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SÜDTIROL / ALTO ADIGE – La tradizione in Italia

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 17/05/2015 15:28:39

SÜDTIROL / ALTO ADIGE – La tradizione in Italia

Un suono arcaico trova oggi nuova risonanza fra le valli e i massicci delle montagne: è il ‘Corno delle Alpi’, il più originale strumento musicale giunto fino a noi a testimonianza di remoti insediamenti agricoli celtici e medievali. La sua dimensione, fra i tre e i quattro metri circa di lunghezza, lo destinava un tempo ai grandi spazi prospicienti le vallate, favorevoli a rimandarne l’eco, in modo che i pastori e i boscaioli sparsi nelle ‘malghe’ (pascoli d’altura) ne fossero allertati. Sia che si trattasse del richiamo per la transumanza degli armenti o di un qualche accadimento inatteso; sia in occasione delle molte feste che si tenevano, e che si tengono ancora in concomitanza del variare delle stagioni, vuoi per una sagra culinaria o per un raduno alpestre; vuoi per la vendemmia o la fiera annuale, o propriamente per le ricorrenze religiose come la Pasqua e l’Avvento.
Testimonianze più arcaiche, legate alla fine dell’inverno e al sopraggiungere della primavera, rivelano usanze popolari che si celebrano all’insegna della più antica tradizione contadina, all’orché i primi timidi fiorellini fanno la loro apparizione sui pendii e nelle ampie vallate, e qui raccolti per la festa detta del ‘Calen de Marz’ che cade il primo giorno di Marzo, in cui i più giovani si riversano sui prati con campanacci e ‘sapugn’ a risvegliare l’erba dopo il lungo sonno dell’inverno, intonando la nota filastrocca:

“Erba fora-de che l’è marz.”

La tiritera si lega ad alcune leggende che parlano di folletti dei boschi e di straordinari abitatori delle montagne, i tradizionali ‘Perchtenlauf’ o anche ‘Klaubaufgehen’: strane creature che attraversano in gruppi, cosiddetti ‘Passen’, i villaggi del Tirolo, travestiti con pellicce e maschere terrificanti scolpite nel legno e facendo uso di campanacci che portano appesi facendoli risuonare ad ogni passo per cacciare gli spiriti cattivi dell’inverno. Spesso questi vengono anche invitati ad entrare nelle case e prima di andarsene, non senza aver ricevuta un’offerta in grappa o altro, ringraziano con un chiassoso concerto. Quando durante le notti silenziose si sentono grida raccapriccianti, suoni di campane ed un gran frastuono si annuncia la notte del Klöckeln in Val Sarentino. Accade che nei giorni precedenti l’ ‘avvento’, questi si riuniscano per cantare le loro canzoni dall’antica melodia. Molto tempo fa questa tradizione si ripeteva in molte zone dell’arco alpino, ma nei tempi moderni essa è stata dimenticata. Solo di rado si incontrano luoghi dove viene praticato qualcosa di simile che però ha poco in comune con la tradizione. Ed anche se questa tradizione può far paura, si tratta di una delle usanze più note del Tirolo che viene festeggiata da secoli.
Qui, fra boschi sempre verdi e nevai ad alta quota, sono rintracciabili numerose varietà di piccoli fiori bianchi che s’affacciano timidi sul finire dell’inverno e per questo anche detti bucaneve, che anticipano l’arrivo della nuova stagione. Nonché erbe medicamentose utilizzate per gli scopi più diversi, la cui conoscenza rientra nel patrimonio della cultura montanara: “splendida di certi arcaismi e viva di motivi di ingenua bellezza”. Così scrive Alfredo Martinelli (1), scrittore alpigiano, nel suo “La voce del passato”, in cui rinverdisce il ricordo del pastore Sagoma conoscitore delle erbe più strane, che raccoglieva appena spuntate in montagna, per farne decotti che d’incanto liberavano le persone dai più oscuri malanni. E di come, con uguale ammirevole maestria, fabbricava fischietti con la corteccia degli alberi, con i quali suonava bizzarre melodie raccolte dai soli animali cui si rivolgeva, e che questi accorrevano or l’uno or l’altro, secondo l’altezza e il timbro del suono.
Ovviamente si può non credere a certe trasposizioni orali di racconti nati dalla spontaneità popolare, tuttavia essi rientrano in quella pseudo-cultura che certi luoghi da sempre offrono alla meditazione, onde diventa salutare ristabilire il contatto smarrito del proprio essere con l’armonia della natura che lo circonda. Quella stessa armonia che ha dato origine alla leggendaria figura dell’Homo Selvaticus, primitivo abitante delle montagne e dei boschi che vive negli anfratti rocciosi. Le storie che lo riguardano, comunemente descritto come irsuto e con capelli e barba lunghi, si tramandano da tempo immemore nella tradizione orale che lo vuole conoscitore di segreti arcani, purtroppo non pervenutici, ma che trovano riscontro nei simboli iconografici diffusi in tutto l'arco alpino e nelle canzoni-ballate di stampo medievale. L’Uomo Selvatico compare inoltre tra le pagine dell’‘Orlando Innamorato’, il poema cavalleresco di Matteo Maria Boiardo (2) che nella VII ottava del canto XXII I, così lo descrive:

