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È NATALE ...libri, cinema, musica, poesia, concorsi.

Argomento: Cultura

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 06/12/2015 23:38:36

È NATALE!

 

…tempo di narrazioni e di leggende legate alla tradizione, di addobbi e luminarie, di dolci e di regali sotto l’albero, di laudi e canzoni davanti al presepe, di girotondi attorno alla tavola imbandita, ma anche di nuove e buone intenzioni, affatto trascurabili nel loro divenire azioni che svolgiamo nei confronti di quanti, in questi giorni di festa, si trovano lontani dai rispettivi paesi d’origine, dai propri cari e dalle proprie tradizioni, e che non hanno davvero nulla per cui festeggiare, se non il ricordo vago di un ‘tempo migliore’ vissuto lontano dalle carestie e dai massacri che portano le guerre, dalle distruzioni e dalla fame; di quanti hanno perduto il lavoro e di quelli che non hanno più niente, tutto quanto spazzato via dai terremoti e dalle inondazioni, nessuno con cui dividere un pezzo di pane, nessuno per cui valga la pena dell’attesa, rinnovare il fervore della preparazione della festa, l’occasione per riscoprire i valori più semplici e gli affetti più profondi.

Piuttosto è l’inatteso che compete ai poveri, agli emarginati, ai migranti, a quei diversi che, pur non aspettandosi niente, in cuor loro sperano nella solidarietà, nella fratellanza, nell’amore reciproco di quanti dispongono la propria anima all’ospitalità, a quel poco che ormai c’è d’inatteso e che riporta all’originario senso di accoglienza e familiarità. Certo ai nostri giorni è difficile praticare con onestà morale quell’uguaglianza che un tempo era naturale all’interno di piccole comunità; la società odierna, in particolare quella delle grandi città metropolitane, non tova più il tempo per soffermarsi sulle ‘piccole cose’ del quotidiano, della salvaguardia di ciò che resta di un umanesimo obliterato che non risponde ai modelli dinamici dell’economia gòobalizzata.

Ciò non toglie che si sperperi sul significato di una ‘festa’ ridotta ormai al consumismo sfacciato, dimentica di quei valori tradizionali che pure hanno fatto ‘grande’ un evento altamente spirituale quale da sempre ha significato per tutti noi il Natale. Un pensiero va, se mai ve ne fosse bisogno ricordarlo, a quanti per tradizione familiare e locale condividono quella stessa filosofia che abbiamo fatto nostra e che contempla, oggi, l’alleanza tra la preziosa saggezza del passato con le conquiste innegabili del presente, con lo stesso animo in cui si offrirebbero i frutti più belli del proprio giardino con semplicità e gioia nel cuore, ai quanti sono bisognosi di un abbraccio, di una parola semplice che risuoni di quell’affetto e quell’amore che in molti casi non hanno mai avuto: e il mio pensiero è rivolto ai volontari che si adoperano nei servizi sociali, alle onlus, al terziario, e che spendono il loro tempo e le loro azioni con generosità. Ed anche a quanti chiamati a svolgere il proprio pubblico ufficio si adoperano per il corretto svolgersi dell’ordine civile con rettitudine e imparzialità, con equità e giustizia sociale, alfine di garantire quella ‘pace’ che noi tutti dovremmo coltivare accuratamente con tollerabile pazienza e fiducia nelle istituzioni.

È tempo questo di verificare se quanto fin qui speso nella costruzione dell’odierna società abbia funzionato a sostegno della cultura democratica che ci distingue; se la tollerabilità a ciò che era ‘inatteso’ fino a qualche tempo fa, sia ormai entrata a far parte della nostra realtà sociale e ne sia parte integrante. Soprattutto se, nell’interazione con gli altri popoli che innegabilmente da sempre accogliamo, siamo ancora oggi capaci di infondere quell’etica ‘del bello’ che tanto ci distingue nel mondo, e che va riferita non solo alla ‘cultura’ in generale, quanto alle singole specifiche dell’arte, della letteratura, della musica, della poesia lirica come della scienza, nonché di quella capacità produttiva che l’EXPO 2015 di Milano ha ampiamente dimostrato nel campo del gusto e dell’alimentazione che tutti oggi ci riconoscono. Se cioè, riusciremo a fare un uso della cultura più consono a quelli che sono i parametri sociali comunitari, all’interno di un mondo in evoluzione in cui tutto subisce e può subire eventuali capovolgimenti di carattere antropologico.

Né va qui dimenticato che la festa per l’Avvento, consolidata e annoverata all’interno del calendario testamentario cristiano, racchiude in sé, un messaggio d’amore e di orgoglio in cui il fatto meraviglioso della nascita di un 'bambino', si ripete in seno a ogni famiglia come l’atto finale della creazione divina. Un significato alto, intrinseco della maternità, con il quale si consacra il segreto nascere alla vita ad un’antica promessa di eternità, che da sempre avvolge la 'Natività' di un alone di luce, il cui abbagliante splendore, prevarica la misteriosa opacità della storia. La celebrazione del Natale officiata dal calendario liturgico, risponde, infatti, allo scandire del ‘tempo della festa’; tempo in cui l’umano intendere si fa interprete delle cose divine e si determina il naturale essere del mondo. Una festa contemplativa e poetica, devozionale ed esultante, che al di là dell’apparente semplicità, accoglie in sé esperienze acculturatrici diverse, che hanno contribuito alla sua secolarizzazione. Una festa che dobbiamo trasformare in motivo di gioia, quello stesso che nel corso dei secoli ha dato grande impulso all’esperienza dell’arte tutta, cui sono di riferimento i grandi cicli di affreschi eseguiti da eccelsi pittori, scultori e architetti, divenuti famosi per il loro operato all’interno di chiese e cattedrali, monasteri e cappelle, castelli e mausolei che sono sotto gli occhi di tutti.

