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Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 03/02/2014 12:00:00
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Omicidio

di Julian Kornhauser

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Per Sergey Nigoyan*, poeta

e gli altri caduti di Kiev durante le manifestazioni dello scorso gennaio, in opposizione alle leggi repressive del governo Yanukovich.

 

 

Ti uccideranno in pieno giorno, ai bordi

della città, vicino al commissariato, dietro

un ufficio, ti uccideranno con premeditazione,

scrupolosamente, affinché nessuno proprio

nessuno riesca a riconoscerti, a sapere

che lavoro fai, se hai segni particolari,

quale Polonia non è ancora morta in te.

Ancora non è morto in me il veleno

dell’onestà, e quel fischio di locomotiva

di cui parla il poeta nel suo verso suicida:

per questo spesso mi siedo alla frontiera

del paese, per guardare quell’aquila impalata

le cui ali a poco a poco cambiamo

in monetine da cinquanta groszy.

 

[ Poesia tratta da “Nowa Fala - Nuovi poeti polacchi”, Guanda, Milano 1981; a cura di Giorgio Origlia. ]

 

* Sergey Nigoyan, il cui corpo ucciso da proiettili d’arma da fuoco è stato trovato in una strada vicino al parlamento, era un giovanissimo poeta di origini armene. Per i versi scritti sulle proteste in Piazza Maidan (da cui il nome del movimento Euromaidan di cui faceva parte) era stato soprannominato “il nostro Shevchenko”  nel paragone col  poeta ucraino dell’ottocento Taras Shevchenko. Il clima e le modalità  di queste morti ci hanno fatto tornare alla mente i versi di Kornhauser per la  sua Polonia degli anni settanta.

 

 


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