La secca manifesta la prossimità dell’approdo,
e mente; non viene qual ora,
come va accadendo che chiusi
gli occhi al fresco lasci la voce
inzuppata nel primitivo bevuto a notte fonda.
Il corpo cricchia sul cardine del torpore.
Orrendo come zuppo
ancora di sonno temo essere d’acqua,
ma più salato, meno squamato, uguale
lungomare preso di petto e ripreso
dai maloamen che mi finiscono dentro.
Orrendo ad onta del letto
in condizioni agitate emergo dalla salamoia
tuttavia scrivo la calma secca.
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