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Marco Grappeggia … un ‘guru’ della comunicazione Hippy

Argomento: Società

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 26/03/2023 09:01:59

Marco Grappeggia … un ‘guru’ della comunicazione sulla nostra strada in un libro “Hippy leader Ship Drive – LSD” – Università Unimilano Editrice 2022.

 

Non saprei dire in quanti lo abbiano incontrato in questi decenni che ha attraversato le strade delle Università Popolari avvalendosi dei suoi insegnamenti, ma pochi o molti che siano, sono sparsi (non dispersi) in mezzo a noi che volenti o nolenti abbiamo imparato a conoscerlo allorché ci siamo avvicinati al mondo della ‘comunicazione ufficializzata’ confluita nelle strutture delle scienze applicate. Del resto, per quanto la si volesse superare (leggi stravolgere), non si poteva scantonare dalla rigida struttura ministeriale che una società da tempo istituzionalizzata come la nostra aveva impresso alla conduzione della ‘conoscenza’ tout-court e che quindi il prof non poteva trovare altro spazio che scrivere.

Messi “di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica bensì cosa vuole dire”, scrive Umberto Eco; c’è però una diversità d’intenti che va qui sottolineata, e che riguarda l’attestazione di un ossimoro in netto contrasto con quanto affermato, e che – a mio parere – sul finire di quegli stessi anni (1968) lancia un attacco spregiudicato alle istituzioni volendole liberare dai falsi preconcetti d’una società ipocrita e bacchettona. Né sono valsi a molto i movimenti studenteschi e professionali che a tappe alternate sono saliti alla ribalta delle cronache, in Italia e nel resto d’Europa, rifacendo il verso a quelli statunitensi di più ampia portata, che hanno portato allo sconvolgimento giovanile degli anni ’60.

Una ‘rivoluzione’ generazionale a tutti gli effetti, fatta di contestazioni universitarie, tafferugli, scontri con la polizia, bombe carta, bombe talvolta vere fornite dagli anarchici a prescindere dal colore partitico cui pure molti appartenevano, divulgatasi anche fra quegli studenti più giovani che in quegli anni accedevano per la prima volta alle classi liceali. Qualcosa di più che la semplice sollevazione degli animi e delle menti contro uno status quo divenuto ormai insostenibile che non aveva più niente da insegnare, se non di ammaestrare le masse da tenere a bada. Mentre, viceversa, queste scoprivano e si scambiavano efficacemente, forse per la prima volta, messaggi di pace e di fraternità con il resto del mondo in tumulto: 1950/1953 guerra della Corea; 1955/1975 guerra del Vietnam; per non dire delle guerre d’indipendenza in America latina prima dell’ultimo conflitto mondiale e dopo, durante la ‘guerra fredda’ che ha visto le due grandi potenze contrapposte Stati Uniti e Unione Sovietica confrontarsi sul piano politico, economico, ideologico e militare, tenendo il resto del mondo con il fiato sospeso, sotto la minaccia di una possibile guerra nucleare, cui ancora una volta assistiamo basiti.

Tutto ciò, per quanto si voglia sminuire, ha contrassegnato, nel bene e nel male della sua portata, una svolta decisiva verso quella ‘globalizzazione’, seppure in embrione, tutt’oggi in atto, all’avveduto schiudersi delle menti addomesticate dei giovani di quegli anni, richiamandoli alla ragionevolezza libera da preconcetti, mobilitandoli all’altruismo, alla solidarietà umana, in quanto eredi di quei padri che proprio negli anni ‘60 l’avevano sostenute con enfasi, difese con i pugni e talvolta a denti stretti, perché soffocati dai ‘poteri politici' che li avevano assoggettati al silenzio. Oggi, se di quella rivoluzione è rimasto qualcosa, lo dobbiamo a un ‘guru’ della comunicazione Marco Grappeggia, apparso sulla nostra strada, che nel suo libro “Hippy leader Ship Drive – LSD” – Università Unimilano Editrice 2022, che ha investito i suoi studi professionali sugli eventi che contraddistinsero i ‘movimenti culturali’ di quegli anni, puntando su quello di breve durata ma indubbiamente il più significativo, gli Hippies.

Sommariamente più conosciuti come “i figli dei fiori” per il loro modo di acconciarsi, con i loro indumenti decorati con fiori e vivacissime stoffe di colori vivi, hanno segnato il passo nella mods con un notevole impatto sulla cultura, influenzando la musica popolare, la televisione, il cinema, la letteratura e l'arte in generale. La cultura hippy e/o hippie, per chi non la conosce, è stato un movimento di controcultura giovanile che ha avuto inizio negli Stati Uniti d'America nel corso degli anni Sessanta, presto diffuso in Europa e in altri paesi del mondo, avevano ereditato i valori sottoculturali della Beat Generation di fine anni cinquanta che influenzò lo sviluppo della controcultura degli anni a venire, mentre il termine "beatnik" dava spazio a quello "hippy".

