Si viaggiava come per confusione: perplessamente notte.
Mulinelli tracciavano speranze d’inerpicare passi. Forse d’aria.
S’alternavano intorno circonflesse: schiere atonali con facce come stelle. A tratti: paradossale luna. Orizzontarsi? è questione d’altrove.
C’è poco da sostenere. Le misurazioni risentono dell’imperfezione d’ogni intelletto umano. Tuttavia: solo cinquecento miglia di errore. Comunque, pur nella validità precaria del sapere, i nostri calcoli non sanno definire. Se infatti la terra è una circonferenza misurata, quale il limite del vuoto che circonda?
Per intanto un cestino: una merenda breve. Uova sode, pere, olive, qualche pomodoro. Andarci piano: non credo avere scorte sufficienti per lo zero che circonda.
Anche se fosse: quale importanza può avere un pasto consacrato di fronte all'inservibile dell'universo? Se infatti mi nutrissi di materia diversa dalla polvere di stelle, l'universo potrebbe avere una funzione. Metti, ad esempio, conoscitiva di alcune varietà. Incombono. Affascinano. Trastullano. Insomma, sconvolgimenti vari, magari persino di tipo spirituale (a parte ogni ovvia ricerca di quel che chiamiamo dio, che da qualche parte dovrebbe pur essere, se fosse). Ma così, nell'utile olivastro del mangiare, tutto si riduce a parsimonia.
Ottica per ottica (nell'infinita varietà dell'otticare - una per ogni uomo sulla terra) capisco perfettamente la posizione delle così dette fanciulle del digiuno. Rispettabilissima. Forse perfino appetibile. Infatti, nella loro rigorosa astensione potrebbe nascondersi una ricerca fluttuante atonica, di quelle che poi scopri l'inespresso. Tanto per intendersi, sarebbe a dire che l'universo non è solo mangiare, ma se lo mangi non finisce mai.
Ah cuore mio... dove trovare un luogo circonflesso, di quelli che ti tornano la sera e il tempo non scompare?
Questa potrebbe essere una ricerca efficacissima: anoressia come trasformazione spazio-temporale = da rivedere tutta la relatività generale.
Fisica per fisica, se l'universo è fatto dello stesso materiale del nostro corporeo corpo, tutto si riduce a un fatto "fisico" e trovarne la forma di astensione potrebbe persino aprire all'immortalità.
Intanto: ibernarsi un po’.
Ah, povere ragazze... quanta verità nel loro rifiuto!
No, la colazione non c'entra. Ben altro, come dicevo. Questa storia del corpo non ci riguarda affatto. Noi rifiutanti ricerchiamo la sostanza originale, l'astro traverso che non traversa mai, la sintesi perfetta spazio-mente, l'elogio dell'inverso, la plus valenza dentro il segno meno, la riduzione all'ultimo essenziale. E il tempo: è questione di fatti.
Noi rifiutanti ricerchiamo: una ricerca del non ricercare. Dunque, lasciamo aperto tutto l'invaso enorme del possibile. Noi rifiutanti = vasta (im)possibilità.
Ma tu (per inciso) mandami una delusione da scordare, che ci passo la sera.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Giovanni Baldaccini, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.