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’I BIRILLI’ ..una tipologia umana da evitare.

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 22/10/2014 16:05:24

I Birilli, (..una tipologia umana ‘da evitare’).

“Ehi lei! Si può sapere che ci fa lì, piantato in mezzo di strada?”
“Il birillo!”
“E questa le sembra una risposta?”
“Volevo provare la sua capacità di evitarmi!”

Non so voi, ma io non ho mai sentito replica più imbecille a una domanda lecita come quella fatta a un pedone che per accendersi una sigaretta si è fermato nel mezzo della carreggiata. Per non dire di quanti ormai sono impegnati al telefonino e non guardano neppure dove stanno andando. Tant’è che qualcuno viene letteralmente ‘raccolto’ dal primo automezzo che passa senza che neppure se accorga.

“Senta, non potrebbe andare a mangiare al parco anziché occupare le strisce pedonali e lasciar scorrere il traffico?”
“Lei ha mai provato il gusto di un ‘pizza’ sulle strisce?”

Il doppio senso è ovviamente scontato ed a ragione o a torto è buona educazione lasciar perdere, come dire, evitare. Non c’è ragione di prendersela neppure con gli autisti della domenica, quelli che per modo di dire ‘portano a spasso’ l’automobile. Nel senso che gli fanno fare un giro per tenerla ‘a punto’ quel tanto che serve a non farla arrugginire. Allora li vedi che la spolverano, puliscono i vetri non con le spazzole bensì con un panno impregnato di liquido detergente, scuotono i tappetini sotto i piedi, aprono e richiudono i vetri dei finestrini ma si dimenticano di accendere le luci di posizione e di mettere la freccia prima di staccarsi dal marciapiede, e finalmente vanno. Non prima di aver fatto incavolare l’autista dell’auto che in quel frangente sta arrivando ed è costretto a rallentare se non a fare una brusca frenata.

“Dico, scusi per caso porta le uova? No, sa perché, ha la strada libera per camminare e invece …”
“Infatti sto camminando!”

Se ci fate caso, la risposta giunge sempre adeguata al soggetto che stiamo osservando in quell’istante. Come ad esempio la signora che pensa di stare a prendere il tè con le amiche e guarda il semaforo come fosse un optional della sua conversazione, e che al suono di un clacson, si guarda intorno chiedendosi se per caso con quel frastuono qualcuno, al di fuori della sua cerchia, si stia proprio rivolgendo a lei. Quindi toglie il freno a mano che mette ogni volta si ferma a un semaforo, e riparte quasi subito, nel senso di ‘sì, ma con comodo’. Al che viene da chiederle quale colore preferisce?

“Signora abbiamo solo questi tre colori, giallo, rosso e verde, possibile non ce ne sia uno di suo gradimento?”
“Se è per questo preferisco il fuxia!”

Vi prego ditemi che non è vero, che il Taxi quando percorre la sua corsia preferenziale va a 30Km l’ora e quando s’immette nel percorso urbano va a 20Km alle due ore. Il reclamo delle auto che lo seguono, perché in vero non c’è spazio per superarlo, diventa feroce.

“Se scende magari ci facciamo una briscola, che ne dice?”
“Domando, perché non va a dormire la notte … (invece di dormire durante il giorno) è sottinteso.
“Hai provato con la bicicletta?”
“Lasci stare tutte quelle camomille che prende per rilassare le corna, si prenda un caffè che almeno la tira su!”
“Magari ti viene meglio con la carriola!”
“Sì certo, quella di tuo nonno!”, è la risposta più educata che ci si possa aspettare.

Se non avete mai discusso con un tassista, certamente non siete mai stati appellati come si deve, a Roma poi, un ‘tassinaro’ potrebbe tirare giù tutto il vademecum dei vostri antenati. Per non dire cosa potrebbe succedere a Napoli … ovviamente.

“Ti vuoi togliere di mezzo, pezzo di stronzo!”, grida dal finestrino la quarantenne frettolosa cui si sta facendo tardi, alla quale la vostra presenza da fastidio non meno di qualunque altra, solo perché occupate la strada o, per così dire, ‘esistete’. Chiederle perché di tanta fretta sarebbe inutile, in quanto sarebbe presa come un’intrusione alla privacy che non compete nessun altro se non lei. Sebbene non abbia ancora un lasciapassare che le consente di salire sui marciapiedi, occupare gli spazi interdetti ecc. Lei, con la sua ‘Smart’ inviperita pretende di passare comunque anche in mezzo al traffico impazzito di certi giorni in cui neppure al Papa sarebbe concesso.

“Fine davvero, non c’è che dire, molto femminile!”
“Ma vai a fare in culo!”
“Sì cara, quando vuoi, facciamo a casa mia o a casa tua? Per me fa lo stesso!”

