I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Partenza
Stazione, all’alba, quando a fatica dirada il sole di dicembre i sogni sopra gli occhi socchiusi delle case più alte e i lampioni sbadigliano curvi sul vuoto dei viali. Sento appena il calore fuggitivo del tuo abbraccio, e poi il Jazz che gemendo si interpone tra la fuga remota dei campi e il niente che mi resta sui binari di te, oltre un lento frusciare di foglie presto ricomposte in un’altra attesa.
Id: 64891 Data: 30/12/2021 09:45:10
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Fabula (tragicomica) acta est
Signore e signori: è il Capocomico che vi parla. Eccoci, eccovi arrivati all’epilogo della faccenda. Tra poco voi si naufraga tutti insieme, giù, nel golfo mistico. Ahimè non vedo in voi ombra di dolorosa agnizione, coscienza della catastrofe o riconoscimento d’errore. Nemesi vi precipiterà ignari adolescenti che ancora si trastullano a danzare, allegri, sull’orlo della scena. Dato che al tempo stesso siete attori e spettatori del mio dramma, nessuna futura leggenda vivrà di voi, nessun pubblico ne trarrà giovamento. Peccato. Non ci sarà tempo né modo per un dignitoso congedo teatrale. Nessuna catarsi consolatoria: muta, semplice, fatale fine della Storia. Applaudite.
Id: 63989 Data: 10/09/2021 17:46:02
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Stazione centrale, nottetempo
Nella nicchia dell’attesa divampa la calotta di un cerino. Flamma refulget. Brilla una corda sui binari. Ritintinna per la gola di un dirupo. La tenta una folata di chitarre estive, calvi fantasmi di appennino, candidi soles, astratti corpi avidi del sale di luglio - e dire che infida oggi ti odora, ad annusarla ancorato alla riva, la giovinezza del mare.
Id: 59543 Data: 21/07/2020 17:11:46
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Sos
Mi messaggi per dirmi che arrivi, tra poco. Una lacrima di pioggia luccica sullo screen, nel suo specchio sussulta a un colpo d’aria un cespo d’erba nuova, tentenna un fiore giallo sopra il grembo illividito di un’aiuola. Solo in un vuoto pneumatico del cuore, siedo nella calotta di sole che gentilezza passeggera di nuvole concede a una panchina solitaria. Nulla del nulla sento più nemico nella frenesia di cicale che martella la cupola del centro commerciale. Morte questa che uccide e non fa male, e civettando agita la falce, allegra semina petardi in una festa triste di automi. Sullo screen leggo ancora però i nostri due nomi - Tu arriva, presto, come dici. Salvami. Portami a casa, prima che sia troppo tardi.
Id: 55157 Data: 29/10/2019 09:17:03
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Alzheimer
Spuntò un inverno dove parole dalla tua bocca soffiavano enigmi bui di profezie avare: metallico rimbalzare di tuoni contro lo scudo dell’orecchio altrui. Fu quello preludio di una lugubre tormenta di lampi e di spade e grandine sulla lamiera di un mare che rigurgita cadaveri di amori e di ricordi alla deriva sul delta della sera. Ormai il tuo grido di preghiera è smemorato presagio, zimbello dell’aria muggito quasi di bove al macello.
Id: 54728 Data: 18/09/2019 16:10:54
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ll nevo
S’inchioda a un viso bello come lo spillo di un pensiero trafigge la morbida vacanza del cervello. Piccolo sole nero tiranno dell’universo altero della grazia. Buco nel cielo di carta dove implodono le orbite scontorte di una armonia violata. Capoccia di vite inchiavardata a forza nella polpa tenera del legno. Pasticcio di fili che s’intorcina al centro d’un ricamo e attrappa nel cruccio inestricabile di un grommo l’incanto della trama.
