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Ezio Bosso allo Sferisterio di Macerata

Argomento: Musica

Saggio di Gio-Ma 

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Pubblicato il 16/08/2016 17:51:58

Ezio Bosso “The 12th Room Tour” allo Sferisterio di Macerata 14 Agosto 2016.

Attraversare le ‘12 stanze’ che Ezio Bosso ha messo insieme in questo suo concerto dal vivo è come rivisitare l’intero catalogo della musica classica che dal filosofo dell’armonia quale può essere considerato Bach, arriva al decostruzionismo (derridiano) del contemporaneo Cage, quasi a formare un'unica partitura per ‘piano solo’, senza presunzione di sospensione e di contaminazione. Può sembrare incredibile come qui la fusione dei diversi stili dia forma a un unicum la cui rivisitazione ‘colta’ offre spunti di intervento per assoli jazzistici alla Ellington, al minimalismo di Newman o alla miscellanea quantistica di Glass. Tuttavia possiamo credere all’evoluzione musicale di un genio della nostra era, la cui versatilità stilistica nell’uso del piano ‘accelerato’ ricorda il Glenn Gould delle ‘Variazioni Goldberg’ (Bach) e delle strenue ‘3 Piano Sonatas’ (Hindemith), ma ed anche, le ‘variations in jazz’ elaborate da Keith Jarrett e da Cick Corea.
Comprensibilmente la ‘variazione’ può essere considerata la cifra musicale di Ezio Bosso che, per quanto non sia frutto esplicito dell’improvvisazione è decisamente ad essa succedanea, in quanto dà alla variazione un senso compiuto in termini musicali: “sicché sarebbe ora di rivedere le opinioni comuni su quello che è ‘il monolito uniforme’ della (così detta) musica classica”. Del resto è ben noto che l’arte dell’improvvisare musica a comando, sulla base di una variazione su un tema, non è esclusiva del jazz che l’ha istituzionalizzata a forma principale di composizione semplicemente perché ha potuto conservarsi principalmente grazie alle incisioni su supporti materiali diversi dai fogli di carta con pentagrammi e, per tale ragione, ha potuto continuare ad evolversi molto più sulla base delle variazioni che sulla selezione dei temi.
“La musica classica, per come la conosciamo oggi, è sostanzialmente il risultato di ciò che siamo stati in grado di conservare nella cultura della musica scritta e trascritta, perché quello era sostanzialmente l’unico strumento a disposizione per poter conservare la musica. È acclarato che Bach, Mozart e Beethoven fossero degli eccezionali improvvisatori, tuttavia questo non significa che fossero semplicemente dei filosofi trasposti in musica, capaci di dedicarsi esclusivamente alle composizioni scritte sulla carta in quanto più vicino ai massimi sistemi, già propri della cultura classica tedesca” (*).
Con “The 12th Room” Ezio Bosso avanza supposizioni musicali ‘altre’ che vanno dal razionalismo al minimalismo per quanto rimangano indubbiamente letterarie e poetiche, lì dove la letteratura e la poesia classiche sposano l’inquietudine e la solitudine individualista della cultura dei nostri giorni. Si pensi all’utilizzo letterario della ‘stanza’ nelle forme più comuni dei testi di musica sacra e degli inni; nei componimenti poetici del passato (Dante, Poliziano, Petrarca), e nella lirica moderna (Carducci, Dannunzio, Leopardi). Una ‘stanza’, inoltre, “..che non è solo dei poeti, a chi non è capitato di chiudersi in camera propria a piangere un amore, o di ascoltare la musica ad alto volume per isolarsi dal mondo esterno, ed entrare nel piano dell'immaginazione guardando al di fuori della finestra della camera, del treno, del pullman, o dell'auto, e scoprire di non vedere l'orizzonte, (..) ma ciò che rende possibile l'appropriazione, in forma di visione e di parola, ciò di cui altrimenti il soggetto mai potrebbe appropriarsi” (**).
In metrica, si definisce ‘stanza’ sia la strofa di una canzone (cioè una struttura di più versi cui è associato un determinato schema di rime), sia un testo poetico di una sola strofa come il ‘sonetto’. Come scrive Fernando Salsano la stanza è il luogo “che offre al poeta il conforto della solitudine e della meditazione, ma è anche luogo della creazione poetica, e di un'elaborazione fantasmatica del vissuto che ne è presupposto. (..) Nel suo insieme, la concretizzazione e il simbolo di tale dimensione, è lo spazio che contiene e rende possibile la relazione fra il poeta e i fantasmi del suo desiderio, lo spazio attraverso il quale l'esperienza esistenziale comunica con il suo ‘oltre’, e cioè con quel tessuto di visioni, immagini e parole che è il rovescio della trama del reale e la materia prima della poesia” (**).
Inoltre la ‘stanza’ in sé, contiene tre diverse dimensioni: l'ambiente in cui il poeta si ritira per creare, lo spazio della dinamica interiore da cui la parola poetica scaturisce e la forma che essa assume traducendosi in scrittura. In essa, quindi: “..è dato cogliere, sul piano figurale, l'unità di un'esperienza che si presenta contemporaneamente come esistenziale, visionaria e verbale; in altre parole come reciproca implicazione e reversibilità di realtà, fantasma e parola in seno all'atto creativo” (**). È qui, in questa esatta dimensione che s’inserisce Ezio Bosso compositore ed esecutore, attraverso le sue esibizioni ‘uniche e irripetibili’, che possiamo attribuire ad ogni suo singolo incontro dal vivo con la musica e con il pubblico.
