Pubblicato il 22/04/2012 19:03:47
Il Sepolcro di Arianna - (cronaca di un amore).
Creta, Palazzo di Cnosso ivi giunse Teseo che della gloria sua parlar facea le brocche funerea eredità di mostri e d’animali che di terror e sgomento della Grecia tutta tremar facean la terra.
Viril prode ignudo e senz’arme col suo bell’elmo e lo sguardo fugace che liberar dovea speranza d’Atene del tributo a Minosse di sette giovani uomini e fanciulle sette rinchiusi nel labirinto senza uscita ogni nove anni in pasto dovea al Minotauro.
Lo vide Arianna e se ne innamorò all’istante d’un amore spontaneo e incustodito che Dioniso invaghito credea gl’appartenesse giacché era divino e non avea timore di mortal tenzone con niuno che fosse eroe o prode, o gladiatore.
Arianna dalle bianche braccia e il seno procace e bello sentì battere il suo cuore all’impazzata quando Teseo posato il guardo suo lascivo e gaio in quel momento s’accorse dell’umile abbandono che solo può l’uman sentire.
Una folle promessa dell’oscuro fato che ogni cosa avviluppa e cinge e avvolge degli umani la sorte e nulla può colui che ognor s’accinge a districar rotoli e matasse o che in amor conduce la manfrina non v’è ritorno dal guardar della concubina.
Il laccio attorno al collo può essere allora un filo che dilania o un labirinto ascoso e buio dove lasciar le proprie fronde incustodite e affrontar la lotta impari senza difesa che in sospiri e abbracci si dimena un tendere d’arti e muscoli avvinghiati.
Un rincorrersi affannoso per corridoi ciechi uno sbranarsi a morsi per la fame cui la pazzia spesso ci condanna 'Sei tu Arianna?', 'dove sei Teseo?' questa sponda avara di spume che mi trattiene portarmi via di qui, sebben ovunque prigioniera.
In fretta dammene ragione una voce un pegno che già il periglio mio dispotico s’avanza Minosse imperioso ordina d’entrar nel labirinto sette giovani uomini e fanciulle sette di pianti e lacrime rinchiusi senza l’arme che amor di madre possa mai scolpare.
Tirannide malvagia di quegli déi che tutto dispongono e a cui tutto si deve che infausti s’aggirano sopra le nuvole bigie dell’Olimpo odioso che gli umani sol devono temere che non prevede accesso e neppur discolpa ma che tutto devon come laggio.
Quel che mi chiedi Teseo troverai in questa matassa di filo sottile che nascondere dovrai nell’elmo tuo che dei guardiani del labirinto alla vista ostili alcunché senz’ordine lascian passare diffida che Minosse perdoni chi dovesse uccidere il Minotauro, è una menzogna nera.
Lega fintanto che vedrai il filo a una sporgenza o a un rilievo che scolpito si dice adorni le pareti del labirinto e prosegui srotolandolo fin dove vai che sol così nell’impresa riuscirai e ragion avrai in quel del tuo ritorno di ritrovar la porta cui sei entrato.
Adesso va, mio prode, che gli déi di te vendetta chiedon per l’uccisione di quei mostri che messi avean a spaventar le genti pel gusto abietto dei lor giochi osceni che di giocar lor ne van matti e prendon fanciulli e giovinette in fiore per soddisfare le senili voglie.
Non sanno che se di viver sempiterni pur gli è dato d’altro canto la morte di noi umani ragione non concede loro d’aver fatto di sì lungo esistere luogo di sentimenti arcani e che lo sappiano o no che lo vogliano o no la nostra misera vita è opera del sublime che lor è negato. E allora muori bestia malforme e oscena che triste di viver t’è dato mostro che di carni umane nutrirti vai e lascia che questo labirinto torni a veder la luce e si celebri in esso il rito di quei morti le cui spoglie han qui lasciate che restituirle alla Gran Madre si conviene.
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Danzate in cerchio o madri attorno all’ara sacra cantate l’inno che ai morituri più s’addice affinché l’anime limpide dei figli vostri morti siano accolte nel trionfo di quella libertà tornata ad essere contro il potere il sopruso la prevaricazione e che tra i mortali adesso avanza.
Danza Arianna nell’abito virgineo della sposa che Minosse padre tuo per timore oggi concede a Teseo sapendo che ti porterò via di qui verso un paese lontano onora il banchetto muliebre ornato di sì meravigliosi fiori colti per l’occasione delle vivande come dei pregiati vini i dolci frutti che d’assaporare chiede il nostro amore.
