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Ecco la Primavera! - La tradizione in Italia

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 17/03/2012 13:07:32

ASPETTANDO ‘MADONNA PRIMAVERA’ - La tradizione in Italia

Ecco la primavera!
Ch’el cor fa rallegrare
Temp’è d’annamorare
E star con lieta cera... (1)

Al suono gagliardo di un tamburello giunge per le contrade la voce schietta di un Menestrello a dar l’annuncio della stagion novella. Canta una canzona antica e sempre nuova, che la natura intende risvegliare con suoni e balli e lazzi, e con soavi ‘laudi’ e ‘madrigali’. Il suo cantar galante il verso rima, ricco di ammiccamenti salaci e gai che al cor danno allegrezza e a novi amor sollecita gli amanti. “Temp’è d’annamorare...”, invita il ritornello. Di calle in calle, di bocca in bocca, ripete l’eco la fresca voce d’una pulzella, ed è già un coro:

Ecco la Primavera!...

Così cantando si rinnova in questo periodo dell’anno il nostro benvenuto alla stagione amica che, oltre ai significati propiziatori d’appartenenza a più antichi riti agrari della fertilità, assume nell’allegoria medievale carattere simbolico. Messer Boccaccio nel ‘Decamerone’ parlando dell’equinozio di primavera fa ripetuti accenni a danze, girotondi e canzoni in cui si rende offerta di rami fioriti e di ghirlande di sempreverdi all’intrecciarsi di nuovi amori. Il giovine Botticelli trae ispirazione per una composizione nuova in cui si intessono carole danzanti a salutare l’arrivo di Madonna Primavera.
Entrata nell’espressione cortigiana medievale, intenta a rallegrare lo spirito e a riappropriarsi dei significati terreni dell’esistenza, la forma poetica della ‘laude’ e successivamente del ‘madrigale’ è scritta per essere cantata, successivamente divenuta moda, gioco, vezzo nell’espressione convenzionale del corteggiamento amoroso:

S’odan la notte e’l giorno in versi tanti...
E gl’infelici e stravaganti amanti
Piglian conforto a suoi aspri martìri
e scaccian via da lor l’affanni e pianti... (2)

Ciascun suoni, balli e canti...

Dicono i versi di un’altra canzona in voga composta dal Magnifico Lorenzo, ed è già festa. Nelle contrade dell’umbra Assisi, fra stendardi e bandiere, i Nobili della «parte di sopra» già fan tenzone con gli Artigiani della «parte di sotto». La disputa di giochi medievali si contende davanti al Maestro di Campo che assume simbolicamente i poteri della città. Vengono stesi sulla via tappeti floreali tessuti di petali di rose, di margherite, d’anemoni e papaveri sui quali, circondata dalle sue ancelle, passa la proclamata Madonna Primavera, “della città la giovine più bella”. Intanto che gruppi di sbandieratori, alfieri e tamburini, danno il via alla grande giostra in cui si rievoca la storia in chiave sfarzosa e allegra.

Ecco la Primavera!...

Intona il menestrello al suono della controdanza, e i danzatori in coro ripetono il ritornello:

Hor che la nuova e vaga Primavera
Ritorna più che mai leggiadra e bella,
...
rallegranci ancor dunque e cantiamo
con chiare voci un canto allegr’è adorno,
acciò risuoni il ciel per ogni intorno. (3)

È questo il tempo in cui si rinnovano le promesse amorose, già espresse nel libro di ‘Laude’ da Jacopone da Todi (XIII secolo) e che seppur rivolte a un’altra Madonna ben più mistica, ha permesso il fiorire nella monodia profana un rinnovato fervore. Dal punto di vista strettamente vocale la ‘laude’ è già una canzone seppure religiosa, espressa nella lingua del volgo, liberamente reinterpretata dalla spontaneità popolare. Il genere musicale utilizzato talvolta per l’accompagnamento è prevalentemente quello della ‘mèlica’ di Giuliano da Spira (1250 circa), il cui testo poetico, successivamente adattato per musica, solistica o corale, o per voce sola o accompagnata da strumenti, varia modificando in molti casi quella strofica. La ‘laude’ è all’origine della rappresentazione popolare della Sacra Rappresentazione nei suoi diversi aspetti e rivolta soprattutto alle grandi festività religiose come la ‘Natività di Nostro Signore’, e la ‘Settimana Santa’ che precede la Pasqua.
Alla ‘primavera’ umbra si vuole faccia eco il rinnovarsi del fervore mistico della ‘laude’ francescana conosciuta come “Cantico di Frate Sole” che è di solito intonato da una voce solista e ritenuto, a ragione, uno dei più bei cantici rivolti a tutte le creature della natura, e che ha dato nel tempo, il maggiore impulso al germogliare del fenomeno linguistico così detto ‘volgare’ strettamente legato alla parola.

