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Il corpo odiato

Narrativa

Nicola Lecca
Mondadori

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 28/08/2009 16:44:00

Come messaggio di solidarietà alle vittime della violenza omofoba La recherche consiglia la lettura di questo libro che propone la giusta dimensione in cui collocare una storia d'amore fra due persone dello stesso sesso.

*

Ad un ragazzo di diciannove anni molte cose cominciano ad andare strette, gli abiti, la famiglia, il paesello, per questo Gabriele decide di andare a vivere a Parigi. Ciò che lo spinge oltr’alpe non è solo il desiderio di un orizzonte più ampio, ma è una ricerca ben più profonda, egli è infatti alla ricerca di quella vera parte di sé stesso che sente vivere solo in fugaci momenti. Il protagonista ammira i corpi dei ragazzi che desidera, talvolta bacia, e sogna per sé un corpo altrettanto bello per poter suscitare negli altri l’ammirazione, che lui stesso prova di fronte ad un bel ragazzo. Per giungere ad essere perfetto Gabriele si autoimpone una ferrea dieta ed un allenamento intensivo, ma soprattutto cerca la forma perfetta dentro di sé, scavando dolorosamente e a fondo tra i suoi primi ricordi, anche di attrazione, tra i legami che ha reciso con la sua famiglia e tra i ciò che sente sbocciare nel suo petto. Il ragazzo teme soprattutto di non essere bello, non desiderato/desiderabile arrivando ad odiare il suo corpo che non giunge alla perfezione che la mente gli impone. Ma a porre fine all’affannosa ricerca di una perfezione fisica e di un equilibrio mentale giunge, inatteso, l’amore, anzi l’Amore, quello con la A maiuscola, e qui il romanzo getta la sua patina malinconica e l’autore scrive pagine che dovrebbero essere divulgate nelle scuole, tanto sono forti e dense di ottimismo verso un futuro che non passa attraverso il raggiungimento degli stereotipi imposti dal gusto imperante, ma giunge con lo scoprire il sentimento vero. L’amore rende gli amanti perfetti l’uno agli occhi dell’altro e consente di riappropriarsi dell’amore verso il proprio corpo e disegna i sorrisi più belli sui volti innamorati. Un sorriso come traguardo, una meta che pare tanto semplice immersi nell’ipocrisia dei rapporti sociali, in cui i sorrisi si sprecano con affettata finzione: nella luce dell’amore un sorriso che sgorga spontaneo dal petto è una cosa bellissima.

Il libro è scritto in forma di diario, ed è sempre Gabriele a narrare i fatti in prima persona, scrivendoli e facendo ciò li rivive una volta tornato nella sua stanza, e rivivendoli li analizza, si osserva in modo abbastanza spietato, teme che il suo corpo non sia abbastanza bello, e contemporaneamente teme anche il suo stesso desiderio verso i ragazzi che ammira. nei suoi ricordi il protagonista ricostruisce dagli albori il desiderio verso un corpo perfetto di ragazzo, lo stupore, la presa di coscienza. A Parigi vive in una stanza che egli chiama “camera iperbarica” il suo rifugio isolato e protetto nel quale può smontare il proprio cuore ed analizzarlo, in modo spesso impietoso, senza paura del dolore, ma con la paura che il dolore sia per sempre, che sia dettato dalla ricerca di qualcosa di insano. per incontrare i ragazzi da baciare Gabriele va spesso in un locale, simbolo e specchio di quel mondo in cui tutto è falsato dalle luci colorate, dalla musica assordante e dalla voglia di apparire, ma emblematicamente incontrerà il ragazzo di cui si innamora all’uscita secondaria di un teatro, luogo dove si passa dopo aver riposto trucco, costumi e copioni e si torna sé stessi.
Un romanzo ben scritto da un giovane autore, ma già ben inserito nel mondo dell’editoria e nel panorama culturale europeo, ed è proprio quel voler essere letterato europeo che dà una visione ampia ed un respiro profondo al suo scrivere. La sua narrazione non si inscrive infatti nei modi tipicamente italiani contemporanei, ma denota una forte spinta verso il futuro e la modernità del poter vivere una Europa senza confini e senza barriere, il suo narrare, le modalità di scrittura e, in questo caso, il messaggio evocato, non hanno alcun ombra di provincialità o di bigottismo ad affrontare un tema che in Italia è, purtroppo, e sempre più un tabù e sempre più vittima di ignoranza e pregiudizi. Quanti ragazzi vivono anni terribili, arrovellati nel dubbio del non riuscire a capire di cosa sono realmente fatti, cosa li spinge controcorrente, immersi nell’assurda cultura-spazzatura propinata ventiquattr’ore su ventiquattro nel nostro povero stivale, che continua a propinare, quasi imporre come unico modello quello del “maschio-eterosessuale-conquistatore” e sia completamente dimentico del modello dell’amore profondo, anche fra un ragazzo ed una ragazza, figuriamoci se a vivere l’amore sono due persone dello stesso sesso! Quello di Nicola Lecca è sicuramente un gran libro (forse per questo motivo non ha vinto quest’anno il noto premio letterario…) riesce in a trasmettere una positività molto forte, trasmette, dopo pagine di angosce, di durezza, di desiderio del protagonista di essere un altro, a ricostruire un Gabriele fatto delle stesse cose di cui era composto il Gabriele delle prime pagine, ma con in più la scintilla dell’amore. E l’amore è uno solo, non fa differenze di sesso, di età o di paesi, ecco perché è assurdo essere accoltellati per un affettuoso bacio, e perché è altrettanto orribile ed ignominioso che una Stato, che si dice paladino della giustizia, non tuteli e soprattutto rispetti ogni forma d’amore.
Un accorato grazie a Nicola lecca per il suo bellissimo libro e la grazia e la forza con cui ha saputo scoprire con soavi toni quell’età della vita da tutti dipinta come la più bella ma che può rivelarsi infernali quando non si trova il bandolo per districare la matassa dei propri sentimenti e si teme di non cominciare mai a vivere costretti in un corpo che assomigli poco ai falsi e subdoli modelli imposta dai media.

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