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’AMALIA RODRIGUES’ - la voce dell’incantesimo

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 11/11/2014 12:01:01

Amalia Rodriues, la voce dell’incantesimo.

 

'Fado', una parola magica che racchiude in sé la drammaticità di un popolo che vive al cospetto costante dell’Atlantico, il Portogallo. Una terra la cui posizione geografica rende estrema e distaccata, lontana. Ed anche la musica più popolare e triste d’Europa, la più vera e misteriosa sicuramente. Una parola austera come può esserlo il ‘destino’ o appunto il ‘fato’ tra slanci romantici e teneri abbandoni tipici dei luoghi sconfinati dell'Oceano, oltre i quali esiste solo la speranza di un possibile approdo e un improbabile ritorno. Questo il sentimento che alimenta il ‘fado’ portoghese la cui origine popolare si riassume nel canto sia  interpretato come lamento, sia invocazione o preghiera, pur sempre canto che sgorga spontaneo dall’anima di chi l’anela.

“E mentre il tram passa sferragliante per le vecchie strade di Lisbona strette e colorate, da quei mille locali che fanno il paesaggio dell’Alfama, di Murairo, del Barrio Alto si leva di notte un unico suono: il fado. È la voce passionale, forte, tumultuosa, dell’antico popolo portoghese, quello più vero e sincero, che attraverso quel grido così rauco, così dolce, così malinconico, ricorda le sue origini africane, arabe, mediterranee, il suo lungo navigare per tutti i mari del mondo, raccogliendo tutte le storie del mondo.” (*)

Si vuole che il ‘fado classico’ sia nato secoli or sono dalla disperazione degli schiavi negri e dei marinai che verosimilmente l’hanno trasmesso influenzandosi gli uni con gli altri nella costante incertezza delle traversate oceaniche. Di fatto è evidente una certa parentela col ‘blues’ afro-americano, per l’andamento malinconico assimilabile alla ‘saudade’ brasiliana (ex colonia portoghese nello Stato di Bahia), comunque sempre riconoscibile, che si distingue dagli altri generi musicali che pure ha continuato ad alimentare attraverso le ‘cantate’ spontanee dei quartieri popolari di Lisbona, dapprima divenendo canto di solitudine e di pena e successivamente, negli anni della rivalsa politica, anche canto di protesta con accenti vibranti, per alcuni versi meno dolente e rassegnata di quella esportata o re-importata, cioè di ritorno coloniale.

Ancor più il ‘fado’ è canto che la voce dell’anima femminile (molto più che maschile) trasforma in ‘messaggio d’amore’ capace di accorciare le distanze che intercorrono tra un lasciarsi e il ritrovarsi, l’aprirsi delle labbra per un bacio e la distanza degli sguardi negli occhi, tra un commiato momentaneo e un addio per sempre. Una sensibilità questa che pochi interpreti della canzone popolare hanno saputo cogliere e che hanno trasmesso nell’arco della loro carriera professionale. Una in particolar modo si impone qui ricordare, Amalia Rodrigues nata a Lisbona nel 1920 la cui voce, quasi un dono di Dio, si è dimostrata nel tempo ‘ineguagliabile' affermatasi come una delle migliori interpreti dell'animo portoghese.

Amalia Rodrigues ha iniziato la carriera professionistica nell’inverno del 1940 esibendosi al famoso Retiro da Severa, dal nome leggendario della gitana Maria Severa che nel secolo scorso portò il ‘fado’ a risultati insuperati. Personaggio riproposto in parte nel film “Fado, historia de uma cantadeira” del 1947. In quegli anni accanto al ‘fado’ tradizionale interpretò anche canzoni di consumo partecipando a riviste di largo successo che la resero popolare fra la gente comune. E fu proprio in una rivista che recitarono insieme le due maggiori ‘fadiste’ conosciute: Amalia Rodrigues e Herminia Silva, che Amalia conobbe la consacrazione internazionale. Il repertorio delle sue canzoni più famose, come: ‘Fado Português’,‘Lisboa Antigua’, ‘Coimbra’, 'Barco negro’, ‘Uma casa portuguesa’, ‘Lagrima’, ‘Tudo isto è fado’, ‘Cançao do mar’ insieme a numerose altre, ne hanno fatto un’interprete autentica ed esclusiva, tale da incarnare la voce stessa del ‘fado’. Per cui pronunciare il solo nome Amalia Rodrigues sale alla mente ‘fado’, anche per coloro che poco seguono gli eventi della musica.

Sono melodie cariche di nostalgia e di pena che riflettono di uno stato d’animo ereditato dalla tradizione di un popolo di eterni viaggiatori, che s’impongono per lo stile fiero dell’interpretazione, per le sfumature vibranti e la dolcezza soave, quasi ‘intimistica’ della sua voce che le avvolge tutte di una ‘gratitudine’ profonda. Tutto ciò reso possibile grazie anche alla mediazione di musicisti sensibili all’indole e allo spirito portoghese che hanno arricchito di colorature e di forza le sue interpretazioni. Amalia Rodrigues infatti canta accompagnata da quattro strumenti che nell’insieme danno forma all’intera sezione ritmica e melodica: una chitarra portoghese (a forma di pera) con dodici corde per la melodia; una viola (o più a seconda dei casi); e due chitarre spagnole per la ritmica.

