Gli ultimi a cedere sono gli occhi.
Perdono prima il fuoco, poi travasano
nebbia sul posto: ricordo i complementi,
così è la memoria a sistemare particolari
orfani come adottati in somma; va bene
finché anche bene ti va.
Le distanze con le loro impalcature mi fissano
con la peggiore saldatura: i riconoscimenti
sono per natura estesi e, con quelle venature
in bella vista, diventano scia, pietra
miliare, tombali - are per ali, o alias
degli immobili.
Dentro di me ci sono soste e passaggi
che l’orografia della mente chiama valli
a cercare i culmini delle costole.
Vere iniezioni: pungenti e mediche;
il loro siero cura ma, oltre le dosi consigliate,
intossica. La visione dei tratti persi,
più che il sangue come si pensa, tormenta
nel reflusso per ritorsione; va bene
finché solo bene ci vedi.
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