Ma ed anche, di quello stuolo di aritisti e artigiani cosiddetti 'minori' come ceramisti, arazzieri, gioiellieri, armieri, mobilieri, tintori, sarti e semplici calzolai, che per secoli hanno dato impulso a quell'arte erroneamente  ritenuta ‘povera’, seppure lo hanno fatto con spirito di aumentarne il pregio, non tanto per distinguerla dall’arte aulica riservata alle grandi opere di culto ed altro. E che, come pur s’intuisce in questo articolato discorso, trova tuttavia il proprio campo di affermazione nella tradizione, quantunque rimanga legata ad ogni singola terra d’appartenenza. Il riferimento è rivolto soprattutto all’arte presepiale che fin dalle sue ‘povere’ origini, legate all’intuizione di San Francesco d’Assisi che nel lontano 1300 ne istituì l’esecuzione a Greccio, ha sempre distinto il Natale e che in assoluto è la festa più sentita in ambito familiare e comunitario, solitamente la più celebrata con grande partecipazione popolare.

Riscopriamo quindi il racconto testamentario del Natale nei suoi molteplici aspetti, corredato del proprio contenuto ‘agio-poetico’, a conferma di quanto la storia e la leggenda hanno maturato nei secoli sul piano della narrativa e della poesia popolare, come pure del canto liturgico e della sacra rappresentazione, così come negli scritti apocrifi e nei racconti orali, negli usi e nei costumi di molte genti diverse che, in qualche modo, condividono la stessa fede e la stessa speranza sotto l'egida: “che d'ogni cosa al fine si conservi memoria". Ed è proprio alla collettività che qui mi rivolgo nel far riferimento alla festa religiosa che introduce la Natività del Signore in seno alla Chiesa Cattolica, pur con l’osservare in essa, il risvolto laico delle sue origini antichissime; sia nel far riferimento agli usi e ai costumi popolari che le sono propri nell’insieme delle espressioni musicali e canore, sia all’alta spiritualità devozionale riaffermandone in senso compiuto la tradizione in cui trovano la loro specifica ragione di essere.

Ed ecco che già l’avvicendarsi delle singole voci, introduce all’esultanza corale e comunitaria, donde l'insieme di voci riunite dal ‘corpus’ iniziatico della tradizione si esprime in preghiere e inni sacri, laudi e oratori che si rivelano parti integranti di quel messaggio intelligibile, proprio del sacro. Un messaggio di pace e d’amore ma anche di fratellanza e solidarietà che giunge da ogni parte e da molte genti, che va oltre il significato escatologico della narrazione e rimanda ai capitoli successivi di quella ‘storia universale’ che noi tutti stiamo scrivendo. Cantiamolo insieme, dunque, questo ‘Alleluia' che ha già fatto il giro del mondo e che meglio d'ogni altra protende all’esultanza. Se è vero che la favola esalta la propria funzione nel ruolo catartico del mito, la tradizione costituisce il terreno della sua crescita, antepone alla storia, il ‘nunc et semper’ del meraviglioso.

Manifestazione di un sentimento profondamente umano, il Natale recupera alla coscienza cristiana l’infanzia edenica del mondo. La sua attestazione è rintracciabile fin negli archetipi del pensiero e si rivela, sopravvivenza stessa di un comportamento mitico, la cui cadenza rituale, prepone al congiungimento del tempo profano al tempo del sacro. È noto come in un tempo ormai lontano, convivessero nella coscienza umana, accanto ai riti propiziatori, credenze superstiziose e pratiche magiche che circondavano di speciale venerazione e timore riverenziale gli astri, attorno ai quali, i popoli più antichi andavano formulando gli intendimenti dell’esistenza umana. Niente di più attuale aspettando che il giorno dell'Avvento ritrovi infine un suo posto precipuo, a completamento del mosaico di ‘pace’ che noi tutti andiamo componendo.

I più giovani mi scuseranno se nelle mie parole troveranno un tono un po’ malinconico e un po' 'nostalgico'; che posso farci, è colpa dell'età. Solo perché, tutto sommato, un po’ di anni ce li ho e l’infanzia che mi porto dietro, mi torna a volte all’orecchio e mi fa riascoltare vecchie melodie e canzoni che non ho mai dimenticato. Come questo ‘gospel’ ad esempio, solitamente eseguito a ridosso delle festività: “What color is God’s skin?” di Thomas Wilkes e David Stevenson, portata al successo dagli Up With The People, un gruppo formato da bambini di tutte le razze, e che in qualche modo, mi riconcilia con questa umanità così diversa e così uguale, con le stesse speranze e le stesse disillusioni:

 

'What color is God’s skin?'

Good night I said to my little son so tired out, when the day was done. Then he said as I tucked him in, ‘Tell me Daddy, what color is God’s skin?’ I said it’s black, brown it’s yellow, it’s red, it is white every one’s the same in the good Lord’s sight. He looked at me with those shining eyes. Well I knew, that I Could tell no lies. When he said ‘Daddy, why do the different races fight, Il we’ve the same in the good Lord’s sight?’ Son, that’s part of our suffering past but we whole human family is learning at last. That the thing we missed on the road we trod. Was walking as the daughters and the sons of God. Yes, every one’s the same in the Good Lord’s sight.