Questo il gruppo originario che l’accompagnò anche nelle numerose tournée all’estero, formato da Fontes Rocha, Pedros Leal, Joel Pigna, Alfredo Marceneiro, Carlos Gonsalves eccezionali compositori e arrangiatori, insieme ai moltissimi altri, che si sono succeduti nel corso degli anni e l’hanno seguita nei suoi concerti tenuti nei più grandi teatri del mondo. Ovunque e dovunque un trionfo! Molti sono anche gli interpreti famosi che hanno voluto incrociare le voci con lei. Vanno qui ricordati: L' ‘encuentro’ tenuto con Maria Carta e il successivo ‘recital-solo’ di Amalia al Teatro Sistina di Roma organizzati da Franco Fontana per i “Lunedì del Sistina” nel 1979 e 1982. I concerti al Lirico di Milano, al Duse di Bologna, all’Olympia di Parigi, a Madrid con Julio Iglesias; a Rio de Janeiro con Vinicius de Moraes, a New York, e con i tantissimi altri dei quali talvolta se ne risente l’eco.

La sua voce al riascolto, lascia meravigliati per la partecipazione emotiva ed evocativa del suo 'canto corale' (in una sola voce)  inconfondibile dell’esistenza, di un sentimento d’amore vissuto al pari di una forma d’arte. Un’arte intransigente, incorruttibile, spinta alla ricerca di un assoluto che forse non esiste, come può esserlo l’atmosfera creata dal ‘fado’ e che fin’ora soltanto l’affascinante Amalia Rodriguez è riuscita a trasformare in ‘incantesimo’.

Altre cantanti di rilievo in seguito si sono affacciate sulla scena del ‘fado’ con dignità interpretativa, bella voce, e originalità; tuttavia nessuna così avvolgente come quella che Amalia Rodriguez ha espresso nelle sue interpretazioni, carica di quella soavità sentimentale che s’imprime per restare attraverso il tempo:

“Se vuoi essere il mio uomo / E avermi sempre accanto / non parlarmi d’amore / Ma raccontami del fado / Il fado è la mia condanna / Sona nata per essere perduta / Fado è tutto ciò che dico / E tutto ciò che non posso dire” – canta Amalia in ‘Tudo isto è fado’, una delle sue più amabili interpretazioni.

L’Italia ha tributato ad Amalia Rodrigues grandi onori ma sfortunatamente ha preso contatto con la cantante solo negli anni Settanta e in gran parte tutto ciò che realizzò prima di quegli anni resta a noi sconosciuta. Comunque molto di quel materiale discografico è oggi riproposto dalle moderne ‘fadiste’ ed altro, quello dei suoi film, mai trasmessi sui nostri schermi perché in lingua originale, è reperibile su youtube ed altri siti web. La sua produzione discografica è stata raccolta in CD e vinile dalla EMI Italiana, fra cui spicca “A una terra che amo” dedicato all’Italia che vede questa straordinaria interprete impegnata in alcuni ‘fado’ in italiano e brani tradizionali delle nostre regioni.

Dalla Sicilia alle Alpi: ‘Trantella’, ‘La bella Gigogin’, ‘Vitti ‘na crozza’, ‘Dicintencille vuie’ che cantò in una versione 'live' con Roberto Murolo, ed il brano che meglio rappresenta il nostro patrimonio artistico musicale ‘Canto delle lavandaie del Vomero’ in un’interpretazione senza eguali in cui il timbro vocale della cantante non flette di tono o perde il fascino della sua personale bellezza interiore. Degli ultimi anni che l’anno accompagnata si ha oggi il ricordo di una pubblicazione discografica “Encontro” di grande interesse artistico e di un momento che lei stessa ha definito ‘emozionante’ della sua vita, avvenuto con il sassofonista Don Byas che ha aperto una nuova prospettiva nell’interpretazione del ‘fado’. Di più recente pubblicazione un libro di poesie e un disco di inediti che si pensavano perduti.

 

“Lisboa Antigua” (di Josè Galhardo e Raul Portela).

Lisboa velha cidade cheia de encanto e beleza sempre a sorrir tão formosa e no vestir sempre airosa o branco véu da saudade cobre o teu rosto linda princesa. Olahi senhores esta Lisboa d’outras eras Dos cinco reis das esperaa E das toiradas reals Das festas das seculares procissões Dos populares pregões matinais Que já não voltam mais.

 

Lisbona vecchia città / piena d’incanto e bellezza / sempre a sorridere così bella / e nel vestire sempre fresca / il bianco velo della nostalgia / copre il tuo viso / bella principessa. / Guardate signori questa Lisbona d’altri tempi / dei cinque re dell’attesa / e delle corride reali / delle feste, delle secolari processioni / delle popolari grida del mattino / che non tornano più.

 

“Solidao”, (di Brito – Trindade – Ferreira)

Solidao de quem tremeu à tentaçao do céu.. E desencanto eis o que o céu me deu Serei bem eu, Sob este véu, de pranto? Sem saber se choro algun pecado, a tremer imploro o céu fechado. Triste amor o amor de alguém, quando outro amor se tem.. Abandonada, e nao me abandonei! - Por mim, ninguém ja se detém na ‘strada..

 

Solitudine / di chi ha tremato / davanti alla tentazione / del cielo.. / e disincanto / ecco quello che il cielo m’ha dato! / Sarò proprio io / sotto questo velo di pianto? / Senza sapere se piango / qualche peccatpo tremando / supplico il cielo chiuso. / Triste amore / L’amore di qualcuno / quando si ha un altro amore.. / abbandonata / e non mi abbandonai! / Per me nessuno / più si ferma nella strada..

 

Il presente articolo recupera parte di quello già pubblicato 11 Novembre 1974 in 'Nuovo Sound'.

(*) La nota è di Roberto Campagnano, apparso in 'Fado' - Disco del Mese in Edizioni laRepubblica - 1998


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