Cantico di Frate Sole (attribuito a San Francesco d’Assisi)

Altissimu onnipotente, bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore
Et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullo homo ene dignu Te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
Et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
Per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et erba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke
Perdonano per lo Tuo amore
Et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke’l sosterranno in pace,
ke da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no’l farrà male.

Laudate et benedicite mi’ Signore et rengratiate
E serviateli cum grande humilitate. (4)


Nella storiografia musicale si fa risalire il ‘madrigale’, messo in relazione al soggetto pastorale poetico musicale degli inizi, attorno al XIV secolo. Indicante una forma musicale fiorita della così detta Ars Nova, contrapposta all’Ars Antiqua che l’aveva preceduta e di un diverso sistema di notazione ritmico-musicale che suscitò polemiche e resistenze a causa dello spirito diverso che animava questo tipo di composizione. La Chiesa in particolare, ne avversò il carattere profano, che prescindeva decisamente dai modi liturgici. Il sorgere dell’Ars Nova coincise infatti significativamente con il periodo cruciale che segnò la crisi del medioevo, il tramonto dei principi universalistici della chiesa e dell’impero, l’ascesa di ceti e strati sociali portatori di contenuti nuovi in seno alla società.
L’Ars Nova che dalla Francia si era divulgata in tutta Europa, e quindi in Italia, presenta caratteristiche peculiari di semplicità e genuinità che contrastano con gli schemi più intellettualistici e sofisticati della musica francese dell’epoca. Inoltre, in Italia, praticò più raramente la musica religiosa e ignorò quasi del tutto il ‘mottetto’ che era invece espressione tipica francese del ‘virelai’. Forme proprie dell’Ars Nova italiana furono appunto il ‘madrigale’ a due o tre voci, la ‘caccia’ e specialmente la ‘ballata’ polifonica. Fra gli autori di questi generi si ricordano Giovanni da Firenze, Jacopo da Bologna, Lorenzo e Gherardello da Firenze, Francesco Landini e Matteo da Perugia. L’altra forma del ‘madrigale’ polifonico a quattro e a sei voci si svilupperà molto più tardi nel XVI secolo, con prevalenza della voce superiore a uso della scrittura isoritmica.
Verso la fine del secolo il ‘madrigale’ incarna più d’ogni altra forma le esigenze di sentimentalità e di espressione degli ‘affetti’ che caratterizzano il tardo rinascimento. Ed è ancora il tema amoroso, o meglio il tema dell’amore per l’amore che qui più ci interessa e che si risveglia dal rinascimento in poi; e che segna quel “Cominciamento di Gioia” che Madonna Primavera porta con sé come riflesso  della novella stagione:

Ecco la Primavera!...

“Al venire della Primavera
Vattene via, inverno!
Lasciaci ballare fra noi!” (5)

Canta la novella gioventù a ‘l’entrada del temps clar’: (di anonimo)

A l’entrada del temps clar, eya
Per joia recomençar, eya
E per jelòs irritar, eya
Vòl la regina mostrar
Qu’el’es si amorosa
A la vi’, a la via, jelòs,
Laissatz nos, laissatz nos
Balar entre nos, entre nos.

El’ a fait pertot mandar, eya
Non sia jusqu’a la mar, eya
Piucela ni bachalar, eya
Que tuit non vengan dançar
En la dansa joiosa.
A la vì, a la via, jelòs,
Laissatz nos, laissatz nos.

Los reis i ven d’autra part, eya
Per la dança destorbar, eya
Que el es en cremetar, eya
Que òm no li vòlh emblar
La regin’ aurilhosa.
A la vì, a la via, jelòs,
Laissatz nos, laissatz nos
Balar entre nos, entre nos.

Mais per nient lo vòl far, eya
Qu’ela n’a sonh de vielhart, eya
Mais d’un leugièr bachalar, eya
Qui ben sapcha solaçar
La dòmna saborosa.
A la vì, a la via, jelòs,
Laissatz nos, laissatz nos
Balar entre nos, entre nos.