 

Di che colore è la pelle di Dio?

Buona notte dissi al mio bambino / tanto stanco quando il giorno finì. / Allora chiese: "Dimmi, papà, / la pelle di Dio che colore ha?"/ Di che color è la pelle di Dio? / E' nera, rossa, gialla, bruna, bianca, perché / lui ci vede uguali davanti a sé. / Lui ci vede uguali davanti a sé. / Con l'occhio innocente egli mi guardò, / mentire non potevo quando domandò: / "Perché le razze s'odiano, papà, / se per Dio siamo una sola umanità?" / "Questo, figliolo, non continuerà, / l'uomo al fine imparerà / come dobbiamo vivere noi / figli di Dio da ora in poi." / Si, perché ognuno è uguale / Agli occhi di Dio.

 

Se Natale vuol dire speranza di pace, volersi un po’ più di bene, allora l’amore è parte della memoria arcana del mondo, o forse è una bella fiaba che sentiamo raccontare da sempre, nel giro armonico di questo infinito universo stellato che, in fine, continuerà a girare almeno finché ci sarà amore. Ed ecco, infatti, che dietro l’esperienza di una vita passata alla ricerca di significati, di dare un senso alle cose, ai gesti, alle parole, possiamo oggi apprezzare quella che è la festa più bella dell’anno, festa dell’incontro e dell’amicizia, una festa d’amore da condividere con gli altri.

 

BUON NATALE!

 

E per condividere il tempo della festa con semplicità, in segno di pace, con l’amore nel cuore, e che sia per la visita a chi è solo, per un abbraccio, un bacio, un sorriso di piacevolezza, reciprocità, solidarietà o, magari il semplice scambio di un piccolo dono, come per una serata passata insieme, in amicizia, in piena cordialità, per ritrovare il senso delle cose, restituire alla ‘festa’ il pieno valore di cui abbisogna; altrimenti che festa è? Allora basta far girare un buon libro che ci è particolarmente piaciuto, andare insieme a vedere un film, una mostra, ritrovarsi ad ascoltare della buona musica, partecipare a un coro, insieme a bere un bicchiere di vino, e perché no? Segnalo qui di seguito alcune iniziative fra le molte che mi sono arrivate, fra le quali ho scelto indubbiamente la più originale, organizzata dal Circolo Letterario Bel-Ami col titolo:

 

'IL CIRCOLO INVISCHIATO'

che si terrà Domenica 13 dicembre 2015, alle ore 19.30, presso Enoteca Letteraria, in Via delle IV Fontane, 130: una serata di letture clandestine e performance in salsa comico-grottesca. Si alterneranno performance, musica dal vivo, letture di testi poetici e narrativi, classici e contemporanei, ma accomunati tutti da uno stile goliardico e irriverente per prepararci psicologicamente alle imminenti cene natalizie. Per questo motivo tra le varie performance in programma ci sarà anche una rivisitazione del Canto di Natale di Charles Dickens. Inoltre, il Circolo letterario Bel-Ami per festeggiare i suoi dieci anni di attività, regalerà come ‘strenna di Natale’ a tutti i partecipanti, la nuova rivista letteraria annuale realizzata dai Soci del Circolo. Durante la serata si terrà la ‘riffa di Natale’, un’iniziativa dedicata a tutti coloro che a Natale desiderano regale e ricevere un libro in regalo. Per partecipare basta scegliere un libro (nuovo o usato), incartarlo e portarlo alla serata. Al termine della Festa di Natale saranno estratti a sorte tutti i libri e riassegnati ai vari partecipanti (tranquilli, non riavrete indietro il libro che avete scelto).

Contatti: ‘Enoteca Letteraria’ - Via delle IV Fontane, 130 (Metro Barberini) - Roma Prenotazione obbligatoria. Informazioni e prenotazioni: eventi@bellami.it - www.bellami.it

 

IL CINEMA:

 

‘TELL SPRING NOT TO COME THIS YEAR’ (da cercare)

