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Grazie Maestro - mostra-evento su Modigliani

Argomento: Arte

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 07/06/2019 17:40:18


Grande Evento alla Pinacoteca di Brera.

Grazie Maestro!

"La stagione di Ettore e Fernanda"
Ettore Modigliani fu direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, soprintendente della Lombardia dal 1910 al 1935 e organizzatore della mostra più importante sull’arte antica italiana a Londra nel 1930. Modigliani ha anche avuto il privilegio di vivere in prima persona alcuni esaltanti momenti professionali, come l’esposizione a Brera della Gioconda di Leonardo da Vinci (1913) (link a Brera Story Quando Modigliani dormì con la Gioconda), il recupero delle opere d’arte trafugate dall’Austria all’Italia (1920), il grande riordino della Pinacoteca Braidense (1925) e la fondazione dell’Associazione degli Amici di Brera (1926).

L’incontro con Fernanda Wittgens
Il rapporto di Modigliani con Fernanda Wittgens, fu uno dei più importanti nella storia di Brera. Si incontrarono per la prima volta nel 1928 quando lei arrivò come assistente a soli 25 anni e lavorarono insieme per diciannove anni collaborando anche per la mostra londinese del 1930.
Nè posso, in una occasione come questa, tacere dello spirito di organizzazione
della signorina, spirito di cui ottima prova anche durante la preparazione
e il corso della mostra di antica arte italiana a Londra nel 1930;
sì che l’opera sua, venuta a conoscenza del Governo britannico,
fu premiata con una onorificenza; onorificenza che solo in straordinarissime
circostanze è conferita ad una donna, per di più, straniera.

Per concludere: io posso in piena coscienza dichiarare all’on. Commissione
che se si fosse oggi al punto di giudicare un concorso a un posto non di Ispettore,
ma di Direttore, il mio giudizio e la mia dichiarazione
di maturità e di merito, circa la signorina, non muterebbero.

12 aprile 1933.
Lettera alla Sovrintendenza all’arte Med. E Mod. Milano di Ettore Modigliani.

E ancora lei fu al suo fianco durante la ricerca e il successivo acquisto del capolavoro, ora esposto alla Pinacoteca di Brera, di Caravaggio La cena in Emmaus.
Modigliani sta sulle piste di un quadro insegue (un Caravaggio)
col quale gli Amici di Brera potrebbero fare splendida figura.
Ella [sa come] ´è cosa ardua e delicata, conviene per ora
non parlarne, specialmente a Chierici e Moratti.
Quando sarà sicuro che si tratta di un Caravaggio
e che lo si può avere, verrò da Lei a darle spiegazioni
e a concretare il piano per conquistare il quadro.

24 ottobre 1938
Lettera di Fernanda Wittgens al Senatore Ettore Conti di Verampio, Presidente degli Amici di Brera.

Modigliani era un direttore di talento e in Fernanda Wittgens trovò qualcuno al suo stesso livello
Qualcuno che pensava come lui, che condivideva i suoi dubbi, che risolveva problemi difficili, che lo proteggeva dall’indignazione e dall’irritazione provocata dai limiti degli altri con le critiche schiette che solo un’amica vera può muovere.
L’esilio
Insieme affrontarono anche gli anni difficilissimi in cui Modigliani, di origini ebraiche, fu costretto a lasciare Brera (1935) proprio una settimana prima della pensione e fu trasferito all’Aquila per gli effetti delle leggi razziali.

1936
Appunto durante l’inizio delle indagini del Giudice istruttore
il Ministro De Vecchi m’inferse il colpo della defenestrazione
in Aquila.

Non c’era da temere assai che esso potesse influire
sul Magistrato, perché la Magistratura giudica su fatti
e non su chiacchere, ma c’era da temere, e gravemente,
che l’opinione pubblica italiana legasse quelle accuse
alla mia altrimenti inesplicabile punizione,
e finisse per dubitare della mia rispettabilità.
E questo mi straziava il cuore.
[…]
Tutto fu tentato contro di me all’udienza, forti dell’appoggio
di Roma: dalle insinuazioni alle invettive plebee lanciatemi
contro dai due luminari del foro – uno, un magno gerarca fascista –
e punteggiate ad ogni istante, per smontarmi,
dagli scherni e dalle prevedibili grida:
“Lei è stato cacciato da Brera! Cacciato da Brera!
..., alle “testimonianze” accattate dovunque e comunque.
Il magno gerarca non si peritò infatti dal portare in udienza
alcuni numeri del “Popolo d’Italia” in cui ero stato violentemente
attaccato per antifascismo a causa di un incidente avvenuto
un giorno a Brera, e dall’urlare che, in fondo,
il processo doveva essere considerato un processo politico.
[da Ettore Modigliani, Le Memorie, 1947]

