Causa-effetto
Prima di essere ideata era un cerchio
lavorava tutto il giorno.
Perennemente immobile esprimeva il movimento costante
ed essendo un muro non sudava mai
quando il giocatore era affannato
con in mano la racchetta nuova.
La pallina si chiamava “tempo”
e la partita finiva sempre con la morte dell’avversario.
Per variare il gioco si manifestò
facendosi inventare dall’uomo.
Si mise su un’autostrada o sulla vecchia mulattiera
comunque ferma
nel suo invariato moto perpetuo. La partita non cambiò.
Il suo mestiere è non avere ragione
e continua ad avere la meglio
contro l’esausto tennista
che rincorre la propria vittoria.
La ruota-muro il rimbalzo del tempo-pallina
le forze che abbandonano il corpo.
Lei continui pure a girare
io non risponderò più colpo su colpo
all’invincibile intonaco della parete.
Dei suoi mattoni si compone la mia pace
ed oggi io decido di perdere.
*
Nell’immenso Universo
solo io adesso sto bevendo
da questa tazzina di caffè.
Amore
Io nera serpe sul chiaro marmo
fui amato dai tuoi occhi malvagi
sibila il mio tortuoso avanzare
la lingua biforcuta mi precede.
Il tuo odore e la tua lunga gonna
sono la magnetica attrazione
per i miei denti più acuminati
mi insinuo fra le cosce e la sottana
per poi mordere la tua carne bianca.
Unico balsamo di trasmutazione
del mio pernicioso veleno antico.
Muto sul declivio la mia pelle ancora
eppure già io avverto qualcosa
che nel profondo è cambiato in me.
[ Poesie tratte da Ho bevuto la casa di un pesce, LietoColle ]