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Raccolta di poesie di Marco Montoncello
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Gli arcobaleni

Ed anche in questa giornata di pioggia
Ci ritroveremo
In arcobaleni
Di veleni .

Id: 17825 Data: 27/11/2012 12:51:01

*

Occorre

Occorre ripensare

occorre comporre

occorre cucinare

pensando che tutto c'è stato.



A vita nuova

la zucca parlante

suonerà una dolce melodia.

Id: 17611 Data: 17/11/2012 12:32:03

*

Non avrai altro Dio all’infuori di me

Grigi palazzi,
si confondono con il cielo e l’umore,
nel tutt’uno che eclissa la vita,
che tormenta la gramigna scevra di gioventù,
che solidamente traccia i bordi delle strade,
strade truccate da un velato color lago
dove scorrazzano piccoli pattinatori sul ghiaccio
che solidamente tracciano i loro raggi di sole.

E fluidi nella perenne stagione imbiancata
scivolano i fanciulli dai capelli color grano
creando dall’alto una contraddittoria estate
l’unica che si possa immaginare
l’unica che si possa respirare.

E in un momento una lieve brezza
scombina le capigliature dorate
creando sterminate distese di cielo.

Seduta nel ciglio la morte vi osserva
-scappare dal suo sguardo è pura casualità
Quando il calcolo del ghiaccio ci conferma
che la mortalità è in astri lontani dalla razionalità.

Id: 17450 Data: 08/11/2012 16:12:22

*

Dilla in postilla

Si vive senza poesia
nella polla
che abbonda
linfa
in preda all’arsura
di quel cavo
frugolo
Tra breve
sorseggerà
vacuità

Id: 8043 Data: 11/04/2011 17:48:39

*

Presente

L’inversione del mio tempo,
tramuta un insolito passato,
intorpidito come l’ultimo caffè.
E riflette questo presente futuro
e rimembro ciò che sono.

Id: 7652 Data: 15/03/2011 17:15:05

*

I custodi del tempo

Alle sei del mattino gli uomini delle finestre,
illuminate, osservano, il passare delle forme:
ritmi sull’andante addormentato, un pittore
disteso, un operaio ubriaco nel ritorno.

Li vedi nel inseguir chimere casalinghe , intriganti
come gatti di porcellana smaltata, ove la
mesta polvere si lascia eclissare dal tempo,
tra ritmi singhiozzanti che si concedono ai custodi.


Id: 7335 Data: 22/02/2011 18:12:08

*

La danza degli specchi

Si erano dati appuntamento
nel viale dei crepuscoli
quando ancora il loro sole
andava albeggiando
le prime sinfonie
Un po’ contorti
goffi
tozzi
ma anche slanciati
dai più baciati
Fulmineamente
il sole si tramutò
in televisione
riverberando
una pubblicità
sui loro corpi
Ormai danzanti
ammaliati
e privi di personalità.

Id: 7276 Data: 18/02/2011 23:37:18

*

Esiliato

Esiliato
in un fronte che è solo futuro
Frugare da lontano
Il mio umano scorso

Avvicinando una fragranza zuppa di costume
nell’ormai presa di sussistere

Quando la palpebra si arrende
nella moria di mia via
si infonde la mestizia

Isolato ed esiliato
immergo la mia proiezione
in lacrimosi bicchieri di rosso
E in un momento mi ritrovo tra il vivere e l’esistere
esiliato sperduto tra creatura e muratura



Id: 7262 Data: 17/02/2011 23:17:39

*

Primavera in cucina

Minuta cucina di un condominio
che porta il nome dello splendore
Nel primo giorno d’agosto
scrostammo dal muro quel linoleum
brizzolato come l’inverno che mai fiorisce
Trovammo la nostra primavera
perenne perché mai sfiorisse
con il passar le stagioni
È li sepolta dagli anni settanta
Ed ora è la nostra ora,
di togliere le ultime
gocce di cemento
su quella distesa di Androsace,
irrigate da olio e persone
E’ in arrivo la stagione che riflette
il nostro ultimo Inverno nell’incauta
danza dei fiori che mai sfioriranno.


Id: 7233 Data: 16/02/2011 16:25:14

*

Decanter

E si mesce ed esce dalla bottiglia
La goccia diversamente
vuole trovare ragione
nel suo illusorio splendore
tutto è decantato
Tutto è decantato
ed ora ossigenato
con le sue lacrime
esprime la sua potenza
e lentamente scende
fino allo stomaco
tramutato in ebbrezza
e con la testa da carosello
e con il corpo da umano porcello.


Id: 7134 Data: 10/02/2011 17:21:30

*

Tornare ad essere primaverili

Tornare ad essere primaverili
è in attesa per una nuova stagione.
Abbeverarsi in rigagnoli di rovescio
dall’aroma sangue di un Marte sconsacrato
Dalla sempre perpetua brama di rivelazione
così in silenzio si stempera la stagione che torna a freddare.
Tornare ad essere primaverili
nell’osservare abbagliati una stagionale illusione
sorretta da umani negromanti.
Ridestarsi per qualche alito primaverile
nella penultima dissolvenza che trova il concreto
Tornare ad essere innovativi
è in quel volto incanutito
che offre solchi carnali
scolpiti in un originale linguaggio.
E il tutto vien trascritto
nel dizionario metafisico, ai limiti del tempo.
Nel senile non vi è forse innovazione?
In questo tempo ormai tutto preannunciato.