Il Mentore
Durante il suo esilio forzato, Modigliani scrisse il classico di storia dell’arte, Il Mentore, volume che non potè firmare sempre a causa delle leggi razziali e che uscì nel 1940 a firma di Fernanda Wittgens.
Sul finire del ’38 il “Mentore” – poiché mi parve opportuno che anche dal titolo
il volume rilevasse subito il suo fine di fornire i primi insegnamenti scientifici
per orientarci nel campo della materia – era finito e in gran parte composto
nelle sue più che seicento pagine.
Ma scoppiarono le leggi razziali e apparve la conseguente impossibilità di attuare
qualsiasi provvidenza per una diffusione: non esposizione nelle vetrine,
non una recensione, non pubblicità di alcun genere, non uso del libro
nell’insegnamento scolastico, insomma il vuoto pneumatico di una pubblicazione
stampata alla macchia, e perciò il fallimento del volume.[…]

E allora?
Doveva rabberciare la situazione una cara amica mia e della mia famiglia,
una valorosa scrittrice d’arte, la Dott. Fernanda Wittgens, la quale,
animata sempre dal desiderio di alleviare la sorte di un perseguitato e mossa anche
da un qualche sentimento di gratitudine per quel tanto che forse ella poteva
avere appreso al mio fianco nei lunghi anni d’ispettorato a Brera, si offerse
di nascondere col suo il mio nome sul libro, come qualche altro
aveva già fatto in casi simili per le leggi razziali.

Incurante del rischio, cui ella si esponeva, di dover pagare almeno col suo posto
a Brera la sua generosità e del fatto che ella si sarebbe preclusa la via
a partecipare più a concorsi per l’impossibilità, al tempo stesso, di presentare
e di non presentare quale titolo il “Mentore”; incurante del tormento
che avrebbe dovuto affrontare di vedersi eventualmente tributate lodi
per un opera non sua, non volle consentirmi di respingere un atto
di sì disinteressata bontà; accettai e il libro è apparso al pubblico col nome della Wittgens.

Soltanto chi ha udito di fronte a qualche giudizio di approvazione,
le proteste di questa nobile creatura che la spinsero in qualche caso
fino al punto di spiattellare la pericolosa verità, soltanto chi ha veduto
il suo volto sbiancarsi dinanzi a un telegramma, o a una lettera, o alla pagina
di un periodico con una recensione favorevole, può essere giudice di quel tormento,
prodotto di una raffinata sensibilità e originato da una onesta coscienza
intollerante del vestire le penne altrui...

A Fernanda Wittgens, verace amica nella favorevole e nell’avversa fortuna,
l’espressione del mio animo riconoscente.
[da Ettore Modigliani, Le Memorie, 1947]

Nel 1940 Wittgens partecipò e vinse un concorso ottenendo la nomina per la Pinacoteca di Brera: fu la prima donna in Italia a ricoprire tale incarico nel ruolo del personale dei Musei e Gallerie. Fernanda Wittgens continuò l’opera di Modigliani, informando costantemente il maestro.

“… Io combatto: anche se non potrò vincere avrò fatto il mio dovere.
Ma vi sono ore in cui la nausea mi soffoca!
Specialmente quando vedo la meschinità degli uomini”.

Lettera di Fernanda Wittgens a Ettore Modigliani, maggio 1945
Ed ora mi permetto di dirle il mio pensiero; e non sorrido se sarò forse un po’ troppo
nelle nuvole della spiritualità. Ci sono cose di cui non si ama parlare:
ma in fondo è triste pensare che un giorno si può anche scomparire senza
che le persone più care sappiano cosa si aveva nel fondo dell’anima.
[…] Badi, non è il luogo e l’ora che fanno meditare.
Qui intorno si chiacchiera come in un salotto;
e da due ora siamo qui senza provare alcuna emozione.

