I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
Terre d’acqua
Terre d’acqua D’oro e di luce ti bagnerei lo sguardo, improvvida luce del nostro primo sentire, terra madre sbocciata dai polsi di un piccolo nulla che in sé appalesa tutti gli eventi. Nuda, gloriosa, vortica l’acqua delle nostre radici sull’orlo vivo del tempo se al collo indossa la vivacità di una corte di foglie e di uccelli dall’acqua raccolgo il mio volto sfiorando l’asfalto, sfida i limiti dell’emotività l’imperativo a svettare e chissà cosa si cela al di là, cosa riluce nel grumo violetto di piume e cementi, quale solitudine accesa alle palpebre chiuse. II Il resto è pace, un senso, un’idea nel fondo intatto d’isole bastanti a se stesse. Il resto è quiete guizzata in gola da una fulgida luna di rotondi silenzi prima che nel dispendio di sé l’acqua per una via ai più segreta - dal granato del sangue al rosso rubino della carne - sia solo una febbre di nebbie, di un dire già detto il lieve rimpianto o quel sostare felice, se siamo già altro, nel fitto cangiante di verdissimo verde, stupefatto presente che ci allinda e c’illanguidisce. Dalla mia raccolta " Terre d'acqua " Fara Editore 2017
Id: 46550 Data: 15/01/2018 17:40:02
*
Poesia
Poesia#poesiapoeti “ Le parole / tra noi leggere cadono.” Eugenio Montale Sveglio la gialla canarina che mi svirgola in gola mai sazia del tutto dell'amore di versi e di parola. E lei si fa gesto, canto, miraggio, lingua matrice di dolce saliva sonora lei d'irradiazione mortale seduce guidando la mano che scrive la propria impenetrata natura. E nulla mai passa leggero tra noi se sembra precipitare improvvisa da scortecciati silenzi incrostati di minimi scarti di luce sempre in attesa di cielo. Da: “ In attesa di cielo ” Edizioni il Fiorino 2014
Id: 24925 Data: 21/03/2014 09:25:50
*
Occhi randagi
Sguardo arretrato al freddo minerale,
stava sola a reggere l'assedio
quando ancheggiando si palesò un amore
e prese forma un movimento carsico
d'occhi randagi e fughe,
tenace nei ritorni
e la travolse un'onda nel calore,
l’umano e l’animale senza distinzione,
dove ogni vita vive dell'altrui vita
tenendo stretto il suo tesoro egizio,
un groviglio setoso, un agguato
dal mantello tigrato
è un gatto l'amore suo,
ultimo indugio, nel chiarore radente
senso e poesia
l'accoglie grata nell'iride profonda,
nella carezza che ferma il tempo
e rende stella luminosa la pupilla.
Id: 24764 Data: 11/03/2014 10:56:55
*
I senza figli
Ecco:
è d’oro nel chiuso di casa la voce
di madre allagata, dispiega
la levigata parola a fatica,
con occhi molli e salati s’infila
per sempre nei figli orizzonte,
immacolata barcolla al varco nudo
di stella la sua mano argentata
di rughe, d’eternità e di silenzi
e poi ci saluta sbiancando nell’oltre
un lungo dolcissimo addio.
E’ dura la storia che procede per
lutti ed eventi, più dura per chi
non ha figli da tramandare all’arida
luce spiovente di sterile ventre
o forse può darsi solo in piccoli
versi vergati di verderame
sul volto, leggeri come peccati
veniali, tentando così nell’amore
di smemorare la morte di sé e
di tutti coloro che camminano
soli per lascito testamentario.
Id: 24399 Data: 16/02/2014 08:01:39
*
Tramonta il sole
Tramonta il sole ma alto è lo splendore dall'altro lato.
Id: 24009 Data: 21/01/2014 09:39:56
*
Il Mose a Venezia *
Preme all’approdo d’acque la città
che in sé oscilla e vacilla
e chiede voce nell’onda vagabonda,
vittima in piena di una cascata armata
di cemento, sovvertimento che si fa vanto
di un dominio ipotetico del mondo
aprendo tre piaghe ulcerose alle sue bocche.
Nel dolore notturno presto saranno occluse
tutte le vene, le voci azzurre del mare
poste nella teca di un astratto fulgore,
nella sfida infelice che induce a scorticare
resti d’arte morente, nella febbre di luce
che indugia sugli ori bizantini.
Questo narra la pena altrui degli occhi,
essendo noi ciechi e murati, chiosa albina
d’antica stirpe leonina, candida schiuma
che più non riconosce i suoi canali
noi, costretti a giorni chiusi di cammino.
* Dall’epigrafe murata nella sede del Magistrato
alle Acque di Venezia : “La città dei Veneti per
volere della Divina Provvidenza fondata sulle acque…
è protetta da acque in luogo di mura: chiunque oserà
arrecare nocumento, sia condannato come nemico
della Patria e sia punito… Il diritto di questo editto
sia immutabile e perpetuo.”
Id: 23961 Data: 18/01/2014 14:43:14
*
Fiocchi di neve
a F.B.
Fiocchi di neve:
dei segreti dei cieli
trasposizioni.
Id: 23923 Data: 15/01/2014 15:12:52
*
Sogna il fuco
Sogna il fuco
per la sua ape regina
lune di miele.
Id: 23903 Data: 14/01/2014 11:23:12
*
Il male alla radice
Dice
alla radice
che il male è un suono
dolce incompreso
venuto dolore
alla luce.
Sorto da dove si levano tutte
le cose incisive
prima del mondo.
Nervo scoperto lì sotto.
Non sa il tuo caro sorriso.
L’acme per me
della tua bocca.
Stilla pace,
foce, sorgente.
Oro
crisoberillo
anche se monca di un dente.
Prima di tutto
e per sempre
anche prima del mondo.
Id: 23842 Data: 09/01/2014 19:13:03
*
Funebre e sfavillante
Perché collimi il suo tutto col resto perduto
di sé e più quietamente
redima la trasparente figura
dal vuoto del buio e delle distanze
tenta di levigare il pensiero di calde
carezze nutrite d'ancora, sollievo
il piccolo bacio,
verde menta di mare, rimasto da solo
a tremare l'ardore
attorno alle labbra e alla gola.
Non bastano a collocarla il tacco nero
a stiletto, il tubino attillato in cocco
oro smaltato,
funebre e sfavillante, tra fame di senso
e follia, il seno alto rifatto,
vanitas vanitatum di ciò che, debordando
da sé, si sottrae e svapora.
Si sono consunte le vene come crete
d'inverno tormentate di neve,
vuota l'anima chiara, rimasta racchiusa
nel rovescio del volto
perduta, perduta a noi tutti questa figlia
ferita dal tempo presente
perduti, perduti noi tutti a noi stessi?
Id: 23601 Data: 22/12/2013 09:24:29
*
Migranti a mare
ogni vittima a mare è viva.
ove si adorni più chiara nell’aria la vista,
passandole sopra di un qualche brillio,
inerme la scorgi:
possiede dell’acqua l’innato splendore.
àncora al gelo di luna il suo sangue
un lembo ampio di luce che non dà
tregua all’azzurro inesausto dell’onda.
potresti essere tu mille volte già stato
dal rosso deserto migrante al nostro
mondo civile venuto a perorare
ragioni di vite perdute alla pietà
tentando inutilmente di dispiegare
il senso del tuo disadorno dolore,
potresti essere tu, nei cieli cupi
d’aprile, d’arma bianca a perire,
potresti essere tu ripudiato, affogato,
solo senza più nome.
Id: 23584 Data: 21/12/2013 08:10:28
|