«Questo era grande e quasi era gigante,
Con lunga barba e gran capigliatura,
Tutto peloso dal capo alle piante:
Non fu mai visto più sozza figura.
Per scudo una gran scorza avia davante,
E una mazza ponderosa e dura;
Non aveva voce de omo né intelletto:
Salvatico era tutto il maladetto. »

E nel XXIII,6 (libro primo)

«Abita in bosco sempre, alla verdura,
Vive de frutti e beve al fiume pieno;
E dicesi ch’egli ha cotal natura,
Che sempre pi piange, quando è il cel sereno,
Perché egli ha del mal tempo alor paura,
E che ‘l caldo del sol li venga meno;
Ma quando pioggia e vento il cel saetta,
Alor sta lieto, ché ‘l bon tempo aspetta.»

Soprattutto lo si ritrova in quelle zone più isolate in cui l’ ‘om pelos’ dei dialetti trentini è anche una ‘maschera’ lignea dalla funzione catartica, quasi sempre di capro espiatorio, che personifica il lato oscuro e incontrollabile della natura aspra dei luoghi. Sebbene l'origine della ‘maschera’ risalga a tempi molto più antichi, l’Homo Selvaticus non ha mai subito la trasposizione da figura atavica e inquietante dell'immaginario popolare alpino a maschera teatrale, se non in spettacoli occasionali nei periodi carnevaleschi.
Un tipico esempio di vita basata su tenaci valori tradizionali è la cosiddetta ‘transumanza’ che vede ogni anno oltre 180.000 capi di bestiame, fra capre, mucche, pecore e cavalli, trascorrervi il periodo estivo sulle ‘malghe’ d’alta montagna. Avviene così che a partire da metà settembre la ‘transumanza’ coinvolge tutta l’area di riferimento, comprendente il Sud Tirolo e l’Alto Adige, le Valli di Tures e Aurina, la Valle Isarco e la Val Venosta col Parco Nazionale dello Stelvio; le valli dell’Alta Badia e dell’Alta Val Pusteria comprese nel Parco delle Dolomiti, con i suoi picchi del Catinaccio, le Tre Cime del Lavaredo, l’Alpe di Siusi e l’Altipiano dello Sciliar e investe di fatto tutte le comunità alpine; allorché gli animali, vengono avviati sulla strada del ritorno nelle valli di appartenenza, per passare l’inverno nelle proprie stalle. Fatto questo che aiuta economicamente i contadini che altrimenti dovrebbero acquistare di che nutrirli mentre, se gli animali restassero a valle, e l’erba fresca dei prati andrebbe sprecata consentendo alle ‘malghe’ di inselvatichire.
Il ritorno del bestiame a valle è una componente fissa delle tradizioni contadine che viene festeggiata con ricorrenza annuale nei ‘masi’ (sorta di rimesse agricole) sparsi in tutta l’area alpina; così come nei villaggi piccoli e grandi, comprese le piccole cittadine valligiane più conosciute come luoghi di vacanza invernale per via dei loro comparti-sciistici più frequentati d’Europa; ma che stanno conoscendo una forte rivalutazione anche in estate, proprio per la bellezza degli scenari naturali e dei numerosi confort che la montagna estiva offre in sé: dal trekking, al climbing, alle gite in bike, all’alpinismo vero e proprio. Ma non solo, perché oggi la trasformazione dei ‘masi’ in località agrituristiche, permette la degustazione di prodotti naturali selezionati, una enogastronomia fra le più rinomate e, non in ultimo, il venire a contatto diretto con la cordialità amichevole e pressoché ospitale degli altoatesini e sudtirolesi. Non a caso lo slogan che più ricorre nel comune parlare quotidiano, quasi fosse un ritornello, è:

“Venire come ospite … partire come amico.”

