È che si fa fatica, amica cara.
Anche in una giornata così aperta
e assolata costa molta fatica
aggirarsi tra bancarelle in fiera.
Tanti bambini: chi col broncio e piva
chi ride, chi piange, chi serio segue
gli animatori e nel gioco s'insegue
... e quanti adulti e giovani distesi al sole,
oppure vecchi all'ombra sonnecchianti!
Tutto sembra un sorriso dalla vita
che sui salici ci sta appollaiata
e ad elici strappa fremiti. E spruzzi
osserva, sfacciati, da quel passero
incurante del viavai, che sta a bagnarsi
lì, sul bordovasca della fontana
guizzante di pesci e verde di piante
non visto quasi fosse invisibile.
Passeggio ai più invisibile com'esso
ma attento, considerando di quante
piccole meraviglie ci sfuggano
peggio che miraggi aulenti d'essenze.
Che fatica coglierle, amica cara.
Pure in una giornata così aperta
e assolata: sgusciano e non l'afferri
tanta vanità han le cose belle.
E alla fine mi stanco anche di questo
su una panchina sedendo spossato
che, bianchi, sudan resina i papaveri
tra paglie arse, senza placarmi l'ansia.
Lo sai: ci resto sull'orlo d'abisso
d'apparente normalità stupito
molto più tempo di quanto si pensi.
si che mi ritrovo gambe scalcianti
penzoloni nel vuoto e vorrei fosse
ben chiaro a tutti che non mi sta bene
che ci si spari e ammazzi da ogni parte
pur s'è uso in voga da epoche remote.
È così estenuante, amica cara,
anche in una giornata così lieta
e assolata starci a passo dell'oca
ché non ci appartengono queste guerre
Mi guardo in giro. Vedo e me ne faccio
scudo con falsa indolenza di sempre:
se ne sta chiuso ognuno nelle cose
inchiodate in testa con la costanza
degli anni. Non considera nemmeno
che ci possa finire sotto tiro
da un momento all'altro sotto le bombe.
È cosa che a loro par non competa
come fosse l'istinto a farli struzzi.
Ma fosse di sopravvivenza istinto
ci si andrebbe in piazza furie di pace,
manifestando ripudio di guerra
e guerrafondai pure. Invece niente.
Me lo chiedo, sai, se come tu dici
basti lavorar strenui su se stessi
per poi "riuscire a cambiare qualcosa".
Si che poco s'apprende, amica cara
sebbene sia giornata così tersa
e sgargiante, a lavorar su se stessi
mentre incombe e m'acconcia lo sgomento:
in questo universo, interiore sia esso
o esteriore, risalta asperità
d'animo che sembra malvagità
pura: al tracciarci nel sonno percorsi,
fatalmente ci conduce ad incubi
avverandosi catastrofe a notte.
È un po'come se in noi fosse un vulcano
che, ciclicamente, necessitasse
di sfogare un'energia primordiale.
Mi strema tutto ciò, amica cara
anche in una giornata così ariosa
e festosa, sentire brontolare
Il magma che risale dalla viscere
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