanchezza, al moto
dell'obbedienza (sta lì, con la sua povera testa...
col tronco enorme...
E si disegna, nella volata repentina
dello sguardo, una quasi provvisoria
felicità).
Negli occhi poi rimane una riserva
elastica di polvere
che si trasforma in un beato
muoversi nel buio.
poesia tratta dalla sezione Medusa della specie
[ da Svenimenti a distanza, Mario Fresa, il melangolo ]
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