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Berlinale Festival del Cinema – tutti i premiati

Argomento: Cinema

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 18/02/2019 05:16:10

BERLINO 2019 Concorso
“Synonymes” vince l'Orso d'oro
in collaborazione con Cineuropa News

16/02/2019 - BERLINO 2019: L'israeliano Nadav Lapid ha conquistato l'Orso più importante con la sua storia parigina di trasformazione, nel corso di una cerimonia in cui hanno brillato l'Europa e la Germania
La 69ma edizione del Festival del cinema di Berlino (7-17 febbraio) si è conclusa con una cerimonia in cui il cinema europeo ha brillato, anche attraverso fruttuose collaborazioni con talenti di altre regioni, come nel caso del vincitore dell'Orso d'oro, l’unico e assolutamente magnifico Synonymes [+] di Nadav Lapid. Alla fine del suo discorso, il regista ha sottolineato che mentre il film potrebbe generare qualche forma di sdegno sia nel suo paese d'origine, Israele, sia in Francia, dove è ambientato, è davvero inteso come una celebrazione – del cinema, tra le altre cose.
Il Gran Premio della Giuria è andato a un altro titolo ambientato in Francia, Grâce à Dieu di François Ozon. Mentre ritirava il trofeo, il regista ha avuto parole di ammirazione per la lotta condotta dalle ex vittime di pedofilia che hanno ispirato il suo film.
L'Orso d'argento per la miglior sceneggiatura è andato a uno scrittore il cui lavoro è servito come base di molte grandi storie cinematografiche sulla camorra napoletana: Roberto Saviano (autore di Gomorra), per la sceneggiatura di La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi, scritta insieme al regista e a Maurizio Braucci, e basata su uno dei suoi romanzi.
Il regista norvegese Hans Petter Moland, un habitué del concorso berlinese, è stato premiato grazie al lavoro del suo direttore della fotografia, Rasmus Videbæk, nel magnifico e commovente Out Stealing Horses.
Il palmarès celebra anche la Germania, paese (co-)produttore di due dei vincitori nella categoria cortometraggi, del vincitore del premio alla miglior opera prima (Oray di Mehmet Akif Büyükatalay) e del premio al miglior documentario (Talking About Trees di Suhaib Gasmelbari). La Germania è inoltre rappresentata da tre vincitori di un Orso nella competizione internazionale lungometraggi, tra cui il miglior film; gli altri due sono Angela Schanelec, proclamata miglior regista per I Was at Home, but, e Nora Fingscheidt, Premio Alfred Bauer per System Crasher.
Juliette Binoche, presidente di giuria, ha ricordato l'assenza del film di Zhang Yimou, One Second, in concorso, essendo il film stato ritirato all'ultimo momento, ma il suo forte rimpianto è stato compensato dall'entusiasmo della sua giuria per le performance degli attori di So Long, My Son del connazionale Wang XiaoShuai, che ha dominato nelle categorie di miglior attrice e miglior attore.
La cerimonia si è contraddistinta anche per il saluto sincero al direttore uscente della manifestazione, Dieter Kosslick, e per la consegna di altri due Orsi, uno peloso e uno occhialuto, per celebrare questa speciale occasione.
I vincitori dei premi della 69ma edizione del Festival di Berlino:
Orso d'oro del miglior film
Synonymes - Nadav Lapid (Francia/Israele/Germania)

Orso d'argento - Gran premio della giuria
Grâce à Dieu - François Ozon (Francia/Belgio)

Orso d'argento - Premio Alfred Bauer
System Crasher - Nora Fingscheidt (Germania)

Orso d'argento del miglior regista
Angela Schanelec - I Was at Home, but (Germania/Serbia)

Orso d'argento della miglior attrice
Yong Mei - So Long, My Son (Cina)

Orso d'argento del miglior attore
Wang Jingchun - So Long, My Son

Orso d'argento della miglior sceneggiatura
Maurizio Braucci, Claudio Giovannesi, Roberto Saviano - La paranza dei bambini (Italia)

Orso d'argento del miglior contributo artistico
Rasmus Videbæk, direttore della fotografia - Out Stealing Horses [+] (Norvegia/Svezia/Danimarca)