Guardati Teseo d’impedire che la vendetta di Minosse raggiunga nottetempo la tua nave che dove non può la forza bruta molto può l’infingardia degli uomini che la ragion sovrasta disponendoli a uccidere e a scatenar la guerra pur d’ottenere la vittoria avita.
Di nessuna guerra o di pace infranta alcun avrà ragione se prevaler s’avvale sui deboli la tirannide che inseparabile dalle disgrazie altrui incomberà sulle disgrazie sue che se il pugnar render m'ha reso vincitor sul Minotauro ancor più forte mi renderan contro la tirannide di Minosse.
Son queste le mani Arianna che hanno battuto il mostro questa la testa d’erma che i numi han voluto rendesse grazia a colei che m’é stata vicino e cara nelle preghiere nella rete del labirinto come nel luogo dei destini avvinti con ciò che la vita rende grovigli e periglioso onde i dilemmi pur trovan soluzione.
L’alternativa è fuggir Teseo lontano dall’egoismo esasperato che genera vendetta dallo spettro di un perdono che mai arriverà e che rischia di rifarsi su altri innocenti figli nel confino violato di voler stringere un legame che forse non ci è dato.
Che nella buona come nella cattiva sorte la promessa non mantenuta degli umani forse può ma quella degli déi per quell’amore che un dì promisi a Dioniso divino perdono riceverà giammai dunque alla nave mia Arianna col favore della notte la marea ci salverà.
Ecco questa è la trama del mio inganno affondar di Minosse la naval flotta e quindi via! sulla cresta dell’onda che procede dietro l’altra che avanza spumosa che non più da lui dipende nulla potrà infliggerci dolore ma uniti che siamo insieme alla reciproca nostra promessa di felicità.
In cotal guisa gli déi ben sanno Teseo ch’é difficile ottenere ma solo avere o non avere che perder la la felicità si può se ci si lascia ingannar dal canto di sirena o dai risentimenti che pure arriveranno coi sensi di colpa e gli scrupoli del dopo con la speranza mal riposta nel futuro.
È buio qui Teseo e un cattivo presentimento m’assale in questa notte senza luna vedo come un talamo vuoto temo di non sentir il canto dell’allodola o scorgere l’alba di domani dormi tranquilla Arianna tra le mie braccia che sul far del giorno attraccheremo a Nasso.
Teseo nel sonno ode un lamento come di guerrieri morti o forse di lamentatrici che si levan a intimorir l’umana sorte è buio qui come nel labirinto senza stelle la notte si dislunga che il mare rugge e il vento già strappa le vele dormi adesso Arianna e non temer la morte.
Che Dioniso meschino s’é levato e altro non chiede che d’abbeverarsi alla bellezza della tua verginità quanto a me non ho dubbi che lo combatterò con tutte le forze che la spada brandita m’assicura che il fato se dev’essere sia non senza c’abbia pugnato a contrastarlo.
Quale diritto eserciti o Dioniso su Arianna? un antico e intimo legame che esiste fin da prima che nascessi Teseo e che m’incute di punirti per aver osato posare gli occhi su di lei ma non sarò irato per questo o per altra cosa se m’offrirai di quel vino buono che detieni nella stiva.
E libero potrei lasciarti di andare se m’accordassi inoltre di partire dall’isola di Nasso mentre sul letto giace addormentata Arianna che del sogno fatto in vita già lei più non ricorda e nel veder la nave tua lontana ognor che sveglia l’avrò condotta meco in cielo al pari di una stella.
Nasso medesima lo sguardo pacato porrà lo sguardo ad ella al par del mio s’avvalerà del mito che la contempla orsù dunque vanne Teseo verso la dolce primavera della vita eroe che vince tutte le battaglie che non solo Dioniso ma anche i tuoi guerrieri il mare il fiume le radici già reclaman.
Addio virginea Arianna moglie di questa notte senza luna vado incontro alla mia fortuna che il volere del dio oggi mi nega che il voler lasciarti amore amato giammai io volli non volgere lo sguardo al tedio nel veder la nave mia che s’allontana e perdona se il canto mio adesso m'abbandona che già di Dioniso il soffio mi si strozza in gola.
Dorme Arianna che nuda a sollevar il velo si dispone il dio quali forme e incarnato han viste mai più belle? e come sorride Dioniso nello sfiorar il bianco seno suo che a giacere con lei già si dispone attirandola a sé voglioso d’amplesso che degli eroi e gli déi tutti onora il possesso 'Sei tu Teseo?', sì son io, 'E tu sei Arianna!'
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