L’arcobaleno raccoglie i gradienti del genere
luce scomposta a nastri in vera pelle;
nastri da regalo privi di nodi
che si tengono insieme da more.
Sempre bianco come nient’altro
il gelsomino colto dal sole. Vivaio
di fuoco, serra il celeste impero.
La curiosità tratta l’attenzione
con un occhio particolare. Insoddisfacente
nonostante l’organza in corteo
il raso intubato con volant
e il fresco cotone del sorriso che gioca
sulla costa d’avorio.
Dai loro punti interminabili, le voglie
prendono le stelle con rotte instabili,
non a vista. Si nascondono, in una parola.
Le sorprendiamo e ci sorprendono.
Abbiamo potenti visioni, ma svaniscono
in fretta quando indichiamo l’autore.
Un dito sollevato al cielo crea un vuoto
d’aria per l’appunto. Chi altri legge
oltre la battuta curiosa delle penne?
Gli uccelli sono scrittori volatili?
Su di un muretto del parcheggio,
una coppia si sottopone al giudizio
dell’ombra per un po’ di ormoni:
in genere sembra un luogo comune
ma a bassa voce si crea il deserto
intorno. C’è un miraggio in corso
e qualsiasi cosa sembri non si scompone.
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