Premio del miglior documentario
Talking About Trees - Suhaib Gasmelbari (Francia/Sudan/Germania/Qatar/Ciad)

Premio della miglior opera prima
Oray - Mehmet Akif Büyükatalay (Germania)

Berlinale Shorts
Orso d'oro al miglior cortometraggio
Umbra - Florian Fischer, Johannes Krell (Germania)

Orso d'argento - Premio della giuria al cortometraggio
Blue Boy - Manuel Abramovich (Argentina/Germania)

Audi Short Film Award
Rise - Bárbara Wagner, Benjamin de Burca (Brasile/Stati Uniti/Canada)
Nadav Lapid • Regista di Synonymes
“La mia motivazione ultima è quella di catturare una sorta di verità rispetto ai momenti”
di Bénédicte Prot

15/02/2019 - BERLINO 2019: Cineuropa incontra Nadav lapid - intervista

Abbiamo incontrato il regista israeliano Nadav Lapid per parlare di Synonymes, in concorso al 69° Festival di Berlino
Il regista israeliano Nadav Lapid ci parla del suo quarto lungometraggio, candidato all’Orso della 69ma Berlinale: il formidabile e singolare Synonymes, un film espansivo, sia verbale che fisico, in cui un personaggio non molto lontano da quello che lui stesso fu 17 anni fa arriva a Parigi, pieno di storie, per diventare francese ed essere sepolto a Père Lachaise.
Cineuropa: Yoav sembre essere più un concetto che un personaggio in senso stretto, una figura gettata in un universo beckettiano, o dall'altra parte dello specchio...
Nadav Lapid: È vero, nel senso che adotta un programma esistenziale a partire da un'idea che porterà avanti fino alla fine. Di fatto, vive la sua trasformazione a tutti i livelli, mentalmente, fisicamente e intellettualmente, e su base giornaliera, camminando per le strade di Parigi mentre mormora sinonimi. Detto questo, penso che come regista, ciò che mi affascina è creare un cinema che sia anche molto fisico e crudo, concreto e talvolta brutale, per rianimare un po’ le idee, per seminare il caos, evitare che ci si ritrovi solo con un concetto che incontra un altro concetto.
In effetti, rispetto alla coppia francese, molto cerebrale, che lo prende sotto la propria ala, Yoav è molto fisico. Il suo corpo esprime una rabbia che è quasi uno stress post-traumatico.
Soffre senza dubbio di una sorta di stress post-traumatico, ma il trauma è la sua identità, non qualcosa di concreto. Certo, è legato all'esercito, al servizio militare, ma è la vita che lo ha reso post-traumatico, la vita lì come un israeliano, e quindi cerca di staccarsi dal suo passato, rinuncia alle parole ebraiche e trova le parole in francese... Allo stesso tempo, la sua identità israeliana è ancorata nel suo corpo, che è molto israeliano. Questo è forse il motivo per cui tenta di annientarlo sin dall'inizio: prima lo congela, che è una specie di morte simbolica, poi lo affama e, infine, si prostituisce. Ma il corpo si rifiuta di scomparire e quando lo ha umiliato per bene, stranamente, le parole in ebraico sorgono di nuovo dalla sua bocca. Quindi, sì, penso che questo personaggio sia una specie di ferita ambulante, e deriva dal fatto che odia ciò che è.
Aveva già in mente dall’inizio la struttura che ha appena descritto?
Corrisponde alla mia esperienza personale di 17 anni fa. Quasi tutte le scene del film sono realmente accadute. Non mi piacciono molto i registi che fanno cose complesse e dicono "In realtà è molto semplice", ma qui devo fare lo stesso perché è proprio ciò è successo a me. C'è qualcosa di molto primitivo in questo film a livello narrativo: non ci sono molti punti di svolta, è la storia di un ragazzo che arriva, che vive la sua vita e se ne va. La complessità del film sta nel fatto che quasi ogni momento ed evento è intriso di ogni genere di cose che sono spesso contraddittorie.
Tutte le "storie" che Yoav porta con sé sono sue o le ha raccolte altrove?
La mia motivazione ultima è quella di catturare una sorta di verità rispetto ai momenti, non di fare auto-finzione. Sono convinto, inoltre, che ogni esperienza umana possa servire come finestra per osservare l'esistenza, e la mia esperienza personale non è così specifica, ma conoscere intimamente la mia mi ha permesso di entrare nel dettaglio. In questo senso, sì, mi è successo tutto quello che succede nel film, ma tutte queste questioni di identità (in che misura siamo schiavi del nostro passato e del nostro luogo di nascita, o al contrario siamo creature libere? Desideriamo davvero questa libertà? Ci si può davvero trasformare in qualcun altro?), penso che le affrontiamo tutti.
Cosa l’ha portata a scegliere questo approccio visivo molto vario, a volte colorato e mobile, a volte bianco e architettonico, con variazioni di angoli e distanze?
L'idea era di cercare di raggiungere la verità del momento. In questo senso, è una sorta di formalismo nudo e crudo che usa tutti i mezzi disponibili: suono, scenografia, costumi, cinepresa – perché non vedo perché la cinepresa debba rimanere emotivamente oggettiva: io metto in scena anche il corpo del capo operatore, perché per me i sentimenti passano attraverso il suo corpo e attraverso la sua mano che tiene la camera, e li vediamo sullo schermo, e anche loro sono importanti. Questo è il motivo per cui esiste davvero una sorta di diversità visiva, ma che cerca sempre di aderire a ciò che accade in scena, o di dare la visione opposta a ciò che vi accade.

