Pubblicato il 21/02/2014 12:37:21
I brividi del sole
4 Febbraio 2012, torna la neve a Roma: il giorno dopo, un pettirosso è sceso spaurito e fiero nel mio giardino…
Sulla neve, dalla neve giù arrivi a me che da sempre – o mai più – t’aspettavo… Rotola il volo, zampetta lì, grigioperla sul bianco… Tanto lieve da fermare il respiro, e riammonirlo! Principino d’Ardore, suo severo batuffolo... Amore senza aggettivo, bianco senza colore, che arrossisce a donarsi e già s’insanguina come un sogno trasmigrato a lenirci.
Buffo il Sublime s’accontenta, sacramenta le poche briciole scosse dalla tovaglia: ciacole, mollichine del pranzo di oggi… Frulli, poi rincalzi le ali, ma pesi, vali nello sguardo – e già lo liberi, con te in volo come brilla un nome, ogni bacio baciato, radioso freddo strofinato in tepore. Pettirosso che tremi ma ci insegni la paura che sempre ti arrechiamo, soppesiamo nascosti, rapiti dietro i vetri, ogni finestra accesa di Realtà… Ritorni, ridiscendi – ma sempre teso a scappare… Due spilli neri, gli occhi, pungono carezze: le alette precipiti e tremanti, convulse nell’enigma che pur giungi a irradiare…
Feritoia di luce, bianco che si ferisce – appena un attimo, duole e ne sorride. Poi si scioglie in neve, ghiaccia nell’oltre, ci visita il cuore. Miracola le ali e torna in cielo, minuscolo a propagandare l’Immenso: come un apostolo la sua parabola racconta, c’infebbra in briciole.
Il canto è nostro, per questo tu lo taci, scheggi l’azzurro e raspi, limi l’anima quasi tronco o metallo… Stridi felice, ma noi già ti perdiamo, se per capirti dobbiamo perderti, amarti mentre fatato guizzi via, torni luce nel bianco! – ferita e feritoia, briciole coronate di sguardo, calore d’occhi…
Non c’è dolore in cielo, tu lo salvi quaggiù. Ora la neve è carta, e s’addormenta: poi ci risveglia, assieme, ali e parole, i brividi del sole. Svoli via nello sguardo, torni parola – questa – . Il petto rosso ci sarà promessa, ogni nostra ferita che il Mondo sta guarendo, perdonata d’Amore.
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