Un film di Saeed Taji Farouky e Michael McEvoy, presentato nell’ambito di Milano XXth Film Festival 10-20 Settembre 2015, allo Spazio Oberdan e non ancora apparso nelle nostre sale cinematografiche, se mai questo possa avvenire. “Se sentite paura vuol dire che la morte è vicina: è questa l’unica verità che il comandante Jalaluddin, consegna ai propri soldati…” È la prima volta che mi spingo a recensire un film sulla guerra e lo faccio volentieri per questo documentario dal titolo letteralmente poetico, solo perché ‘nel suo insieme’ dichiara apertamente gli orrori della guerra, denunciando tutte quelle false-ideologie che tanto attraggono i giovani d’oggi in ogni paese del mondo, per dire loro che piuttosto sono i messaggi di pace che si devono portare avanti, che la guerra porta solo altra guerra, distruzione, morte. Lo so, anche questa è una frase fatta che sentiamo ripeterci da sempre, ma che tuttavia risulta inascoltata. Voglio ricordare ai giovani che seguono la musica, che vanno ai concerti, ai rave-party, che anche lì si può trovare la morte se non ci si conduce con intenzioni pacifiste, di semplice incontro, di fraternità sotto l’egida di quella musica che tutti ci accomuna. Voglio qui ricordare un altro brano che oggi può sembrare sciocco, in cui si diceva: ‘Mettete dei fiori nei vostri cannoni’; oppure quell’altro: ‘C’era un ragazzo …’ che pur nella sua semplicità raccontava dei guasti d’una guerra infame, perché ogni guerra è infame, quando porta via la gioventù del mondo uccidendola brutalmente, rovesciando sulla terra un fiume di lacrime e di sangue che nessuno potrà lavare. Solo la pace, che tutto accoglie in sé e cancella in noi i ricordi del nefasto passato che ci portiamo dietro; che tutto perdona e tutti affratella nella giustizia e nella libertà, può colmare le fosse del diverbio, della vendetta, dell’olocausto in nome di una qualche verità che sappiamo essere falsa. Oggi, dopo quanto sta accadendo in diverse parti del mondo, dopo che a centinaia i giovani e intere famiglie sono state depredate della loro gioia di vivere, non abbiamo una canzone da cantare, perché nessun canto può risollevarci dal massacro finale cui andiamo incontro, questo documentario ci dice, e lo fa con le sue immagini, che dobbiamo voltare le spalle alla guerra, ai falsi-ideali che ottenebrano la visione illuminata del creato in cui noi siamo destinati e beneficiati di vivere.

Note di regia: 'Tell Spring Not to Come This Year' sfida le tradizionali rappresentazioni mediatiche della guerra in Afghanistan e dell'Esercito Afghano, affrontando una grande lacuna nella copertura di notizie: il punto di vista degli stessi soldati afghani. Il film segue la storia degli uomini di un’unità mentre vivono, lottano, ridono e muoiono insieme. È uno sguardo sottile e umano nei confronti di un tema ampiamente coperto dai media, ma poco compreso. È il primo film a cui è stato concesso un vero e proprio inserimento nell’Esercito Nazionale Afghano, e i registi sperano che contribuirà al dibattito sul futuro dell’Afghanistan umanizzando i soldati afghani, mostrando cosa sia veramente la loro guerra ed esplorando le sfumature del conflitto e del paese. L'Afghanistan inevitabilmente scomparirà dai titoli dei giornali una volta che le truppe straniere se ne andranno, ma il film si propone di fissarlo saldamente nell’agenda dei media, presentando le storie di chi vivrà a contatto con la guerra anche molto tempo dopo che la NATO sarà andata via. Newsletter di Cineuropa - www.cineuropa.org

 

“A BIGGER SPLASH” (da non perdere) Il film ‘cool’ di Luca Guadagnino, con finale a sorpresa: per parlare, per discutere, per capire la società attuale con le sue avversità e contrarietà. “Una rockstar in convalescenza e il suo compagno consumano le loro giornate a bordo piscina o lungo le cale di Pantelleria. Marianne ha subito un intervento alle corde vocali, Paul è sopravvissuto al suicidio. Eccitati dal sale e accarezzati dal vento, Marianne e Paul ricevono la visita di Harry, ex iperbolico e logorroico che si accompagna a Penelope, figlia ventenne emersa dal passato. L'equilibrio e la 'riabilitazione' della coppia sono interrotti dall'uomo, deciso a riprendersi Marianne. Penelope intanto è attratta da Paul e dalle sue cicatrici che dicono fisicamente della sua inquietudine. Lo scirocco, vento anormalmente caldo, si alza sulle emozioni trattenute e i desideri puniti, riscaldando l'aria e il clima. (Melo)dramma psicologico a pelo d'acqua, A Bigger Splash 'ruba' il titolo al quadro di David Hockney e il soggetto a Jacques Deray (La piscina) per raccontare le dinamiche del desiderio attorno a un rettangolo blu e dentro una 'stagione' dominata dall'apologia idolatrica per il godimento immediato. A incarnare il godimento che cancella il limite e conduce alla rovina è Harry, il personaggio interpretato da Ralph Fiennes, il padre da 'uccidere' per riportare la luce e tirare il freno. (Marzia Gandolfi - MyMovies 2015)

 

LA MUSICA DA LEGGERE E DA ASCOLTARE:

 

“CON LE MIE LACRIME”: I primi 50 anni dei Rolling Stones – LA CASE Books.

Massimo Bonanno racconta i primi 50 anni dei Rolling Stones, dagli esordi ai giorni nostri, senza tralasciare nulla: demo, concerti, album, bootleg, scandali, rumors, curiosità, arresti, business, rarità per collezionisti, trasgressione. Grazie ad un rapporto diretto con Andrew Oldham, primo produttore del gruppo, e con Philip Townsend, lo storico fotografo dei primi anni sessanta, Bonanno ha ricostruito con maniacale cura dei dettagli i primissimi anni di vita della band, anni in cui gli Stones crearono il loro mito, per arrivare poi ai giorni dei tour mondiali faraonici e del business più estremo. Partiti dagli scantinati di Londra sono diventati delle icone mondiali: i Rolling Stones incarnano l'essenza stessa del rock, la colonna sonora di intere generazioni che hanno sognato, amato, pianto e riso con i loro riff indimenticabili. Perché "it's only rock & roll, but i like it!" info@lacasebooks.com

 

