La sensazione è che nel giardino di mio padre
un pezzo di terra somigli alla luna, e adesso
manca (non la terra nè la luna).
Tanto sporadica vi appare la vita che la motozappa
è un lusso. Eppure lo spazio è fecondo
ancorché pieno di polveri che si aggregano
nei telescopi.
“Quindi ti dico, Polite, amico mio, cerca la terra
che ti portò a bordo con il bagaglio di guerra
e rendila fertile per la lingua naturale dei volatili
e per ogni genere di vermi, uomini compresi,
ma non credere alla salvezza che lo scudo
offre: quello sbarca ai porti solo le ripartenze.”
Polite, demone di scoglio, accorto nello sguardo
amava la donna che mi amava e io non amai
più del viaggio tra millemila ignoti, così lo interrammo
in quell’orto mentre annodava all’albero di maestra cime
venute dall’altro mondo. Intrecci di battaglie
tra colpisci e schiva, affonda e strappa, fino
alla Mustang verde lasciata in dono sotto le mura
e che nel motore aveva uomini affamati di marmi
e bronzi.
Un bagaglio di corpi straziati e colpi strazianti
che quei doganieri non colsero nel mental detector.
Paradosso del dono: la sorpresa
non è sempre una gioia.
Come la sorte.
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