Recuerdo / Ricordo … di Paco de Lucia
“… y en la guitarra, resonante y trémula, la brusca mano, al golpear, fingìa el reposar de un ataùd en tierra …”
“... e nella chitarra, risonante e tremula, la brusca mano, al battere, fingeva il riposare di una barra in terra ...”
Così Antonio Machado esprime la profonda drammaticità che la chitarra flamenca comunica, onde il ‘tocaor de guitarra’, al pari di un asceta, sgrava il suo intimo dal peso dell’esistenza per presentarsi puro al cospetto di quel fantasma divino e insieme diafano che posto di fronte al musicista, per un ennesimo incontro col destino, fino al raggiungimento di quell’ ‘assoluto incontestabile’ ch’è racchiuso nella musica e che solo a pochi ‘eletti’ è dato di raggiungere. Relativamente pochi sono infatti i nomi che sono saliti alla ribalta della fama fuori della Spagna, luogo di adozione dello strumento din dalle invasioni arabe sul continente e non è questo lo spazio per ricordarli tutti. Ma è a Paco de Lucia che va la palma della internazionalizzazione della chitarra flamenca e del modo peculiare di suonarla. Le sue interpretazioni e rivisitazioni di classici hanno aperto le porte della new-age e l’hanno fatta apprezzare in questo nostro tempo relativamente giovane. Con le sue apparizioni al fianco di artisti di fama mondiale Paco de Lucia ha permesso il confronto comparativo tra due mondi distanti nel tempo e nella sostanza, fra due modi di concepire la musica che fino allora sembravano incompatibili e che invece, con il suo virtuosismo, ha permesso di affermarsi in un unico abbraccio stratosferico.
Tratto da "Musica Zingara": testimonianze etniche della cultura europea. A cura di Giorgio Mancinelli - MEF - Firenze Atheneum 2006 - premio Letterario 'L'Autore' per la Saggistica.
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