Id: 7096 Data: 07/02/2011 21:44:26

*

Passato did idi popopopmomomodoroodoro

Or dunque ,
in quel dunque
che fummo ..
noi popopopoveeeriiii :
sudati nei campi
sterminatiiiiii
dalla Puglia, trattattatatta
perché il tutto è passatoooo
e passa e squasssssssssssssaaaaaaaaaaa
le ultimeeee frondeeeee frodeeeeeeeeee
diiiiiii pelatiiiiiiiiiiiiiii pettinati e controlliii certicerticertif ficati ,
fu Italiaaaaaaa
e’ in pizzeriaaaaa e nei ragùùù rimestatii
siiii esalaaaaa AAAlbaniaaaaaaa Nigeriaaaaaaa………

.Passato di pomodoro biologico.
Ingredienti: pomodori*, sale.
*Biologico.




Id: 6968 Data: 30/01/2011 18:26:15

*

Il ritorno cantato da Carlo

Udimmo per qualche fiato imprevisto
la canzoncina dell’infanzia che noi vivemmo,
giù nel salotto perché si espandesse
il ricordo di un uomo che dovette tornare

In qualche misera intermittente desolazione dichiarativa
un fanciullo cantava la canzone del voluto gatto nero
Sulla mia fermezza si situava
e si animava l’obelisco Tello.

Immaginifico il suo sguardo
Il suo piccino tono,
che del vibrato
ha sfiorato e suonato
le corde della mia desolata fanciullezza, ritrovata.



Id: 6832 Data: 23/01/2011 02:10:17

*

L’uscio ammaestrato

Il principio dei mortali ormai ammaestrato
nella mano tesa che issa e cala l’esistenza
Osservava e sospettava uno strano strato
di uno stravagante minerale indovinato.

Il viaggiatore fiutava quella freschezza
nel suo intimo convincimento di sgomento
nella sua irrequieta foglia ormai in secchezza
discendeva In qualche sparuto angolo un esordiente momento.

Id: 6721 Data: 16/01/2011 22:17:17

*

La pietanza

Assaporare te, dell’inanimato ventre
per discese calde di brodaglia.
A pranzo sei bouquet di sempre,
a sera, rigurgito di effetto canaglia;
e quando vi è quiete si accomoda l’odor di famiglia.

Quest’oggi ho nutrito il mio ventre
del tuo effluvio giornaliero, la mia giornata
satura di piccole speranze di sempre
rigurgita per un istante ormai statico una mela avvelenata.

Id: 6573 Data: 05/01/2011 18:56:37

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Esiliato

Esiliato
in un fronte che è solo futuro
Frugare da lontano
Il mio umano scorso

Avvicinando una fragranza zuppa di costume
nell’ormai presa di sussistere

Quando la palpebra si arrende
nella moria di mia via
si infonde la mestizia

Isolato ed esiliato
immergo la mia proiezione
in lacrimosi bicchieri di rosso
E in un momento mi ritrovo tra il vivere e l’esistere
esiliato sperduto tra creatura e muratura


Id: 6468 Data: 28/12/2010 11:14:16

*

E ritorno nella notte

Nella notte del ritmo segnato
al crepuscolo degli Dei, bruciò più lenta,
la saliva che annaffia il mio dire,
saliva nel ricordo di un divenire.
Dal bruno del poggiolo si ode
ciò che ode non è più,
e presidiano i minuti animali domestici
con il mio senso di sentimento.

Immaginando la città anche sol di oggi
dal frastuono liberata; bisbiglia la lamentazione,
si libra nell’aria e solitari uccelli esotici
a volte pensano a chiassare. E domani è ritorno.
Ma nulla sincero riecheggia sulla strada scaldata
dall’asfalto consumato. Solo il fumo scalfisce
questa quiete senza voce
del mio essere solo nella notte.

Falene s’intravedono e si posano
su qualche bocciolo intento ad aprirsi. Una produzione irrompe
sulla storia della natura- silente, d’un sol sentir canzonatorio,
per chi tentenna nel presente. Solo in questa ora,
mi sorprendo: aldilà dei bioritmi
impronte e ombre che avanzano al mio cortile,-
del comune respirare solo possiamo ascoltare.
E domani è ritorno.


Id: 6425 Data: 23/12/2010 21:45:01

*

Luoghi di ieri



Ormai in disuso
si accennano
al sol passaggio

Nella sfumatura
del mio fanciullo
rivivo
quel calcinaccio
che affrontava
un silente scalpiccio

Di tenere peppe
con sguardo da volpe
che naufragavano
in uva sotto spirito

La mente greve
osserva un passante
nel luogo di sua vita
di nostra secolare vita


Id: 6408 Data: 22/12/2010 10:39:55

*

Sandra



Sandra è operosa, ormai latente si adagia.

