Certe volte arrivano. Lontanissime. Se temporale, soltanto un brontolio.
La notte sono buie: non puoi che intravedere
(sillabe tra raggi trasversali della luna).
Nella città è diverso: il brusio si trasforma in un convesso angolo di ritorno.
Come un’unica voce.
Per non tenere conto del rimbalzo tra muri a secco e buchi
(dicono per camminare tra le case).
Dove mi trovo adesso il sole scende con movimento lento.
Banchi con l’insalata; altrove i morti.
Tu mi dicevi di non farci caso.
La tua pelle è bruciata – mi dicevi – E la temperatura della notte
rende bianca la luna.
Sono mesi che aspetto tue notizie. D’altronde, noi non sappiamo scrivere
e la lettura è un senso emarginato accostato al destino.
Tempo di migrazioni: gli anni vanno.
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