"VIAGGIO IN JAZZ": Graphic Novel (Edizioni Corsare)

presenta Greta Panettieri, cantante vulcanica ed eclettica, compositrice e multistrumentista, indubbiamente una delle voci internazionali più incantevoli e virtuose, disegnata dalla fumettista Jasmine Cacciola e dedicata alla sua avventurosa ascesa artistica a New York. Greta è nata in Italia ma è cresciuta professionalmente negli Stati Uniti. La sua vita è stata oggetto da parte della casa editrice Edizioni Corsare di questo libro a fumetti, con in allegato l'album "Under Control", composto e inciso tra New York e Roma insieme a grandi artisti, tra cui il celebre produttore Larry Williams (Michael Jackson, Quincy Jones, etc.), e accompagnata dal pianista e produttore Andrea Sammartino. Il fumetto segna il suo attuale rientro in Europa con vari progetti che la vedono protagonista di numerosi sold out nei teatri e nei club italiani, collaborando con diversi colleghi tra cui Sergio Cammariere, Fabrizio Bosso e Gege' Telesforo, e "sfornando" l'album di successo “Non Gioco Più” (Italian ’60 in Jazz), amatissimo dalle radio: una rilettura dei successi interpretati dalla grande Mina con uno stile del tutto inedito ed originale, riproponendo in modo raffinato anche il virtuosissimo brano “Brava” che ha conquistato anche il mercato discografico giapponese. Link: http://www.edizionicorsare.it/illustrati/viaggio_in_jazz.html

Contatti: www.gretapanettieri.com e-mail fiorenzagherardi@gmail.com

 

"WAITING FOR YOU" di Mirko Signorile

Mirko Signorile a spasso in mainstream con il suo recente album. Il pianista pugliese pubblica il nuovo lavoro per la ‘Piano Series’ di Auand Records in trio con Marco Bardoscia (contrabbasso) e Fabio Accardi (batteria). Riprendere pezzi del proprio passato, della propria storia, e confrontarli con la propria identità attuale può sembrare un esercizio di stile. Ma può diventare un intrigante modo di divertirsi su un repertorio familiare: un ponte verso la musicalità più immediata e spontanea, capace di un’espressività elegante e a tratti minimale, a un pianismo riconoscibile, a brani che suonano come danze, sinuose o frenetiche. Il suo nuovo lavoro in trio, “Waiting For You”, appena pubblicato da Auand Records, è uno specchio che riflette l’immagine odierna del pianista sullo sfondo del jazz più classico, da “Moon River” a “I’m Getting Sentimental Over You”. Temi su cui ogni jazzista si è confrontato per costruire il proprio linguaggio. E su cui oggi il pianista pugliese sceglie di raccontare nuove storie.«Dopo anni di lavori basati su composizioni originali – dichiara il leader – avevo voglia di tuffarmi nel puro piacere di suonare. (..)Il piglio brillante e appassionato, carico di swing, accompagna non solo le riletture ma anche i tre brani scritti da Signorile e ispirati in qualche modo all’epoca d’oro del jazz (l’incalzante “In the secret”, la morbida “Waiting for you” e l’ambrata “Wind of Sand”), ed è reso ancora più efficace da arrangiamenti essenziali, capaci di lasciare ai singoli componenti tutta la libertà di condurre personali percorsi sonori senza molti vincoli; (..) qualcosa di fresco e sorprendente».

Info: Marco Valente +39.347.6107026 - link diretto iTunes AUAND official website and social media: http://www.youtube.com/auand-http://www.twitter.com/auandrecords

 

“NEVER FAULT BEHIND THE SCENES” di Gianluca Lusi, multi-sax player and composer; Andrea Rea, piano; Reuben Rogers (double bass); Gregory Hutchinson (drums) – Tosky Records 2015.

G. Lusi, già Direttore di Facoltà e Docente di Sassofono, Armonia Classica e Jazz, Teoria e Solfeggio, presso l'Università della Musica di Roma. Docente di sassofono e laboratorio di improvvisazione jazz presso la Scuola Fonorecord di Avezzano (AQ). Ha partecipato ad importanti festival/rassegne jazz in Italia (Roma, Pesaro, Camerino, Perugia, Chieti, L'Aquila, Francavilla al Mare, Napoli, Policoro, Porto Sant'Elpidio, Bologna, Lanciano, Roccaraso, Rieti, Avezzano, Capistrello, Ancona, Bussi) e all'estero, ed ha all'attivo alcune registrazioni in edizione live, in sala di incisione ed una colonna sonora. Collabora abitualmente con importanti musicisti ed ha all'attivo numerosi dischi: "Live At Capistrello" Gianluca Lusi Quartet "Colonna Sonora" 1° sax soprano, per cortometraggio RAI/MEDIASET – SKY/RAISAT – Regista Pier Giorgio Bellocchio "Viaggio" Gianluca Lusi Trio - in uscita “Gotha 17" Gianluca Lusi/Luigi Masciari Quartet guest Pino Iodice e Aldo Bassi - Splasc(h) Records 2008 Contatti: tel (0863) 530844 - cell. (348) 8947081 - email: lusi.devis@libero.it

 

‘WHAT KIND OF MAN’ di FLORENCE AND THE MACHINE (alias Florence Welch e Isa Macchina