Osservò incuriosita vostra vita, sussurrando ad un incauto pianto,

e si scombino e un po’ si odiò

poi di nuovo in balia.

Il vento in autunno ridiede sussurri. Un po’ oscillante affondò nel prato.

Gli sgorgò dalle vene la paura di amare

Morì in un lago di amore.

Id: 6399 Data: 21/12/2010 17:16:59

*

E viene la neve

E viene la neve
sui quei dolci seni di velluto
Anima scopritrice che io non conosco
attraversa l’immaginazione trapelante
Come sorrisi discontinui
i tuoi spiragli di gioia
Neanche io potrò vegliar su di te
sulle tue giornate rovesciate
sull’atmosfera aurea che versa sulla raggiante
persiana immacolata
che guarda la vita
che fiorisce in cristalli brinati scombinati
e viene la neve.

Id: 6392 Data: 20/12/2010 15:52:36

*

Si adagia l’inverno

In divenire, incontro, quel bioccolo,
nella sua incombenza gravitazionale,
si incontrano divergenze di bruciante ghiacciolo
i miei pois grigio verde.

Affonda l’impronta. Nelle sue vesti casuali.
E del pigmento si fa unità
E si veste la canicola
nel giorno di San Lazzaro.

Id: 6362 Data: 17/12/2010 23:27:20

*

Il suo Tudor

I presenti alla riunione
scambiavano immaginazioni per vivace realtà
Ed io solo
scrutavo gli animi gentili seduti nel cortile dei fumatori
Solo allora si mescolarono le realtà
nell’ultimo momento della sua fine
Si precipitò verso me
La mia beata
amoreggiata
folle velleità
Del suo penultimo singhiozzo
contemplavo la mia figura
Paterna
odierna
sua creatura
All’ultimo saluto
del suo tudor.

Id: 6331 Data: 13/12/2010 23:44:49

*

Il colore delle rose

Ritornano a chiarificarsi le lontane pose,
e si frantumano le porcellane di bigio toccare
perché è dato per scontato il colore del fu.
Ardere e adattarsi è il colore delle nostre rose.

Id: 6260 Data: 06/12/2010 23:16:56

*

i padri


Nella fragranza vivo e assorbo
l’essenza di un ventre morbo
e rimasugli di vitalità remote
schiocchi di dita, e fruscii di note.

Di rimembranze stanze fraterne
Scorgere negli occhi il sale bagnato
nel tumulto di una fanciulla asciutta
che arde e teme il salgemma salato.

Incontrare la fronte e il volto
con impunita di un padre ormai stolto
amando ormai più di se stesso
quello che chiamano, è te stesso.

Passando per ore in sudore
sentendo il suo grande fragore
di tenui gesti che san di brillore.
Del pesto che odoran i soli padri
in certe serate cambiate di ladri
Di tesori mortali che portano i padri.

Id: 6181 Data: 29/11/2010 00:28:35

*

Il mio ultimo appuntamento



Odo ciò che si muove
Sussurrante alle lancette di un tempo
anche stamane dal fondo della mia dimora
arriverò trionfante al mio quotidiano appuntamento.
La lancetta che segna il mio ultimo pensiero
E impaziente sentirò il battito dell’orologio
raccontarmi il canto tic toc-tic tic tic- toc toc toc
Granitico perché muoversi altrove è un lieve morire

E nell’animo disorientato la foglia che il vento mi sparge
Nelle lunghe notti gelate mi confido alla luna
che lentamente mi consuma e un po’ mi rende compagno.
Il moto della mente attratto per fisicità lunare
esalta e abbassa il mio senso di epoca
Di chiedere l’ultima sigaretta prima di cadere
Di raggiungere o smarrire il mio ultimo appuntamento.


Id: 6081 Data: 20/11/2010 23:44:16

*

Stanca



?



Stanca
non s’ode
sul suo tondo
dubbio di concetto.
E saziano l’ore
nel roseo passar le orchidee
perché l’giorno lieto e invertito
trascorre una giornata silente
fra gli sguardi e tele e te
di lucerne seguiam quiete.

Id: 6014 Data: 15/11/2010 01:06:14

*

Volti di voci



La grazia si pèrde nel siero
e grave nel pendio si scontra.
Nel volto rosato si trova.
La procella sbatte e ribatte
e chiama richiama or tonfo.
La vista fu calante sfatta
la carne fu carne di apolide
L’urlò divenne parola.

Id: 5996 Data: 13/11/2010 10:27:43

*

Qual sorpresa


Ormai stanchi e barcollanti,
adagiamo i nostri corpi ad impalcature metalliche.
Qua e la uno spiraglio di sana vitalità,
si dimena a plastiche globali
e aspetta la saggezza che un silenzio ci regala.
Pressioni scivolose ed amori nascenti ,
così il piccolo capo trae in sé l’immagine più inestimabile
che mai pensammo di avere di poter essere .


Id: 5947 Data: 09/11/2010 23:37:12