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Lettera aperta a Lilli Gruber

Argomento: Società

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 25/06/2016 04:17:51


Lettera aperta alla dott.sa Lilli Gruber
Conduttrice di “Otto e mezzo” un programma La 7 /TV.

Si dice ‘si da il caso’ ma è meglio dire ‘attribuire’, perché in quanto a darlo davvero non si sa più a chi rifilarlo questo ‘caso’, se ormai si usa chiamare al femminile ‘ministra’ il ‘ministro’, ‘sindaca’ il ‘sindaco’, ‘pompiera’ il ‘pompiere’, ‘ferroviera’ la donna ‘ferroviere’, l’ ‘alpina’ colei che presta servizio nel corpo degli ‘alpini’, così come diciamo, con ben altro significato ‘carabiniera’ la donna ‘carabiniere’, ecc. Qualcuno potrebbe ribadire che dovremmo chiamare ‘muratora’ la casalinga che rimette a posto i quattro sassi del muretto di cinta, o che ridipinge la parete di una stanza; e chiamare ‘giardiniera’ anziché ‘giardiniere’ la nonna che alla sua veneranda età cura ancora il giardino di casa. Mentre qualcun altro mi fa notare con tanto di interrogatico: che forse non diciamo ‘cittadina’ la donna che abita in città e ‘paesana’ l’abitante del ‘paesino’, o ‘postina’ colei che introduce la posta nella cassetta delle lettere? Così è che la nostra amata lingua, quella dei poeti e degli scrittori, oggi porge al femminile tutto ciò che nomina e che tocca, ma se davvero si vuole trasformare ogni desinenza, ogni aggettivo e ogni appellativo così come ogni nome e pronome, la donna dovrebbe dirsi ‘ia’ al posto di ‘io’, e il ‘caso’ al posto di ‘casa’ … mi lasci pur dire: che gran confusione!
Ma non si era detto che si dovevano abbattere le ‘differenze di genere’? Ed è questo secondo lei dott.ssa Gruber il modo di farlo? Allora mi permetto di consigliarle, pur con il rispetto/ta parlando della sua personale conduzione/na con molta eleganza e capacità intellettuale una trasmissione di prestigio/gia, di ristabilire quell’ordine linguistico/ca che necessita alla corretta comprensione dell’italiano/na, da parte di chi, al di qua del teleschermo, (oppure dovrei dire telescherma, visto che chi vi appare, come nel suo caso è donna?), sempre più spesso ormai è indotto a fare confusione tra i soggetti utilizzati nel discorso/si, o se preferisce nella ‘discorsa’/’discorse’.
Non nego che una certa confusione la stia facendo io stesso che scrivo che, se fossi donna / nel senso di femminile, dovrei dire ‘ia medesima che scriva’. Ammetto che neppure i ‘futuristi’ c’erano arrivati, ma poiché di questo passo non sappiamo cosa ci riserverà il futuro passo all’altro tema che mi sta a cuore e che rivolgo a lei dott.ssa Gruber di farsi portavoce di un dubbio che mi è sorto nottetempo, (a proposito ma il ‘tempo’ si traduce al femminile in ‘tempa’?, voglio augurarmi di no perché la confusione con tampax potrebbe essere alquanto insalubre; così come spero che supposto non diventi mai una supposta), che abbrevio qui di seguito/ta:
Cosa farne di tutti quegli ‘inglesismi’ entrati nel linguaggio comune dopo che la lingua inglese è stata scelta colme lingua ufficiale della Comunità Europea? Non è che gli inglesi, che pure in qualche modo stimo, intendono riprendersi anche il loro idioma? Sta di fatto, e non è come dire ‘si da il caso’, che a Napoli e non solo al posto di ‘Il re della pizza’ l’insegna luminosa a lettere cubitali riporta ‘King of Pizza’, che ‘Il tempio della pizza’ si chiami ‘The Temple’ per non dire l’inglese spesso storpiato nell’ambito del Web ecc. Non è che gli inglesi quel ‘caso’ ce lo stiano rifilando ben bene per non dover sostituire ‘loro per primi’ con la moneta, i pollici, le miglia, la benzina, word, web, rewind, men at work ecc. ecc.? Che cosa ne faremo di tutti quegli italiani che vivono in England che non parlano inglese come non parlano (e forse non hanno mai parlato) l’italiano?
Personalmente ritengo sarebbe davvero interessante ascoltare che cosa avrebbero da dire i suoi ‘illustri’ ospiti serali alle prese col suddetto argomentare che implica ogni aspetto della scienza: linguistica, sociologica, psicologica, nonché economica e politica (ho scelto appositamente tutte parole al femminile per non cadere in qualche diversità di stampo maschilista da me che scrivo). Un dibattito al quale potrebbe invitare qualche appassionato/a di linguistica, o esponente dell’Accademia della Crusca e dei Lincei, onorandoli così dal non fare un lavoro (a quanto dire) inutile e tuttavia, adducendo loro di interloquire in quel corretto italiano finalmente comprensibile.
Grazie.

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