È on-line il numero 11 di dicembre 2015 della fanzine di Versante Ripido, con tema ‘la poesia femminile’. La ‘Rock Poetry’ di Fiorenza, della sua voce superba, della sua amica tastierista Isabella, detta “macchina” o di come tutto suoni meglio in inglese, soprattutto se parliamo di rock. Il gruppo precedente infatti si chiamava Fiorenza Robot/Isa Macchina. Troppo lungo, meglio ‘accorciato’ in Florence + the Machine. Troppo corto di sicuro non è, ma è così che alla fine conoscono un successo strabiliante. E il nome rimane. La prima volta che si ascolta Florence Welch si ha, per un attimo, l’impressione che si tratti di Grace Slick, storica cantante dei Jefferson Airplane. Voci limpide, potenti, elastiche. Ascoltandole, pare che il canto non costi mai fatica, che sia solo il fiato che naturalmente esce gola, e una volta fuori, risplenda in musica. Non capitano spesso, voci così. E' una storia e migliaia di storie. Gelo. Distanza. Dipendenza. Frastuono. Silenzio. È luogo comune, un cliché, una storia già vista. Non per questo meno vera:

 

‘What Kind Of Man’

Ero proprio all’estremo

Provavo ad attraversare un canyon

con un braccio rotto

Tu eri dal’altra parte

Come sempre, a chiederti cosa fare

della tua vita

Avevo già bevuto un goccio

Così ho pensato di essere abbastanza

ubriaca da poterlo affrontare

Tu eri dall’altra parte

Come sempre, non riesci mai a deciderti

E con un solo bacio

Tu ha inspirato un fuoco di devozione

Che è durato venti anni

 

Che razza di uomo, ama così?

 

Lasciarmi penzolare ad un angolo crudele

Oh i miei piedi non toccano il suolo

A volte sei metà dentro, e poi sei metà fuori

Ma non chiudi mai la porta

 

Che razza d’uomo ama così?

 

Sei un santo pazzo tutto colorato di blu

Piedi rossi sul pavimento

Fai così male, come puoi

Provare a farne ancora di più?

E con un bacio

Ispiri un fuoco di devozione

Che dura vent’anni

 

Che razza d’uomo ama così?

 

Ma non posso sconfiggerti

Perchê sono ancora con te

Oh, imploro misericordia

Come hai fatto?

Penso di averlo superato

Poi mi ritrovo ancora spalle al muro

 

Che razza di uomo ama così?

 

Contatti redazione@versanteripido.it - http://www.versanteripido.it

 

I CONCORSI:

 

PREMIO LETTERARIO LARECHERCHE.IT ‘Il Giardino di Babuk – Proust en Italie’ II edizione – anno 2016

Per opere inedite in lingua italiana. L’Associazione Culturale LaRecherche.it indice e organizza il ‘concorso letterario’ per opere inedite in lingua italiana articolato nelle seguenti sezioni: Sezione A: Poesia - Sezione B: Narrativa Il Premio, assegnato a opere di poesia e di narrativa che si distinguano per qualità letteraria, è dotato, a seguito di una donazione. La partecipazione è aperta a tutti gli scrittori purché maggiorenni ed è completamente gratuita. Il tema di ciascuna sezione è libero. È possibile partecipare a una sola sezione con una sola Opera in lingua italiana (non sono ammesse opere dialettali, comprese quelle corredate di traduzione). Si può partecipare solo con un’Opera inedita, ovvero, mai premiata, classificata, menzionata, segnalata a questo o ad altri Premi e/o Concorsi. Né mai pubblicata o divulgata né a mezzo stampa, né sul web (siti personali, privati, social network, eccetera), né su altro supporto possibile, con o senza codice isbn e deve rimanere inedita, fino alla pubblicazione ufficiale e definitiva della classifica da parte de LaRecherche.it sulla pagina web del Premio: www.larecherche.it/premio.asp.

 

PREMIO DI NARRATIVA, TEATRO E POESIA:

 

‘IL BUON RISO FA BUON SANGUE’

L’Associazione culturale e teatrale ‘Luce dell’Arte’ indice la III^ Edizione del Premio che ha lo scopo di mettere in risalto l’ironia ed il sarcasmo adoperato nella letteratura per trattare le più svariate tematiche. La risata è la medicina naturale migliore ... per combattere l’insoddisfazione e delusioni che a volte l’esistenza elargisce, e perciò si è usato come motto del premio un antico proverbio che è inno sacro all’allegria. Possono partecipare al concorso scrittori, poeti, attori e registi di nazionalità italiana e straniera senza limiti di età. Introdotte, inoltre, le sezioni C e D per opere a tema libero. Norme di concorso: Il concorso prevede 4 sezioni. Età minima consentita per partecipare: 18 anni. Età massima: nessun limite. E’ aperta la partecipazione pure ad autori stranieri, purché con traduzione in italiano allegata ai testi in lingua originale. Sezione Narrativa o Teatro a tema comico: si partecipa con un testo comico edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie, monologhi o testi di cabaret). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Il tema su cui ironizzare è libero e non ci sono limiti di lunghezza. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book. Sezione Poesia a tema comico: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche altamente ironiche, comiche e sarcastiche edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Sezione aperta sia ad autori che attori. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book. Sezione Poesia a tema libero: si partecipa con un massimo di tre opere poetiche a tema libero edite o inedite. Non ci sono limiti di lunghezza per gli elaborati. Si possono mandare poesie in italiano o vernacolo, queste ultime con traduzione allegata. Partecipazione anche per libri di poesie o e-book. Sezione Narrativa o Teatro a tema libero: si partecipa con un testo a tema libero edito o inedito o raccolte edite ed inedite di Narrativa o Teatro (commedie o monologhi). Il numero massimo di opere per partecipare è di tre. Si può partecipare con opere premiate o no in altri concorsi letterari (per il Teatro si accettano opere in italiano o vernacolo con traduzione allegata). Sezione aperta sia ad autori che attori e registi teatrali creatori di testi. Partecipazione anche per e-book. Info: Presidente dell'Ass.ne Luce dell'Arte, dott.ssa Carmela Gabriele. Via dei gelsi, 5, 00171, Roma e-mail: associazionelucedellarte@live.it. O al n. 3481184968 - Ass. Luce dell'Arte: www.lucedellarte.altervista.org

 

I LIBRI / LA FILOSOFIA:

 

‘AI POETI NON SI SPARA’ di Luigi Malerba a cura di Luca Archibugi – Manni Editori 2012.