Ma torniamo per un momento alla festa organizzata per la ‘transumanza’ dove, per l’occasione, le mucche ma anche gli agnelli delle capre e delle pecore vengono adornate con campanelle, fiori, fiocchi e stemmi colorati che ne dichiarano l’appartenenza. E mentre a valle, la gente richiamata dal suono dei corni alpini, aspetta il rientro dei contadini e dei pastori dalle alture di montagna; nelle baite e nei ‘masi’ ci si prepara alla grande festa con cenoni e danze collettive a suon di ‘jodler’ e musica popolare. Donde si può ben comprendere come qui la vita si svolga nell’intima prossimità con le tradizioni, animate dallo spirito schietto e generoso di chi vive al cospetto possente e spettacolare della montagna, il cui rispetto dei certi valori ancora oggi conferisce loro dignità e prestigio. Dipende infatti dalla presenza di queste montagne l’indole paziente e forte degli alpigiani, capaci di avvalersi al meglio delle risorse di un territorio non proprio favorevole, fino a convertirlo in uno dei comparti turistici oggi di maggior pregio.
Lo conferma la presenza numerica dei ‘masi’ che la collettività ha trasformato in vere e proprie oasi di benessere contadino. La ‘cura’ migliore è appunto data dal cordiale benvenuto che la famiglia altoatesina offre ai suoi ospiti che annualmente giungono in questi luoghi – “..per passare una vacanza in piena tranquillità” – si usa dire nella Valle dell’Adige e nel Südtirol, che non vuole essere soltanto uno slogan, bensì si pone all’evidenza come autentica possibilità di rigenerazione salutare. “Da secoli, l’agricoltura altoatesina ha modellato un paesaggio culturale originale e molto vario che costituisce la base ideale per rigenerare e ritemprare il corpo e lo spirito. Nel rispetto pieno di concepire la vacanza, l’agriturismo nei ‘masi’ altoatesini è considerato come una riuscita combinazione tra agricoltura e salute, un reale esempio di ‘turismo’ alternativo. Più di 300 giorni di sole l’anno, offre l’apportunità di conoscere una ricca varietà di colture e di prodotti che ne derivano. Questo si riflette anche nella grandissima scelta di ‘masi’ per i giorni più belli dell’anno, che s’aprono su scenari incantevoli e spesso incontaminati, l’uno diverso dall’altro, tra valichi alpini e alte vette innevate dove alcuni animali vivono in assoluta libertà”. (3)
Ce ne sono di più antichi con annesso allevamento di bestiame; e vinicoli dove è possibile assistere o partecipare alla vendemmia e alla produzione del vino; come pure conoscere l’attività produttiva di una moderna azienda frutticola e apprezzare appieno la realtà della vita contadina. Acciò l’organizzazione del Gallo Rosso offre il proprio sostegno ai contadini promuovendo quei ‘masi’ che ne portano il marchio che li contraddistingue, e che operano nel rispetto della natura e in difesa del proprio territorio, in rappresentanza dell’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi con il Dipartimento all’Agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano che gestiscono un costante controllo dell’attività agroalimentare e di agriturismo a garanzia di genuinità dei prodotti e di ricettività turistica in tutta la regione.
Per quanti vi giungono perché rapiti dall’esclusiva bellezza della natura, c’è qui la più ampia scelta di parchi, di riserve naturali, di laghi e torrenti d’acque pure, che basta solo pronunciarne i nomi per riportare alla memoria percorsi che si estendono tra cime e valli, malghe e campi arati, filari di viti e frutteti, osterie e cantine di degustazione, passeggiate ad alta quota e un salutare vivere all’aria aperta. “Per cui trascorere le proprie vacanze in uno dei ‘masi’ Gallo Rosso significa ‘sentirsi a casa propria’, godere del vero riposo, lasciarsi incantare da saporiti menu contadini e, al tempo stesso, fare l’esperienza più autentica, cioè scoprire l’Alto Adige nella sua forma più pura … un vero spettacolo per i sensi.” (4) Ed è a questo primario concetto, riguardoso della natura e della sua sostenibilità che si rifanno alcune regole fondamentali che tutti dovremmo rispettare, per cui ogni singola traccia è la testimonianza della cultura e della storia del luogo in cui si dimora. Ciò vale per le baite, i sentieri contrassegnati, i ponticelli e le staccionate di legno, i prati e i campi coltivati, che non devono mai essere intenzionalmente danneggiati; ne vale della nostra tranquillità e quella degli animali che vi dimorano, la loro come la nostra sopravvivenza.