Simpatica la ragazza che invece al suono del mio clacson perché non si muoveva, mi accostato al semaforo successivo e mi ha detto: “Visto che ti piace la musica, perché non suoni un tango, così balliamo!”

Lo sapevo, l’ho sempre saputo d’essere un birillo, di quelli che si ritrovano nella pista del Bowling, magari a fare da spalla a quello centrale che tiene le fila. Sì, perché qualche volta (in verità potrebbero essere molte) mi sono trovato ad essere d’impaccio nel bel mezzo dell’entrata di un teatro o una sala da concerto, solo perché con i biglietti già staccati in mano aspettavo l’arrivo di qualcuno che, guarda caso, era dietro di me o al mio fianco e per una qualche ragione all’improvviso non c’era più.

Immaginatemi alle prese con quell’adorabile signora che era mia madre la quale, nell’entrare al Teatro dell’Opera rimane avvolta nelle doppie tende di velluto e scompare. Sì, letteralmente sparisce. Con la mascherina che mi ripete di seguirla per indicarmi quali posti occupare, l’inserviente che trattiene la gente che spinge per entrare, alcuni allarmisti che non capiscono ed alzano la voce, qualcuno che inciampa e per non cadere s’aggrappa alle tende. Il tutto mentre lo spettacolo sta per iniziare. Il finale di questa assurda pantomima è visto la chiamata di un medico di pronto soccorso per alleviare lo spavento all’anziana signora, l’assicurarsi da parte del direttore che non si fosse fatta nulla di grave, il ripristino dello sconquasso causato nei tendaggi da parte degli inservienti, il conseguente quanto necessario ritardo dell’andata in scena.

“Mamma per favore dimmi come hai fatto?”
“Non saprei, per un istante mi sono persa fra le pieghe delle tende, sai come Francesca Bertini, solo che quando mi sono aggrappata, il velluto delle tende non mi ha tenuta. Così, piuttosto che cadere mi sono lasciata scivolare sul parquet.”
“Però, da diva!”
“Beh, visto che si era a teatro!”

Stavo per commettere un’infrazione stradale quando il vigile urbano ch’era sul marciapiede di fronte mi ha fischiato, facendomi segno che non avrei potuto fare la manovra. Così ho accostato e gli ho chiesto il nome di una via che sapevo adiacente.

“Per favore sto cercando Via … , può indicarmi come arrivarci?”
“Prego, deve proseguire in questa direzione poi non la prima ma la seconda deve voltare a sinistra.”
“Bene, molte grazie!”
“No, aspetti un momento, lì non si può girare, c’è il divieto di svolta a sinistra.”
“Vuole essere così gentile di indicarmi come ci arrivo?”
“Eh, è una parola! … Facciamo così, lei prosegue poi quando arriva all’altezza della strada che le ho appena indicato, volta a sinistra. Tanto il vigile non c’è!”

Così dicendo si è voltato nel senso opposto e si è incamminato. Ora ditemi voi, in quale altra parte del mondo è possibile che accada? Quando si dice l’efficienza!

Si parlava dei birilli, ma quanti sono? Non sono ancora riuscito a quantizzarli ma credo ce ne siano un’infinità, del resto non ho provato neppure a fare un censimento, se non altro a livello statistico potrei ottenere una percentuale che, approssimativamente, uno più uno meno dovrebbe raggiungere il 90 per cento, esclusi i presenti, ovviamente!
Basta accendere la TV per accorgersi dell’infinita quantità di ‘soggetti birillo’ appaiano sullo schermo ogni giorno. Prendiamo ad esempio i telegiornali, non c’è un servizio, dico uno, dove non ci affacci l’imbecille di turno che sta lì a guardarsi e farsi guardare, che saluta, sorride, si ‘sbraccia’ per essere riconosciuto. Ma da chi?
Per non dire dei talk-show, dove sono tutti mimetizzati tra il pubblico presente con quelle facce da idioti contenti, che non capiscono niente di quanto si va dicendo. Anzi, peggio ancora, che non gliene importa un fico secco di quanto si va discorrendo. Sì da sembrare pesci in un acquario, con rispetto parlando, per i pesci ovviamente.
E magari s’aspettano anche di ricevere l’Oscar per la migliore interpretazione del cretino. A proposito, se non avete ancora visto, procuratevelo in DVD, il titolo, se non l’avete ancora capito è “La cena dei cretini”, un film da sbellicarsi dal ridere. Un consiglio? Proponetelo ai vostri amici, e certamente qualcuno vi si rispecchierà. riconoscerete.

Il rischio è di perderli come amici.










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