Una rilettura della raccolta di pièce narrative, scritte per il teatro e per la radio (ma non solo) da Luigi Malerba: le parole diventano abitanti di un alveare in cui i racconti si accavallano a voci non sempre utili né tantomeno sensate. In fondo chi dice che l'espressione debba sempre mostrare lo spessore umano e non possa, semplicemente, celebrare l'insensatezza? “L’opera teatrale di Malerba ci pare spii, come di nascosto, la sorella: naturalmente, la sorella maggiore è la narrativa. Eppure, la spia del teatro rivela notevoli segreti, in particolare su uno dei temi centrali, quello del linguaggio. Ciò che accomuna le pièces qui raccolte, che costituiscono la maggior parte del corpus delle opere scritte per il teatro e per la radio, è la visione chiara di come Malerba operi una doppia messa in scena: da un lato, lo scambio di parole, soltanto apparente, che informa e determina tutti i personaggi, che dialogano in modo consueto, scorrevole; dall’altro un piano sfondato in cui si mescolano lingua ed insensatezza che, elidendosi a vicenda, conducono al cospetto di un grottesco nulla abitato dagli umani, cui non rimane altro che celebrare tale cerimonia dell’assenza”. (Marianna Peluso – Il sole 24 ore, 2012).

 

‘FIGURE E OMBRE’ di Giovanni Maurizi – Manni Editori - 2015

“È un grande romanzo della solitudine, questo calibratissimo insieme di cartoni narrativi che il poeta bolognese Giovanni Maurizi ha concertato come una suite musicale. Solitudini sentimentali, intellettuali, sociali si alternano nelle diverse parti del libro, mantenendo attivo un principio di paradossale dialogicità, sia essa di volta in volta motivata dai dedali del monologo interiore o al contrario polverizzata in colloqui dell’assurdo (di evidente matrice esistenzialista), che richiamano alla mente il Beckett migliore. Felicemente ispirati da un principio sempre attivo di contraddizione e di paradosso, i capitoli della prima parte trovano poi un compimento radicalmente altro, sospeso fra tragico e grottesco al modo piuttosto di Kafka, nei due testi “politici” della seconda parte, ove il dettato narrativo è sigillato dentro un’esperienza di evidente matrice autobiografica condotta fino ai territori accidentati della metafisica e dell’incubo”. (Alberto Bertoni)

 

‘QUADERNI DI INSCHIBBOLETH’ n.4

È la rivista italiana di filosofia che accoglie lavori scientifici di studiosi di tutto il mondo, e che ospita in questo numero un saggio di Giorgio Mancinelli dal titolo: “Unità e differenza: la ricerca delle ‘pari opportunità’ e il superamento delle ‘diversità’ nell’organizzazione sociale”. Tematica più che mai attuale in ambito della pubblica amministrazione e del lavoro con ricadute discordanti nella pubblica opinione che, secondo chi scrive, richiede un qualche approfondimento pedagogico e antropologico, al fine di comprendere le linee portanti di una “diversità” effimera quanto più artificiosa. Una scelta che, per quanto sia necessairo seguire un filo tematico conduttore, vuole mettere a fuoco una “problematica” che in qualche modo aspetta una risposta alla domanda portante: è questo un problema? Probabilmente se ne continuiamo a parlare e a formulare pretesti di attualità, sussiste un problema che va risolto. Sostanzialmente il ‘saggio’ di riferimento si rivolge a quelle problematiche indotte che hanno portato alle “differenze di genere” che proprio la risoluzione delle “pari opportunità”, legate alla costruzione di modelli di riferimento, dovrebbe poter rimuovere definitivamente.

 

Il nuovo Conc:orso:

“Quaderni di InSchibboleth” rivolge un invito a partecipare con contributi originali in forma di saggi e recensioni per il prossimo numero dedicato al tema: ‘Figure dell’Inganno’. La proposta di saggi per la pubblicazione dev’essere inviata alla redazione della casa editrice in formato elettronico all’indirizzo: redazione@inschibbolethedizioni.com. Il prossimo numero, la cui uscita è prevista per Marzo 2016 si divide in tre parti: una parte sul tema del numero. Una parte di saggi specialistici su altri temi, ed infine una parte di recensioni su saggi di recente pubblicazione non necessariamente legati al tema. Allo stesso indirizzo possono essere richieste le norme redazionali da seguire in fase di stesura dell’articolo. Gli autori devono certificare (nella mail che accompagna l’articolo) che il loro testo non è mai stato pubblicato, né simultaneamente sottoposto o già accettato per altre pubblicazioni. Dovranno, inoltre, essere accompagnati da un abstract in italiano e in inglese (l’abstract non è richiesto per le recensioni). Dopo una prima lettura la segreteria di redazione invia la proposta di articolo per un esame critico a due lettori anonimi (peer review) per la valutazione dei contributi proposti per la pubblicazione. Gli esiti della valutazione (accettato, rifiutato, proposta di modifica) vengono comunicati in seguito all’autore. Le recensioni saranno valutate dalla redazione senza referaggio. Gli articoli dovranno pervenire entro il 30 gennaio 2016. La risposta sarà comunicata entro il 28 febbraio 2016. Contatti Redazione c/o Inschibboleth società cooperativa sociale, Via Alfredo Fusco 21, 00136, Roma – Italia,http://www.inschibbolethedizioni.com/quaderni-n-4/