Lettera di Fernanda Wittgens a Ettore Modigliani scritta a proposito di Guerra e pace durante un allarme aereo [1943]

Inaugurazione della Pinacoteca di Brera ricostruita, in prima piano Fernanda Wittgens e il Ministro Gonella, 1950

La fine della guerra e la ricostruzione
Dopo la guerra e il ritorno di Modigliani a Milano, lavorarono insieme per ricostruire la Pinacoteca di Brera gravemente danneggiata dai bombardamenti.
E sta bene.
Voi bombardate e incendiate spietatamente le nostre città più illustri,
storiche e monumentali, anche perché, noi,
non siamo in grado di rispondervi, ammesso che volessimo farlo.
È - si dice - la legge della guerra, e fino a un certo punto
può essere vero se prendono per buoni i motivi
dei cosiddetti obbiettivi militari.[…]
Chi non sa quale rancore covi ancora a Venezia, dopo 28 anni,
per le scempio austriaco del prodigio Tiepolesco del soffitto
degli Scalzi, scempio che è ancora oggi additato
come un abominevole atto di barbarie?
E gli Scalzi erano a due passi della stazione ferroviaria;
ma la Filarmonica, ma S. Chiara, ma la Scala, colpita
dagli spezzoni incendiari, ma Brera, ma S. Ambrogio,
il Palazzo Reale Normanno e S. Simpliciano
e cento palazzi fra i più meravigliosi d’Italia?
No: questo no, mille volte no.

Caro Direttore Brandi,
Le chiedo perdono se mi permetto scriverLe, uscendo dal ranghi
della subordinazione con un accento di semplice ed umana verità.
Non vorrei che Ella pensasse ad uno scontro dell’ambizione
di Modigliani con l’ambizione di Pacchioni.
Non vi è mai stata ambizione in Modigliani, ma il senso altissimo
della responsabilità che ha ispirato tutta la sua vita e il suo lavoro,
e che lo ha spinto a supplicare il Ministero di provvedere subito
al restauro del ‘Cenacolo’: di valersi di un’esperienza concreta,
non idoleggiando chimerici tentativi per esporre nel frattempo
il cimelio a prove che non furono - per grazie di Dio -
ma potevano essere mortali…

Non è ambizione quella di Modigliani, ma passione.
Pura.
Modigliani è ormai lontano da queste vicende.
Egli si sta lentamente spegnendo: saranno giorni o forse ore.
Sorriderebbe di questa mia lettera.
Ma io ho sentito il dovere di compiere quest’ultimo gesto
di lealtà verso chi è stato per anni maestro.
E sempre ci rimarrà esempio.
Scusa l’ardire.

18 giugno 1947
Lettera di Fernanda Wittgens a Cesare Brandi
Ettore Modigliani morì il 22 giugno 1947,
quattro giorni dopo questa lettera.
Fu la Wittgens che riaprì il Museo teatrale alla Scala, creato da Modigliani decenni prima e chiuso durante la guerra.

E ancora fu Fernanda Wittgens che finalmente inaugurò la Grande Brera in nome di Modigliani, il 9 giugno 1950, con tutte le trentotto sale completamente riallestite da Pietro Portaluppi.

In contrapposto, queste sale serene, accoglienti
intatto il tesoro della collezione Napoleonica
di pittura veneta e lombarda, possono darvi
la coscienza di quello che fu l’orrore della guerra
e di quella che é la vittoria spirituale della rinascita.
Un’altra voce doveva cantare questo miracolo:
la voce animatrice del suo primo artefice:
Ettore Modigliani.

9 giugno 1950
Fernanda Wittgens
Discorso pronunciato all’inaugurazione della Pinacoteca.

Dal momento in cui si conobbero, nel 1928, fino alla morte di Modigliani, nel 1947, il rapporto di Ettore Modigliani con Fernanda Wittgens – pur sempre platonico – crebbe ben oltre quello di semplice maestro e allievo.

Il rispetto e l'affetto che provavano l'uno per l'altra poteva solo essere chiamato amore.
Le tracce scritte del loro legame sono poche e nei lunghi anni di forzata assenza di Modigliani da Brera, ovviamente la loro corrispondenza era clandestina.
Tuttavia, il loro lavoro, guidato dall’amore comune
per la cultura, per Milano e per Brera, vive ancora davanti agli occhi di tutti noi!

Un ringraziamento speciale alla famiglia Pontremoli e a Marco Carminati.
Di prossima uscita, giugno 2019, il fumetto Ettore e Fernanda
di Paolo Bacilieri edito da Coconino Press/Fandango Editore.
Dalle Memorie di Ettore Modigliani (Biblioteca dell’Arte, Skira)
Design e sviluppo: Viva!

L'esposizione che si svolge su più sale fornisce una ricca documentazione fotografica degli interpreti e dei guasti della guerra, ma anche della ricostruzione che 'visitandola' è possibile seguire quali siano stati i lavori che l'hanno riportata alla sua immagine attuale. Quella che noi tutti apprezziamo ed amiamo, milanesi e no, come me che vi scrivo.

L’immagine.
Da sinistra, il maggiore Longden, il comandante Sturlese ed Ettore Modigliani sul ponte della «Leonardo da Vinci» carica di capolavori italiani per la mostra di Londra del 1930.






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