Personaggi del Beat come Allen Ginsberg (“Collected Poems”), Jack Kerouac (“Sulla strada”), Neil Cassady (“Vagabondo”), J.D. Salinger (“Il giovane Holden”), W.S. Burroughs (“Il pasto nudo”), Lawrence Ferlinghetti (“Little Boy”), divennero un punto fermo dei movimenti di quegli anni che contestavano la guerra in Viet Nam e che tutti noi conoscemmo grazie alla nostra Fernanda Pivano che li tradusse e fece pubblicare in italiano le loro opere. Il loro ideale di pace e libertà è sintetizzabile in slogan quali "Mettete dei fiori nei vostri cannoni" ("Flower power") e "Fate l'amore, non la guerra", che risuonavano in maniera evidente nel periodo.

La ricerca sfrenata della totale libertà era il significato insito nel loro stile di vita: dai capelli lunghi, petti nudi, bandane e pantaloni blu a zampa di elefante, ascoltavano rock psichedelico, abbracciavano la rivoluzione sessuale e l'uso di alcuni specifici stupefacenti, come gli psichedelici e la cannabis, al fine di esplorare e allargare lo stato di coscienza. Il movimento Hippie toccò particolarmente l'opinione pubblica, tanto da impressionare le pellicole di molti registi, nonché la musica di molti artisti. Nel Regno Unito, inoltre, gruppi nomadi uniti nelle "carovane di pace" facevano pellegrinaggi estivi ai festival di musica libera a Stonehenge, all’origine dei ‘rave party’ di oggi.

Già dai primi anni Sessanta molti aspetti della cultura hippie divennero di comune dominio, sì che la loro eredità può essere osservata nella cultura contemporanea in una miriade di forme: dalla salute alimentare, ai festival di musica, ai concerti rock, ai costumi sessuali contemporanei fino ad influenzare l’attuale rivoluzione del cyberspazio. Nel Regno Unito, molti giovani artisti furono letteralmente trascinati dalla rivoluzione hippie: oltre ai Cream, vi presero parte i Beatles e i Rolling Stones vanno ricordati la Plastic Ono Band, John Mayall, Keith Relf, Chris Dreja, Pete Townshend, Roger Daltrey, John Entwistle, Jimi Hendrix e Mitch Mitchell, Bob Marley e Peter Tosh giamaicani, i canadesi Stephen Stills e Neil Young, il messicano Carlos Santana. Negli Stati Uniti d'America Delaney e Bonnie Bramlett, Janis Joplin, Grace Slick, Joan Baez e Bob Dylan, Crosby, Still e Nash, Johnny Winter e Woody Guthrie, Joe Cocker, oltre ai brasiliani Lulu Santos e Renata Sorrah, che diffusero poi il movimento nel loro paese d'origine.

Originariamente il movimento era composto per la maggior parte da adolescenti e giovani adulti bianchi, di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che respingevano con forza le istituzioni, criticavano i valori della classe media, erano contrari alle armi nucleari di cui si vociferava con tanto di minacce che avrebbero sconvolto la stabilità del mondo intero; abbracciava aspetti della filosofia orientale, promuovendo la libertà sessuale, erano spesso vegetariani ed ambientalisti, e creavano comunità intenzionali e comuni; utilizzavano arti alternative, il teatro di strada, la musica popolare, e le sonorità psichedeliche come parte del loro stile di vita e come modo di esprimere i propri sentimenti, le loro proteste e la loro visione del mondo e della vita.

Si opponevano all'ortodossia politica e sociale, scegliendo una mite e non dottrinaria ideologia che favoriva la pace, l'amore, la fratellanza e la libertà personale incarnata alla meglio dai Beatles nella famosissima canzone “All You Need Is Love”; percepivano la cultura dominante come corrotta, essendo questa un'entità monolitica che esercitava un indebito potere sulle loro vite, e che chiamavano "L'Istituzione", "Grande Fratello", "L'Uomo", rivelandosi "in cerca di significato e di valore ". Studiosi come Timothy Miller descriverono il movimento Hippy come un nuovo movimento religioso, influenzati dal pensiero e dalle azioni svolte da Gesù Cristo, Buddha, Francesco d’Assisi, Ghandi. Scrittori e pensatori dello stampo di H. David Thoreau, Herman Hesse e Walter Benjamin, salirono ben presto alla ribalta dell'interesse generazionale, ma forse fu una scoperta più tardiva da attribuirsi ai pronipoti.