 

LA POESIA:

 

‘CONTINUERÒ A CANTARE’ è il nuovo libro di poesie di Carlos Sanchez, Ed. Librati, Ascoli Piceno, 2015.

Carlos Sanchez è nato a Buenos Aires e viaggiato in molti paesi dell’America Latina e del Medio ed Estremo Oriente come consulente ed esperto in comunicazione sociale per organismi delle Nazioni Unite e della cooperazione internazionale. Ha lavorato come lettore e professore di Lingua e Letteratura Ispanoamericana presso le Università ‘La Sapienza’ di Roma, Cassino e Napoli. Come giornalista, regista e fotografo ha collaborato con riviste e giornali di tutto il mondo. Ha scritto sceneggiature e diretto programmi televisivi per la RAI. Pratica il Qi Gong da oltre vent’anni e tuttora trasmette la sua esperienza ad un gruppo di allievi. Risiede in Italia dal 1968 e attualmente vive a Folignano (Ascoli Piceno).

 

‘Meraviglioso quotidiano’

In questa vita dove tutto sembra così reale

il tuo canto si accumula nella materia grigia nella

punta delle dita delle tue mani e

questo sembra ugualmente molto normale.

Il vento che non muove una foglia

il cielo incerto con le sue nuvole

l’orologio che ha perso l’equilibrio

la gatta partoriente che geme

la mia signora che legge un libro di filosofia il figlio

che brilla per la sua assenza

la televisione che non si accende

il rubinetto col suo irritante sgocciolare

l’uccello e le briciole di pane

la vicina col suo tappeto sul balcone.

Tutto sembra così normale

dicevo in questo meraviglioso quotidiano.

 

Carlos Sanchez ha all’attivo molti libri di poesie in lingua spagnola e in italiano, tra cui ‘Ricordati che non sai ricordare’ (ed. Lìbrati, Ascoli Piceno, 2010), ‘Sempre ai confini del verso - Dispatri poetici in italiano’, (Antologia a cura di Mia Lecomte, Ed. Chemins de tr@verse, Paris, 2011). Le sue poesie si trovano in ‘Antologia della poesia argentina’, a cura di Raúl Gustavo Aguirre, (ed. Libreria Fausto, Buenos Aires, Argentina, 1979). Attualmente collabora nell’Area Europea alla rivista polidiomaticaon-line d’arte e cultura ‘I Poeti Nomadi’. Il poeta è presente inoltre sulle pagine della rivista letteraria on-line @larecherche.it nella sezione ‘Sfogliando … Cárlos Sanchez’ – Contatti: sanchez.carlos@tiscali.it

 

‘IN OGNI PIU’ PICCOLA VOCE’ è soltanto una delle cinquecento ‘liriche’ composte dalla poetessa Amina Narimi che la rivista on-line @larecherche.it ospita sulle sue fittissime pagine dedicate alla poesia.

Ma chi è Amina Narimi? Uno spirito libero, la cui voce ancestrale, sussurrata nel vento, porta alle generazioni future le emozioni occulte d’ogni sentimento, il germinale iniziatico e conclusivo dell’inconfutabile.

 

‘In ogni piu’ piccola voce”

Non c'è punto che non veda del suo sguardo,

tutto respira tutto ringrazia.

Eppure viene solo da una tenda di perline mosse

per il vento lo scintillio degli occhi,

come di un animale

quando si avvicina al buio, restituendo doglie.

Resta e splende, nel mezzo,

come una donna illuminata

tra il sogno e la sua comprensione

- non scintillerebbe sulla pelle fino a esplodere,

mettendo pace.

È invisibile il senso di una luce viva

che continua al buio il coraggio nella mano,

poco fa ancora vuota.

La terribile bellezza che si compie

occupa spazio e si muove nel tempo,

tra quello stordimento che prende chi non sa,

nel luogo in cui è giunto,

cosa rispondere, pronto a dire:

con tutta la vita,

con solo la vita testimonio il cuore di un canto,

che quasi cade per troppa impazienza

di vedere con gli occhi di Dio

i nomi per lei,

in cui tutto trasforma e mantiene.

Come tornare all'eterna fontana,

ricomincia così la poesia, in quel lento riandare

di versi, ascoltando il suo corpo invisibile,

come strumento in preghiera

- che piange.

Che danza che ama che ride,

e si offre, cercando il respiro mai interrotto coi morti.

Lungo la madre dei fiumi,

tormentata da dighe,

così quando il vento la muove,

oltre la luce più bassa,

risplende il suo sguardo altre vite ad accogliere orme ..

. . .

e lei che si apre,

in ogni più piccola voce.

Contatto: amina.narimi@larecherche.it

 

Con ciò vi auguro una buona visione, un buon ascolto e soprattutto tante buone letture.


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