Non di meno della bellissima natura della regione, vale la pena conoscere quanto questa mette a disposizione del visitatore e turista interessato, in fatto di rivisitazioni storiche nelle sue città, feste e palii di contrada o anche rallegrarsi delle sue tradizioni popolari come, ad esempio: assistere a uno spettacolo del proverbiale ‘teatro dei burattini’, con le sue storie antiche e pur sempre nuove che esperti cantimbanchi narrano con maestria d’attori consumati per la gioia non solo dei bambini. E perché no, abbracciare le diverse opportunità offerte dall’arte, a cominciare con la visita dei centri storici e dei borghi antichi di Bolzano, Merano, Chiusa, Brunico, Vipiteno e magari conoscere il Museo Archeologico dell’Alto Adige, il Museo Civico di Bolzano; il Museo Etonografico Ladino a San Martino in Badia, e proseguendo la visita di abbazie e chiese, rocche e castelli di straordinaria importanza artistica. Come, ad esempio: Castel Roncolo nei pressi di Bolzano; la chiesetta di Sant’ntonio Abate in quel di Pelugo; il Duomo gotico della bellissima e principesca Merano degna di una sosta prolungata.
Tuttavia, se il troppo ‘visitare’ stanca, ci sono comunque tanti hotel quanti ‘masi’ di montagna a riequilibrare l’armonia dello ‘star bene’, che si tocca con mano nella convivenza quotidiana con le genti di qui, spontanee e calorose nei modi, al contempo affidabili e sincere nelle azioni. Infinite come si è visto sono le occasioni di svago, in quanto ad elencarle tutte, dare loro un nome, è qui pressoché impossibile, il calendario è fitto di appuntamenti per tutti i gusti. Numerose sono le attività e gli sport messi a disposizione del ‘tempo libero’ in ogni stagione, tali da riempire l’intero calendario annuale, come assistere a tornei di schacchi; praticare il tennis e il golf, il ciclismo e lo sci estivo; come pure impegnarsi nelle feste di piazza e far visita ai numerosi mercatini tipici della ‘cultura artigiana’; o assistere a concerti di musica classica e di jazz, a balli folkloristici cui prendere parte, rievocazioni storiche, teatro lirico, fino ad assistere a spettacoli di folklore con canti e balli nei costumi tradizionali ed esibizioni di jazz, o prendere parte alla formazione dei ‘cori alpini’ che si formano in tutta l’area alpestre. D’estate se ne contano a migliaia, in ogni paese e quasi in ogni contrada.
I canti popolari dedicati alla montagna sono spesso rapportati alla forza poetica delle voci naturali: “spontanee d’incontaminata freschezza”, inneggianti alla natura, a dimostrazione di una chiara vocazione montana che si esprime anche nella creatività dei numerosi cori di montagna. Il repertorio spazia dai canti alpini a quelli tradizionali, in una varietà e qualità d’interpretazione invidiabile, a cui la partecipazione attiva dei villegianti contende il proprio primato con le bande musicali: “A differenza dei cori - scrive Roberto Leydi (5) – che privilegiano i sentimenti di gruppo e vocazioni privatistiche, la Banda si proietta nella comunità, diventando non soltanto supporto musicale della pubblica celebrazione, ma anche strumento di coesione sociale”. Si pensi che solo in Alto Adige si contano almeno 211 bande musicali: i componenti sono tutti vestiti con un particolare costume tipico per suonare alle feste religiose e alle feste di paese. Complessivamente sono circa 10.000 le donne e gli uomini altoatesini che fanno parte di una banda musicale (in tedesco Musikkapelle). Praticamente ogni piccolo paesino ha la sua banda in costume tipico, diversi di vallata in vallata e decorati differentemente per distinguersi da località a località. I colori dei costumi tipici non sono usati a caso, ognuno ha il suo significato.
In Val Sarentino, ad esempio, la banda rossa attorno al cappello indica che il ragazzo è ancora celibe, la banda verde indica che è sposato. I costumi sono ancora oggi una produzione artigianale: cappelli, scarpe, Lederhosen (pantaloni di pelle) sono l'opera minuziosa di specialisti della pelle, del Loden (lana cotta) e di altre stoffe. E con il ritorno ai costumi folkloristici, torna in voga il ‘jodel’ il canto tradizionale tirolese ch’è possibile ascoltare passeggiando per le Alpi. Questo si avvale di una esecuzione originaria e una tecnica vocale senza testo che consiste nel passare dal registro di petto al falsetto con salti di diverso intervallo percettibile da grande distanza. Un tempo, questo era uno dei mezzi di comunicazione di pastori e boscaioli. Ciò spiega perché il ‘jodel’ rispecchia una grande tradizione nei Paesi alpini, infatti: “..si distingue tra il grido di gioia (jauchzer), un grido acuto, che inizia all'estremità superiore della voce maschile e finisce con un respiro di esultanza, e il ‘jodel’ naturale a una o più voci, una melodiosa sequenza di sillabe senza accezione. Accanto ad antichi tipi di ‘jodel’, è noto anche quello cantato, una strofa di canzone popolare ripresa nel refrain dello ‘jodel’ stesso dai cantanti girovaghi e dal canto dei vaccai, tipico della canzone tradizionale dei pastori alpini.” (6)

