Si respira aria d’altalena quasi in apnea
dove un caos apparente tracce nasconde
di fragilità taciute.
Non v’è mensa ma odore di lavanda
talvolta ragnatela che non t’aspetti
agli angoli dei ricordi.
Ed una vita sulla riva che non conta d'acque il reflusso
l’incedere dell’onda lungo i fianchi
il giorno che illude, una trappola
dove la sofferenza cerca ombre
con cui discorrere, invano...
La voce più non serve!
Non si dorme nella stanza dove
i morti stanno in cornice
dove un mosaico di sogni
scioglie il nodo del remoto.
Tu madre pieghi in curve dolenti
avvezza al gemito che ti respira dentro
Dei tuoi passi non ricordi le note
giaci per un filo aggrovigliata al ramo
Navighi mari mentre anneghi in fitte d’acciaio
nei miei occhi che sanno la meta.
Ti nascondi in questa strana quiete
di saperti immobile mentre sorridi
in sogno e corri dal muro alla siepe,
solo un segmento del tuo ardire infinito
Oltre la siepe, lo sai, se ti sporgi,
t’accorgi ch’è giorno.
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