Qui donc la vezés dançar, eya
E son gent còrs deportar, eya
Ben pògra dir de vertat, eya
Qu’el mont non aja sa par
La regina joiosa.
A la vì, a la via, jelòs,
Laissatz nos, laissatz nos
Balar entre nos, entre nos. (6)

Ed è alla poesia che ancora una volta ci rivolgiamo, quella poesia che ci vuole amanti e che suggerisce parole nuove, versi e canti per la stagion novella che siamo in uso chiamare ‘primavera’:

“Al cor gentil ripara sempre Amore...” (Guido Guinizelli)
“Questa rosa novella che fa piacer sua gaia giovanezza...” (Lapo Gianni)
“Per una ghirlandetta ch’io vidi, mi farà sospirare ogni fiore...” (Dante)
“Chiare fresche e dolci acque, ove le belle membra pose colei...”
(Francesco Petrarca)
“Ardo d’amore e conviemme cantare per una dama che mi strugge el
cuore...” (Lorenzo il Magnifico).

Ecco la Primavera!...

Ben venga Maggio, (Angelo Ambrogini detto Il Poliziano)

...e ‘l gonfalon selvaggio!
Ben venga Primavera
che vuol l’uom s’innamori
e voi donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori
vi fate belle il maggio... (7)

Conviene anche a noi cantare (i tempi di crisi lo richiedono), sulle note del più famoso dei canti composti per il 'Trionfo di Bacco e Arianna' del ‘carnasciale’ fiorentino. Un canto che è la celebrazione della gioia di vivere, anche se vi affiora un fondo di malinconia per l’incertezza del domani e una reminiscenza oraziana nell’invito a cogliere il momento presente e la gioia che esso può dare:


Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza.
...
Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovini e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza.

Donne e giovanetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Quel c’ha esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza.

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia! (8)


Note:

1) Francesco Landini “Ecco la Primavera” in “Landini and Italian Ars Nova” – Alla Francesca – CD Opus 111.
2) “Landini e la Musica Fiorentina” – Micrologus - CD Opus 111.
3) “Madrigale” di anonimo, in “Chominciamento di Gioia” - Ensemble Unicorn – CD Naxos.
4) Francesco d’Assisi “Cantico di Frate Sole” in “Laudario di Cortona” – Quintetto Polifonico Italiano di Clemente Terni - PCC – LP 0098.
5) “A l’entrada del temps clar” (trad. di Luisa Zappa) in Angelo Branduardi “Chominciamento di Gioia” – CD La Voce del Padrone.
6) Ibidem.
7) Angelo Ambrogini detto Il Poliziano, “Ben venga Maggio”, in “Pagine d’Oro della Poesia Italiana” – Selezione dal reader’s Digest – 1968.
8) Lorenzo il Magnifico, “Quant’è bella giovinezza”, in “Pagine d’Oro della Poesia Italiana” – Selezione dal reader’s Digest – 1968.

Bibliografia:

“Storia della Musica” Vol. III – Feltrinelli/Garzanti 1992.
Luigi Lucchi “Intorno alle melodie del Laudario di Cortona” in “Laude dugentesche” di Giorgio Varanini – Padova 1972.

Discografia (altra):

“Laude del Duecento e del Trecento” – Coro dei Concerti Spirituali della Cattadrale di Verona diretto da Luigi Lucchi.
“Laudi dal Quattrocento al Seicento” - Coro dei Concerti Spirituali della Cattadrale di Verona diretto da Luigi Lucchi.
“Francesco Landini Studio der Fruhen Musik” – EMI STUDIO – LP 3C 053-30113
“Musica del Trecento all’epoca di Jacopo da Bologna” - EMI STUDIO – LP 3C 053-30111
“Musica a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico” – Ensemble L’Homme Armé – CD Collection Europa 012.
“Chominciamento di Gioia” Musica all’epoca di” Boccaccio’s Decamerone” – CD Naxos.
“Codex Faenza”, Instrumental music of the early XVth Century – Ensemble Unicorn - CD Naxos.
“Il Cantico delle Creature” in Angelo Branduardi “L’infinitamente piccolo” – CD EMI contiene 11 canzoni su testi tratti da fonti Francescane.










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