Neve, voleva essere
sotto i piedi, soffice
con lo scricchiolio nel pressarla con le mani.
Era un rito, riempirne il bicchiere fino all'orlo
con la saba.
Il freddo e la dolcezza nella gola
insieme, il brivido che avvolge.
Ricordi quegli inverni?
Le bucce d'arancia sulla stufa
i geloni doloranti e le braci dentro il letto.
Ci infilavamo sotto
come il pane
da infornare.
Ancora gelo e calore, un matrimonio.
I contrasti che si spingono nel cuore.
Sono i fossi che creano i confini
le siepi, i cancelli e le bandiere
Ma il manto della neve li ricopre,
Quanto l'ala della chioccia
accoglie i suoi pulcini.
Lo sai che ho spazzato via, le foglie
Ormai, non so più, da quanto tempo.
Ho fatto il bucato anche alla luna
perché tutto sia puro e risplendente
Perché il biancore illumini i tuoi occhi
Perché siano ripulite le tue pene.
Come un passero che lascia nella
Neve
Le impronte delle zampe e non del becco
Perché non trova mai
un altro seme.
A mia madre
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