Dopo il 1965, l'etica hippy si è diffusa in tutto il mondo attraverso una fusione di musica rock, soprattutto nella variante psichedelica, folk e blues trovando espressione anche nella letteratura, nelle arti drammatiche, nella moda, e nelle arti visive, compresi i film, i manifesti pubblicitari che annunciavano i concerti rock, e le copertine degli album. Nel libro “Rivoluzione psichedelica” Mario Iannaccone sostiene che Ken Kesey stesse coscientemente utilizzando, su più livelli, il modello del Viaggio, tanto importante nella cultura statunitense, rendendo evidente la sua metafora interiore: il Bus dei Pranksters era infatti guidato dal protagonista di Sulla strada (On the Road) di Jack Kerouac. Il viaggio o Trip, dei Pranksters, era contemporaneamente esteriore ed interiore e il suo mezzo era l'LSD. Il film doveva testimoniare questo spostamento di corpi e di coscienze e diventare, per gli spettatori, uno strumento di meditazione.

Fulcro della scena hippy statunitense divenne San Francisco, in particolare il quartiere di Haight Ashbury, caratterizzato da edifici vittoriani ampi ed economici. Alcuni dei primi hippy di San Francisco erano ex studenti del San Francisco State College incuriositi dalla nascente scena musicale psichedelica, che si unirono alle band amate per intraprendere una vita comunitaria. I giovani statunitensi di tutto il paese (anche adolescenti scappati di casa) cominciarono a muoversi verso San Francisco, ed entro il giugno 1966, circa 15.000 hippy si erano già stabiliti. Anche i Charlatans, gli Jefferson Airplanes, i Big Brother and the Holding Company, i Grateful Dead in questo periodo si stabilirono tutti nella zona di Haight-Ashbury. Le attività ruotavano attorno ai Diggers, un gruppo teatrale che combinava teatro spontaneo di strada, azioni anarcoidi e improvvisazioni artistiche per raggiungere l'obiettivo di creare una "città libera".

Verso la fine del 1966 i Diggers aprirono locali in cui, oltre a organizzare concerti musicali gratuiti e lavori di arte politica, regalavano le loro cose, cibo, droga, e denaro. Il 6 ottobre 1966, lo stato della California dichiarò l'LSD sostanza controllata, ciò che ha di fatto rese la droga illegale. In risposta alla criminalizzazione della sostanza, gli hippie di San Francisco organizzarono un raduno hippy sulla striscia del Golden Gate Park, chiamato Love Pageant Rally, che attirò circa 700-800 persone. Come spiegato da Allan Cohen, cofondatore del San Francisco Oracle, lo scopo della manifestazione era duplice – attirare l'attenzione sul fatto che l'LSD era stata appena resa illegale, e dimostrare che le persone che l'utilizzavano  non erano necessariamente criminali, né malati mentali.

Secondo Cohen, quelli che assunsero LSD …«Non erano colpevoli di uso di sostanze illegali [...] noi stavamo celebrando la conoscenza trascendentale, la bellezza dell'universo, la bellezza dell'essere». Io mi fermo qui, non tutto è dentro questo libro dell’oggi prof. Marco Grappeggia, ma indubbiamente c’è molto dei suoi ‘trascorsi’ successivi a quegli anni che vogliamo ormai superati e/o lontani da noi, mentre invece sappiamo – come ho detto – essere ‘vivi’ nel nostro presente; fino a raggiungere l’attualità del nostro presente, afferenti a episodi d’incontro, aneddoti, famigliarità con numerose celebrità conosciute attraverso esperienze di vita vissuta.

Certi che il prof abbia ancora molte altre cose da raccontare, non rimane che augurarci un ‘ritorno del passato all’attualità del presente’, come avverte lo stesso autore: “leggendolo si compie un viaggio nella storia, quella stessa che ogni giorno scriviamo attraverso i nostri passi, le direzioni e le scelte”, in cui crediamo…

 

“La vita, amico, è l’arte dell’incontro” Vinicius de Moraes

 

L'Autore in breve. Marco Grappeggia presidente dell'Università Popolare di Milano, già leader dei movimenti universitari popolari in prima linea in difesa del principio della libertà nella formazione università internazionale insignito di numerosi riconoscimenti che lo vedono inserito tra le figure più influenti del nostro periodo storico verso un nuovo concetto di modernità.


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