Pubblicato il 18/10/2010 23:42:13
Trafelati, giungemmo alla stazione proprio mentre il nostro treno si allontanava beffandoci con un lungo fischio. Ci guardammo: - E' colpa tua - è colpa tua. Colpa nostra, comunque.Sudati e pallidi, non ansanti, rosei e molli come al poeta sarebbe piaciuto: - Cosa facciamo? Niente di più sciocco che inseguire un treno, infatti non lo inseguimmo. Era ancora vivo nella memoria il ricordo di antenati che per inseguire treni o sogni s'erano definitivamente perduti e non avevano più data notizia di sé. Di un certo zio Domenico, calzolaio insigne che aveva pure messo sopratacchi alle scarpe della defunta regina Margherita, eccelso suonatore di mandolino, si raccontava che dietro un rapido - quello delle nove e quaranta - aveva avuto epilogo la sua avventura di calzolaio e musico, e inizio un'altra che lo vide randagio nel mondo, accertata, anzi testimoniata dalle carte negli archivi della polizia, di cui sarebbe indelicato qui riferirne. Non potevamo che piangere. E dove? lì? tra gente indaffarata che sgomita e spinge? Tra suore bestemmianti che inseguono bagagli? tra borsaioli che con aria innocente ti si strofinano addosso, e donne - tutte quelle che amammo - piangenti, che si sporgono ai finestrini mentre le salutiamo per l'ultima volta? Il capostazione, uomo cortesissimo, con un berretto rosso che lo faceva somigliare a un gallo casalinaro, uomo vissuto che ne aveva viste tante anche se per innato pudore non ne parlava, ci fu d'aiuto:- Al cinema, andate al cinema. E lì ci recammo ché al buio si piange meglio.Lo facevano in tanti senza fare caso alla pellicola, e i gestori, fattisi furbi,proiettavano sempre lo stesso film: un vecchio western dove solo i cavalli recitavano bene nel ruolo di cavalli. Gli altri, i cow boy. avevano la faccia triste di studenti bocciati, masticavano chewingum e, qualcuno persino tabacco. Ce n'era uno che suonava la chitarra, seduto accanto al fuoco dove, in un pentolino, gemevano dei fagioli. Sempre la stessa lagna, la stessa lagna, la stesa lagna. C'era anche il solito vecchietto - barba incolta, stolido, sdentato - quello che si rivolge a tutti chiamandoli ragazzi, strilla come un'oca e si accorge per ultimo che arriva la diligenza. E' inutile che vi racconti il film, tanto una volta o l'altra lo andrete a vedere, danno sempre lo stesso e lo vedrete la volta che vi verrà da piangere e non saprete dove farlo.
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