Id: 54554 Data: 30/08/2019 11:10:31
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Temporale d’aprile
Il rullare del tempo di colpo riposa sul culmine dei piedi, a giro sospende il filo elettrico dell’orizzonte. È là: quel fuso di nuvole che gira a vuoto tra le spire del fulmine mentre sonagli neri si crollano sopra romantici palcoscenici rosa.
Id: 53016 Data: 11/04/2019 16:57:08
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Ghenos
La veranda che prospetta il tuo domani chiude una invetriata a pochi passi dal tuo desiderare. Nulla tu vedi di là da quella. Dal passato soffiano invece sul suo specchio falso raffiche infinite di esistenze per caso precipitate l’una sull’altra aggranellandosi nel disegno della tua piccolezza finalmente. Così un flagello di neve da troposfere polari sferza i suoi mille fiocchi succhiati al grembo dei mari e per ansiose spirali li costringe dentro un vicolo cieco della città vecchia - tra un camino che fuma e il volo freddoloso di un uccello.
Id: 51333 Data: 21/11/2018 09:16:09
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Time out
Settembre: tempo di accomodarsi in panchina, desiderare il gioco dal bordo del rettangolo, acquattato nell’angolo della tua cabina. Riassèstati dentro abitudini scavate nella roccia, rifiata, asciuga bene, goccia dopo goccia, il pathos di troppo giovanili incursioni. Stoppa ogni estemporanea sortita di voce, ogni urlo di luce stringilo nella gola. Distanza della visione, gratuita adulta intelligenza della geometria del gioco siano il fuoco di questa tua diversa prospettiva di vita. Siano altri a rischiare il premio di partita.
Id: 50720 Data: 29/09/2018 09:58:58
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Litoranea
Ruggine di mare, polline decomposto da mille stagioni ridisegna il parabrezza sfocato del presente. Procedo, verso casa. Il cielo è stellato, prosciugato dalla pioggia di marzo. Un gregge di nuvole sul Conero s’abbranca ai tetri muraglioni del tramonto. Ricordo quando piccolo non nascevano là che albe, e io accecato dal mare nei mattini d’estate, e le reti strascicate sulla sabbia stillavano oro.
Id: 48223 Data: 30/03/2018 11:29:38
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Snow flash
Si tende sulla neve un volo nétto, rètto sulla nudità infranta del bianco, corda d’orizzonte cui s’incocca il cammino della freccia e nero si avvita nel destino altro dell’aria.
Id: 47562 Data: 27/02/2018 16:26:09
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Abdicazione
Non chiedetemi la strada il senso di marcia, le mète, le gratificazioni venture. No ragazzi, vi prego: non sono (più?) nelle condizioni di azzardare previsioni, vaticinare giudizi, garantire ambizioni. Il futuro ha smesso di esistere così come il valore assoluto delle vostre prestazioni. A qualcuno/a piacerete come amanti, ad altri come amici compiacenti, ad altri come ossequiosi parenti, ad altri quali zelanti zerbini della customer satisfaction, ad altri ancora in vece di portaborse astuti e corrivi. E per gli stessi motivi per i quali ad alcuni piacerete, dispiacerete ad altri. Sic res se habet. Che volete farci: il vecchio prof può ancora dare i numeri – sbagliando -: un otto o un dieci. Non pronuncia sentenze circa il vostro cammino. Non rilascia marchi di qualità. Non è proprio sulle sue ginocchia artritiche che riposa il vostro luminoso destino. Non chiedetemi il biglietto per Ancona o per Tebe.
Id: 43647 Data: 28/07/2017 10:33:24
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Diversivi
Avanza la notte, s’impiglia la veste in effimeri raffi di luna, percorre un viale trapunto da sciami di fari che affrottano al nido. Ora è qui, e batte alla porta discreti rintocchi: è bene sviarla offrendole un tè con biscotti, tardarne l’approccio amoroso con lente e gentili parole d’onore, forzarne lo sguardo ad un quadro di fiori di loto, o a radiosi remoti trionfi in sella a una moto. La notte ti tenta la mano, ti sfida a un abbraccio carnale: distraila insegnandole a dito un punto di luce, lontano.