Quelle qui di seguito elencate sono solo alcune delle tante manifestazioni organizzate ogni anno nella regione Südtirol / Alto Adige:

‘Tradizionale Mercato del Pane e dello Strudel’ a Bressanone.
Si tiene in ottobre per la soddisfazione dei tantissimi amanti di questo alimento così semplice e sano ma tanto ricco di sapore, presente in tutte le nostre tavole, come sono numerosi anche gli amanti dello strudel, tipico dolce altoatesino, anche lui dalle mille varianti. Quella del pane in Alto Adige è una vera e propria cultura. Ne esistono centianai di tipi diversi: dal pane nero, al pane integrale, a quello con il finocchio, al pane con i semi di girasole o quelli di papavero. Un’intera manifestazione ancora non basta per riuscire ad assaggiarli tutti. I panettieri in piazza Duomo durante i tre giorni della manifestazione illustreranno le varie tecniche di lavorazione e cottura del pane con marchio di qualità altoatesino, un viaggio nel passato che ci permetterà di scoprire piccoli trucchi e segreti per la riuscita di un ottimo pane!

‘Festa della castagna’ a Foiana-Tessino.
La “Keschtnfeschtl“ più comunemente conosciuta come la Festa della castagna di Foiana, si tiene in ottobre e si inserisce in una festosa rassegna animata dalle varie associazioni del paese che offrono ai visitatori allettanti appuntamenti culinari che ruotano attorno alla castagna e alle caldarroste, ma mantengono vivo il legame con le più antiche tradizioni contadine. In questi antichissimi castagneti può sempre capitare di imbattervi in un “Saltner“, antico custode dei boschi, che invita gli escursionisti a rispettare queste piante, ricordando loro che le castagne sono proprietà dei contadini.
Per l’occasione il servizio forestale organizza escursioni guidate lungo il sentiero didattico sul castagno dell’ Alto Adige; si tratta di un percorso didattico, articolato in diverse stazioni in parte interattive, dove il visitatore potrà apprendere ogni sorta di informazioni e curiosità sul castagno. Non mancano infatti leccornie a base di castagna, di miele e di altri prodotti naturali della cucina altoatesina e dei caratteristici oggetti dell‘antico artigianato tradizionale, come ad esempio, la fabbricazione del ‘Keschtnriggl’ l’utensile usato per la manifattura altoatesina che ha regalato il nome all‘intera rassegna. Si tratta di un curioso cesto ovale intrecciato con legno di castagno e nocciolo, che in passato veniva utilizzato per sbucciare le caldarroste e che, dopo essere state arrostite sul fuoco vivo vengono scosse al suo interno, ottenendo che la buccia si stacchi da sola dalla polpa e cada attraverso le apposite fessure sul pavimento. Da non mancare una visita al museo degli usi e costumi contadini che apre le porte dell‘antica stube della panificazione in cui si trova il forno, che ancora oggi viene acceso per sfornare un gustoso pane di farina di castagne. Momenti di intrattenimento offerti dalla Banda Musicale di Foiana e da altri musicisti popolari completano la cornice di questa antica e sepre bella festa d‘autunno.