Il PREMIO FIPRESCI di Berlino va a 'Synonyms'
di Cineuropa

16/02/2019 - BERLINO 2019: Dafne ottiene il FIPRESCI della sezione Panorama, il cui pubblico premia 37 Seconds e Talking About Trees. Europa Cinemas Label per Stitches
The International Federation of Film Critics (FIPRESCI) has handed out its trophies ahead of the awards ceremony of the 69th Berlin Film Festival. For the competition, the International Critics' Prize was bestowed upon Synonyms by Israeli director Nadav Lapid. For the Panorama selection, victory was claimed by Dafne by Italian director Federico Bondi, and as for the Forum section, the awarded film was Austria’s Die Kinder der Toten by Kelly Copper and Pavol Liska.
This year, the Audience Awards in the Panorama section went to Japanese film 37 Seconds, directed by HIKARI, and Sudanese director Suhaib Gasmelbari’s Talking About Trees in the documentaries section.

Lastly, the Europa Cinemas Label for Best European Film in the Panorama section, the award was given to Stitches [+] by Serbian filmmaker Miroslav Terzić, while the CICAE Art Cinema Award went to HIKARI’s 37 Seconds and French director Jean-Gabriel Périot’s Our Defeats.
Find the most relevant prizes of the independent juries here:

FIPRESCI Prize, Competition
Synonyms – Nadav Lapid (France/Israel/Germany)
FIPRESCI Prize, Panorama
Dafne – Federico Bondi (Italy)
FIPRESCI Prize, Forum
Die Kinder der Toten - Kelly Copper, Pavol Liska (Austria)
Audience Award, Panorama
37 Seconds – HIKARI (Japan)
Audience Award, Panorama Dokumente
Talking About Trees - Suhaib Gasmelbari (France/Sudan/Germany/Qatar/Chad)
Europa Cinemas Label
Stitches - Miroslav Terzić (Serbia/Slovenia/Croatia/Bosnia and Herzegovina)
CICAE Art Cinema Award, Panorama
37 Seconds – HIKARI
CICAE Art Cinema Award, Forum
Our Defeats - Jean-Gabriel Périot (France)
Ecumenical Jury Prize, Competition
God Exists, Her Name Is Petrunija - Teona Strugar Mitevska (Macedonia/Belgium/Slovenia/Croatia/France)
Ecumenical Jury Prize, Panorama
Buoyancy - Rodd Rathjen (Australia)
Special Mention
Midnight Traveler - Hassan Fazili (US/Qatar/UK/Canada)
Ecumenical Jury Prize, Forum
Earth - Nikolaus Geyrhalter (Austria)
Teddy Award - Feature Film
Brief Story from the Green Planet - Santiago Loza (Argentina/Brazil/Germany/Spain)
Teddy Award - Documentary Film
Lemebel - Joanna Reposi Garibaldi (Chile/Colombia)



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