È quanto più recentemente accaduto nelle molte serate del suo Tour che l’ha visto inoltre presente all’Arena Sferisterio in occasione del Macerata Opera Festival 2016 che ha richiamato un folto numero di fan ma anche di critici e interpreti musicali (2000 persone) che gli hanno decretato una doppia standing ovation, conclusosi con la sua Sonata n.1 in Sol Minore. “La musica è una società ideale - ha detto al pubblico - perché più io suono bene più gli altri vorranno suonare meglio di me in un miglioramento reciproco. La vita è condivisone”.
Ma se possiamo considerare Ezio Bosso un valido esecutore secondo i lemmi della composizione classica, ancor più è compositore, per quanto ‘sofisticato’ sia, di ‘jazz’. Lo hanno rivelato i brani eseguiti nella ‘prima parte’ del concerto (contenuti nel CD1), con il suo spaziare attraverso le ‘stanze’ da Bach a Gluck, da Chopin a Cage rinominandole secondo l’intensità dell’emozione che egli stesso ha provato e riprovato eseguendo al piano i dettami dei grandi nomi che hanno fatto la storia della musica, quasi (e qui azzardo), seguendo l’intuizione filosofica ‘Air and Dreams’ di Gaston Bachelard nei termini propri e impropri della metafisica, intesi come: aria, acqua, spazio, fuoco, secondo lo spirito e la poetica della rêverie.
E che cos’è la rêverie se non l’apprendimento di ciò che viene elaborato nello stato interiore della coscienza nel quale si verifica il processo di onirizzazione della realtà; se non l’afflato che consente all’artista di essere creativo nel suo fantasticare (?). Che cos’è, quello che Ezio Bosso ha regalato al suo pubblico e che ritroviamo per intero registrato nel suo ‘concept album’ quasi interamente live, durante i concerti al Teatro Sociale di Gualtieri (Reggio Emilia) nel settembre del 2015, se non un voler rappresentare metaforicamente le fasi che (con lui tutti noi) attraversiamo nella vita (?). Fatto è che nella Sonata No. 1 in Sol Minore che simboleggia la ‘dodicesima stanza’ e che da nome al Tour egli si è così espresso:
"Questi brani, come sempre nelle mie scelte, rappresentano un piccolo percorso meta-narrativo. C'è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze, nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell'ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare".
Ciò che più appassiona di Ezio Bosso è la sua presenza scenica, quel tutt’uno che egli forma con il suo pianoforte gran coda Steinway & Son della collezione Bussotti-Fabbrini appositamente preparato sulle specifiche del Maestro da Piero Azzola; e se vogliamo con l’ampio palcoscenico dello Sferisterio di Macerata, qui inteso come piattaforma che si dispone a levarsi nello spazio al seguito delle note che lo sospingono, come per una rappresentazione mitologica, verso l’Olimpo dei poeti. Si è qui parlato del ‘poeta’ con una grande levatura musicale, pianista, compositore e direttore d’orchestra proveniente dall’Accademia di Vienna, arrivato a dirigere alcune delle più importanti orchestre internazionali come la London Symphony Orchestra, The London Strings, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra dell’Accademia della Scala.
Per chi non lo conosceva già va detto inoltre che è compositore di colonne sonore per il cinema quali: “Io non ho paura” di Salvatores; “Rosso come il cielo” di Bortone, per il teatro con registi come James Thierrèe, e la danza per coreografi come Rafael Bonchela, fino a sperimentare le ‘emozioni’ contenute nei ritmi contemporanei. Per cui assistere a un suo concerto è vivere un’esperienza ‘unica e irripetibile’ e, al tempo stesso, conoscere un genio assoluto di quella musica universale che tutti ci appassiona e ci accomuna.

Ezio Bosso (malato di SLA) è stato costretto però ad annullare alcuni concerti previsti nei prossimi giorni su suggerimento dei medici, in modo da ridurre gli impegni dal vivo per "poter recuperare energie tra un concerto e l'altro". Il musicista ha motivato la decisione con queste parole:

"Mi dispiace tanto; per tutti noi, per me stesso per primo, dover cancellare o spostare un’occasione di musica. Mi dà tanta tristezza non poter fare tutto ma bisogna accettare che 'il tutto' è un concetto relativo e, per quanto io lo voglia, è il corpo che a volte deve decidere. Ed è meglio non farlo arrabbiare! Sono sicuro e spero che troveremo un’altra occasione perché invece non è relativo mettercela tutta… E sapete che lo metto in ogni nota quel tutto. Così come in ogni giorno".

Ezio Bosso: un grande della musica universale.


Note:

(*)Ezio Bosso booklet incluso nell'album "The 12th Room" - EGEA Music

(**)Note su 'stanza' in 'Letteratura Italiana' - Einaudi e 'Storia della Musica' - Oxfors-Feltrinelli.






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