‘Festa dell’uva’ a Merano.
La Festa dell’Uva, che si svolge ancora ad ottobre, è senza ombra di dubbio l’evento del calendario più radicato al territorio e più tipicamente sudtirolese. La kermesse, la cui prima edizione risale al lontano 1886, rappresenta un omaggio alla viti-vinicoltura che tanta parte gioca nel paesaggio e nell’economia locale. La manifestazione, che si celebra in occasione della chiusura della vendemmia, cade sempre il terzo week end di ottobre. I festeggiamenti iniziano la mattina del venerdì, con la cerimonia di inaugurazione, fra spuntini e brindisi, mentre le bande diffondono ritmi e arie fra le strade del centro. Di questo passo si prosegue per tutta la giornata successiva mentre la domenica, tradizionalmente baciata dalla clemenza del tempo, si raggiunge il culmine. Epicentro della festa è la terrazza del Kurhaus sul Lungo Passirio, dove si alternano le performance di diverse bande musicali. L‘apice della giornata è in programma nel primo pomeriggio, quando il corteo tradizionale percorre le vie del centro. Alla sfilata partecipano circa una quarantina di gruppi tra fanfare e bande, danzatori e figuranti in costumi tipici, carrozze d‘onore e carri allegorici. L’ormai classico incontro internazionale nella città delle terme è assicurato da grandi concerti sinfonici, musica da camera ed un angolo dedicato alla sperimentazione; il tutto nell’atmosfera Jugendstil di Merano.

‘Festa dello speck’ a Funes.
La Val di Funes, con le sue alte vette dolomitiche e i numerosi sentieri in quota, costituisce un paradiso non solo per alpinisti ed escursionisti di tutto il mondo, ma anche per gli amanti della natura che giungono qui per assaporare la magia del silenzio e ammirare le verdi distese dei prati, le specie rare di piante e animali, il paesaggio di straordinaria bellezza offerto dal Gruppo montuoso delle Odle con le sue imponenti cime e torri rocciose, dette anche le ‘montagne pallide’ per via della loro consistenza calcarea, che l’Unesco ha accolto nel 2009 nell’elenco dei paesaggi più belli al mondo proclamandole ‘patrimonio naturale dell’umanità’. Qui, nei villaggi delle Alpi le antiche tradizioni e usanze sono ancora molto sentite. Numerosi gli eventi e le manifestazioni che offrono un’interessante scorcio nella cultura e negli usi e costumi della Val di Funes, nonchè un diversivo per adulti e ragazzi. La musica, le feste di paese, i cortei in costume, le processioni, il tradizionale pascolo di alta montagna in autunno e la famosa ‘Festa dello Speck’ costituiscono un’attrazione che richiama visitatori da paesi vicini e lontani. La festa si tiene ogni anno in ottobre e rappresenta un appuntamento da non perdere per chi ama lo speck e i piatti con esso preparati. Gli scorsi anni i partecipanti sono riusciti a comporre il piatto di speck più lungo delle Dolomiti (533 metri), ad innalzare una corona di speck alta 7 metri e a costruire un tetto con il prezioso salume - un piccolo cielo di speck. Musica, mercatino di prodotti artigianali, produzione di miele locale, pane fresco appena sfornato faranno da contorno a questa golosa festa. Musica, mercatino di prodotti artigianali, produzione di miele locale, pane fresco appena sfornato sono assicurati e, naturalmente, avviene anche l’incoronazione della regina dello speck.

