Pubblicato il 01/12/2017 12:14:35
I. Oggi, la gioia i tramonti sembrano più luminosi i sapori più intensi di ieri ogni pensiero sembra incarnarsi nel suo stesso sussurro Eppure ancora perché i tramonti perché i sapori? Perchè Io? Parlare? Come se servisse con queste dita tozze e rattrappite con questo corpo incerto insufficiente stanco ma ancora assettato di battaglie queste ossa inferme ferite di speranza questo tremore, questa tensione questo pensiero rotto d'idee come una noce troppo grande per il guscio... II. Non so più esprimere niente nemmeno la mia stessa banalità Ho fame. Ho voglia di aprire la finestra allungare il collo e con gli occhi strabuzzati respirare dritto, impuntato davanti all'orizzonte Ho fame. Ma non so più descrivere la forma dei cibi la consistenza della carne la morbidezza di un dolce caldo. Ho fame, ma ho perso il senso della fame Le coordinate per collocarla nel corpo nel tempo nella mia bocca semiaperta che chiede nutrimento Ho fame, come molti, come tutti Allora perché nessun'altro ha tanta fame quanto me? III. Hai lo sguardo triste triste di migliaia di anni mentre le case sfumano i palazzi nella condensa Vorrei gridare sul serio gridare urlare di rabbia e spezzare il muro spinato che mi circonda vorrei tremare per smuovere il vuoto immobile di questa vita Ma come fare, come? Il mio sguardo è troppo, troppo triste. IV. "Che il verso sia come una chiave che apre mille porte" [Vicente Huidboro] Così forte così sensibile Cuore, cuore, cuore Un cuore triste di lucida bile Queste mie occhiaie profonde.
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