Pubblicato il 28/04/2015 21:57:57
Ai pochi che ancora non avevano compreso con che stoffa è confezionato il nostro Presidente del Consiglio, la giornata di oggi ha certamente tolto ogni dubbio. Matteo Renzi non ha paura, come lui stesso a twittato, di andare a casa, ma anzi vuole a tutti i costi portare avanti le riforme promesse all’inizio del mandato ed è disposto a sfidare le opposizioni, esterne ed interne, sul tema per lui decisivo della legge elettorale.
Quindi, la stoffa è di quella iper resistente, non si piega, semmai si può spezzare, ma chi avrebbe il coraggio di tirarla così tanto sino a romperla? Del resto Matteo se è arrivato dove è arrivato, non è per il voto popolare, ma perché è stato abile, come in questa giornata, ad occupare lo spazio, meglio, le praterie, lasciategli di fronte dal vuoto cosmico che alberga nella politica italiana. Chi oggi può pensare di mettersi contro il giovin Signore e batterlo alle urne?
C’è qualcuno in Italia che pensa che con l’Expo alle porte, con la congiuntura economica che forse incomincia ad essere favorevole, ci siano in Parlamento deputati disposti a far cadere il Governo su un argomento che, in fondo, non interessa quasi a nessuno se non agli addetti ai lavori?
E invece l’argomento dovrebbe interessare tutti, visto che con le riforme costituzionali in atto, con un Senato della Repubblica ridotto al valore di un soprammobile, con il Quarto Potere asservito alla politica e non alla Verità, una riforma elettorale come quella in approvazione in effetti potrebbe creare qualche problema di tenuta democratica della nostra vita politica. La conseguenza potrebbe essere un ulteriore allontanamento delle persone dalla politica, mentre invece ci sarebbe bisogno del contrario.
Evidentemente all’attuale Primo Ministro questa legge piace così come è uscita dalle lunghe sedute con l’ex Premier Berlusconi, altrimenti non si capiscono i continui dinieghi a modificare alcuni punti che in effetti non paiono del tutto consoni alla Costituzione. Del resto, dopo anni di attesa, non crediamo che un mese in più o in meno facciano la differenza sul cammino delle riforme.
In più, la legge che dovrebbe garantire la partecipazione democratica degli italiani alla vita politica del Paese si dovrebbe decidere con la più ampia maggioranza politica possibile, mentre invece Renzi sembra che abbia cercato proprio lo “scontro” finale con tutte le opposizioni per esplicitare ancor più che solo lui è in grado, in questo momento, di far progredire l’Italia.
Una figura esce da questa giornata un po’ appannata ed è quella del Capo dello Stato. Avrebbe potuto, trattandosi di un tema così delicato come quello della Legge elettorale, invitare il Governo a cercare una maggiore condivisione sul tema in Parlamento. Non lo ha fatto. Forse un po’ più di coraggio non avrebbe fatto male al Paese.
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