‘Festa del ringraziamento’ in ottobre a Bolzano.
La festa, che si svolge nella centrale Piazza Walther a Bolzano, è organizzata dal marchio Gallo Rosso e dal Bauernbund, l’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti, e si avvale della presenza di almeno 50 coltivatori di varie associazioni che portano dai loro campi frutta e verdura, succhi e sciroppi, erbe aromatiche e distillati, formaggi e salumi, nonché prodotti vitivinicoli sponsorizzati dal marchio Gallo Rosso che ne garantisce l’alta qualità. L’evento si presenta ‘tra la fiera e la festa’ che negli hanni passati ha visto una grande partecipazione di pubblico in quanto è volta a far conoscere i numrosi prodotti di alta qualità e l'artigianato contadino altoatesini attraverso il contatto diretto col mondo agricolo: “il meglio che l'Alto Adige può offrire in termini di prodotti della terra, presentato da chi con le proprie mani ne ha costante cura”. L’invito a conoscere, degustare, acquistare i prodotti offerti, è rivolto quest’anno da Franz Mulser della malga Gostner Schwaige sulle Alpi di Siusi, nel parco del Palais Campofranco, dove, insieme ai contadini e le contadine si potranno scoprire e deliziose specialità della cucina sudtirolese

‘Cavalcata Oswald von Wolkenstein’
Si tiene in maggio a Fiè allo Sciliar un torneo a squadre che unisce i paesi di Castelrotto, Siusi e Fiè allo Sciliar. Per l’occasione le squadre si cimentano nel passaggio degli anelli, nel galoppo con ostacoli, nel labirinto e nel passaggio fra porte. Un viaggio nel passato, fra dame e cavalieri, in un mondo incantato. Il concorso prevede poi un ricco programma di contorno: festa medioevale, sfilata, concerti, dimostrazioni ed esibizioni di artisti e di musicisti, mostre e spettacoli teatrali.
L’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano offre molteplici pacchetti speciali per chi arriva in città in occasione del Jazzfestival, di Bolzano Danza e del Bolzano Festival Bozen che si offre in estate a un susseguirsi di eventi musicali e danzanti, al fine di soddisfare pienamente le esigenze degli ospiti, da fine Giugno fino al mese di Settembre, la città offre biglietti a prezzi ridotti per concerti, spettacoli ed eventi vari, organizzati durante le occasioni speciali:

‘Festival delle Bande Musicali a Bolzano’
Il programma prevede un weekend all'insegna del folclore, capace di trasmettere alcune delle tradizioni più autentiche che contraddistinguono l'Alto Adige. In Sttembre diversi corpi bandistici, di cui quattro bolzanini, si esibiscono nel centro storico di Bolzano, nei loro costumi tipici di produzione artigianale e realizzati con particolare cura e dedizione per il dettaglio. Il repertorio delle bande spazia dalle marce più allegre ai classici Walzer, fino alle Ouverture e alle composizioni contemporanee, il tutto per un grande e unico tripudio di colori e di note musicali. Anche in questo Bolzano ha conquistato un posto di rilievo nel firmamento europeo della musica, grazie ad eventi di respiro internazionale quali il Jazzfestival, la Bolzano Danza e il Bolzano Festival Bozen. Proprio da qui partono le tournée estive della European Union Youth Orchestra e della Gustav Mahler Jugendorchester, occasioni uniche per giovani pianisti che muovono i primi passi verso una carriera mondiale.

‘Südtirol Jazz Festival Alto Adige’
Grande apertura in giugno a Castel Firmiano. La manifestazione musicale che porta artisti di fama internazionale a esibirsi sui diversi palchi altoatesini. Il programma si svolge dalla fine di giugno alla prima metà di luglio, con decine di concerti in tutta la provincia, all'aperto o all'interno di sale prestigiose, cornici storiche, piazza e strade.

‘Bolzano Danza’
uno degli appuntamenti clou nell’estate culturale cittadina. Per due settimane, nella seconda metà di luglio, la città si propone come una grande vetrina artistica dal respiro internazionale. Autori di spicco della scena mondiale, compagnie nazionali e progetti speciali hanno consentito alla kermesse di diventare negli anni un punto di riferimento importante nel panorama della danza europea. Grazie al suo binomio che da sempre lo caratterizza – spettacoli da un lato, corsi formativi dall’altro – il festival è frequentato da professionisti e appassionati di ogni stile di danza, che hanno così la “scusa” per raggiungere Bolzano nel pieno dell’estate. Al cartellone di spettacoli si affiancano laboratori per i più piccoli, cui sono dedicati speciali pacchetti dedicati alla danza creativa.

