Pubblicato il 04/06/2013 22:42:19
Francamente non ci esaltano i temi relativi alla riforma dell'elezione del Presidente della Repubblica che in questi giorni imperversano sulle pagine dei giornali. Presidenzialismo, semi presidenzialismo o altre alchimie tecnico - giuridiche non ci sembrano temi fondamentali in un tempo di profonda crisi economica come quello attuale.
Quando si toccano punte altissime di disoccupazione, specialmente giovanile, quando ogni giorno piccole aziende chiudono i battenti e imprenditori si tolgono la vita, vergognandosi di non riuscire a tenere aperta l'attivita', ci sembra che parlare della riforma del metodo per eleggere il Capo dello Stato, sia a dir poco superfluo. Tanto piu' che il Presidente della Repubblica l'abbiamo appena eletto!
E del resto ci pare che anche l'Europa, che ci ha promossi nuovamente in serie A, non ci abbia "suggerito" di affrontare questo tema.
I veri temi attuali per l'Italia sono due: il primo è la necessità di dare una scossa all'economia e di porre le basi per un cambio di rotta nel mercato del lavoro da un lato e nelle politiche fiscali sempre legate al lavoro dall'altro. Il secondo tema, che viene prima a nostro giudizio delle riforme istituzionali e del cambiamento dell'elezione del Capo dello Stato, e' quello della riforma della legge elettorale.
Senza una nuova legge elettorale che superi il porcellum, si rischia di perdere ancora tempo per cercare di colmare il divario che si e' creato tra i cittadini e i politici, la politica.
Il calo dell'affluenza elettorale che abbiamo verificato nelle recenti amministrative, dove ha votato il 50% degli aventi diritto, dovrebbe fare riflettere. Se non si riesce ad avvicinare nuovamente l'elettore alla politica, permettendo di scegliere direttamente il proprio rappresentante in Parlamento, la situazione politica in Italia rischia concretamente di finire in mano ai "grillini" da un lato e all'astensionismo dall'altro. Con tutte le conseguenze negative che possiamo immaginare...
Bene quindi il Capo dello Stato quando ricorda come il tempo per la riforma della legge elettorale sia agli sgoccioli. Questo Parlamento non può esimersi dal cambiare una legge ormai squalificata agli occhi dei cittadini e sulla quale pende un giudizio di illegittimità costituzionale che, di fatto, la metterebbe automaticamente fuori gioco.
Certo, una nuova legge elettorale, da sola, non risolve i problemi dell’Italia che sono ben altri. Può, tuttavia, far ripartire quel circolo virtuoso che si basa sulla fiducia tra il cittadino e il suo rappresentante nel luogo più sacro della vita politica di ciascuna democrazia: il Parlamento.
Un Parlamento di eletti dal popolo e non più di nominati dalle segreterie dei partiti, o dai media manager esperti della rete, può avere la forza per iniziare un reale processo di cambiamento nella vita politica, economica e sociale del nostro Paese che attende da oltre venti anni di essere cambiato.
Meditate gente, meditate…
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