‘Mercatini di Natale’
Il fascino delle città del Südtirol, è reso ancora più speciale nel periodo natalizio dalla presenza dei tanti mercatini di Natale, alcuni dei quali espongono il marchio Gallo Rosso. Per l’occasione alcune città vengono riccamente addobbate in ogni angolo ed offrono ai visitatori varie possibilità di svago e l’occasione per gustare specialità tipiche come i ‘kiachln’ e gli ‘spatzln’, buonissimi dolci e vin brulé:

Mercatino di Natale di Vipiteno:
pini e abeti sono considerati simboli della vita e della pace natalizia; se ne trovano di maestosi, decorati per tradizione con mele, noci, biscotti di panpepato e con i tradizionali addobbi in legno che li fanno aparire ancora più festosi e sfavillanti. Intorno ad ogni albero le bancarelle offrono una grande varietà di addobbi per imprezosire il vostro albero di Natale. Ci si può lasciare sedurre da profumi, dal fascino e della musica e tuffarsi nella tradizione senza fretta, semplicemente seguendo il ‘percorso prenatalizio’ predisposto per incantare, facendo appello alle sue favolose attrazioni.

Mercatino di Natale a Brunico:
qui ci si può lasciar affascinare dall’atmosfera festosa, dal luccichio e dal profumo degli abeti, assaporate il delizioso profumo dei biscotti al panpepato, del Zelten, del vin brulè e del té bollente, mentre si passeggia attraverso i banchetti artisticamente decorati e le leccornie esposte, per i quali grandi e piccini impazziscono. Qui si possono gustare le specialità tirolesi come “tirtlan”, “niggilan” e patate ripiene al forno e moltissime specialità culinarie tipiche del luogo. Il commercio però non è tutto, al centro del Mercatino di Natale a Brunico si ha occasione di conoscere il vero artigianato e le tradizioni della terra: dalle decorazioni per l’albero di Natale, ai giocattoli in legno, all’oggettistica in pelle, vetro e ceramica. È con questo spirito che alcuni artigiani mostrano ogni anno ‘dal vivo’ come vengono realizzati i prodotti tradizionali dell’Alto Adige. Il cui obiettivo è rendere il periodo dell’Avvento indimenticabile e ricco di fascino.

‘Mercatino dell‘Avvento a Glorenza’:
Un alone di romanticismo avvolge il piccolo borgo di Glorenza, quando i suoi abitanti cominciano a decorarne le mura in vista del Natale ravvivato dai canti festosi di grandi e piccini, sparsi sotto i portici e fino alla piazza principale. Non mancano momenti di musica, in un borgo intriso di odori e sapori di mela, cannella e dei tradizionali dolci Lebkuchen. Le storiche mura faranno da scenario per la rappresentazione di concerti d'Avvento con cori e fiati provenienti dalla Val Venosta e dintorni.

Note:
(1) Alfredo Martinelli, “La voce del passato”, Edizioni Piccolo Tibet – 1978.
(2) Matteo Maria Boiardo, “L’Orlando Innamorato”, nuova edizione BUR 2011.
(3/4) “Agriturismo in Alto Adige e Süd Tirol: le vacanze diverse”, a cura di: Gallo Rosso – Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi. Catalogo 2015.
(5) Roberto Leydi, “Italia” vol.2 Documenti originali del folklore musicale europeo. – Serie Albatros-Vedette, Milano 1969.
Per tutte le altre info contenute nel testo wikipediaitalia.it

Discografia:
Jozsef Molnar, “Corno delle Alpi”, Ducale FD 334 / Lp
Coro Rhoen della Val di Non, “La Val de Non”, Ariston, ARP/Lp 14003
Coro della SAT, “Gente nostra”, RCA Pl 31300
Coro della SAT, “La montanara”, RCA NL 33115 / Lp
Coro della SAT, “Canti del Trentino”, RCA Tnl1 3100 / Lp
Coro della SAT, “Canti degli Alpini”, Emi-Odeon Lp 054-17092

Si ringraziano per la gentile collaborazione prestata: L’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano; L’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi – Gallo Rosso nelle persone della dott.sa Martina Mair e dott.sa Hanni Margit di Agriturismo in Alto Adige – Südtirol.


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