Id: 43518 Data: 16/07/2017 23:23:59
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Limen
Non sei quasi più, né sai più chi sei stata, le unghie calcinate nel manto lapidario della luce lo sguardo che affonda nella neve deserta della veglia. Il senso tutto oramai insiste nella lacrima esitante della flebo pietà che piano piano estorci al silenzio murato dell’anima.
Id: 43186 Data: 16/06/2017 09:32:18
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Gratum quia absurdum
Tanto gradita e tanto assurda appare la vita che si leva dalle strade - una, dolce beata di se stessa, del ronzio d’alveare dentro celle azzurre di mattino - e molce la sua pietosa cruna di luce il cuore di stupite carezze, come posasse casa tua ancora su certezze di pietra dei vent’anni e non vedessi ormai tremare multiplo, ambiguo il sole da lontano, come per occhi infranti di uno specchio ubiquo.
Id: 41862 Data: 08/03/2017 16:05:27
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Regressioni
A volte la placenta del cranio scuote un cervello amniotico: beato nel suo guazzetto navigo beotico embrione acquatico.
Id: 40555 Data: 09/12/2016 16:39:45
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Anticlimax
Sole del nostro ottobre riso senza più colore di malizia, sferza che non ferisce, luce che svelenisce in un tiepido mare d’amore.
Id: 39796 Data: 13/10/2016 17:52:43
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Balcone d’autunno
Ottobre è un guizzo che declina in languore, un angelo di sole che s’affila nel lampo di rugiade mattutine e che si schioma per un vaso sazio di vissuto ardore, ispido oramai soltanto di sfogliate gramaglie. Dal mare annera ansia d’inverno: presto ne piangeranno i semi sopra un fazzoletto di brina.
Id: 39598 Data: 01/10/2016 17:36:34
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Atropos
Teglie, bicchieri, piatti piani o fondi scendono dalle tue mani nella credenza, nei cassetti, ciascuno al posto stabilito da dove con la stessa implacabile pazienza li evocherai domani. Gli oggetti che il tuo occhio nomina ad uno ad uno tu li annodi al sortilegio del ritorno eterno, come il garbuglio della vita pare s’attorcigli e si sdipani nella spirale senza capo né coda della notte e del giorno. A questa vicenda ordinata di stoviglie mi appiglio oramai di giorno in giorno, di momento in momento, persuaso che non potrai per amore mai spezzare il filo di questo incantamento.
Id: 38575 Data: 09/07/2016 17:13:36
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La voce del tempo
Non ha altra voce il tempo che quella che - del treno che galoppa nell’imbuto della notte – ingentilita risalendo a volo il fiotto lento del fiume ti riconsegna il vento.
Id: 38406 Data: 26/06/2016 10:50:37
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Percezioni indirette
Sfollano passeri nella sera dai rami, lo avverti dal brivido lucido delle foglie, come la danza acrobatica del ragno dal flettere del filo della tela, e il frullo in punta delle dita dai suoni che divampano sul frigido aplomb della tastiera.
Id: 38166 Data: 07/06/2016 17:56:17
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Genius loci
Questo scampolo di colli qui, dove son nato, mi incatena al residuo del mio giorno come lattante al seno, servo e signore di questo insensato crocevia di nuvole e strade, dove ogni nome letto o pronunciato è amaro e caro, prossimo e antico: ma sull’oblìo svetta come uno scatto d’ali tra le case, s’impone col suo significato.
Id: 38061 Data: 31/05/2016 22:36:59
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Anche questo è il mio tempo
Anche questo è il mio tempo, dove garrisce al sole dei tropici la libertà di pochi - bandiere panamensi che strangolano il vento, aste milionarie bandite su cimiteri di nuche disossate spolpate vertebre mani spezzate: danzando le insulta senza posa una grandine allegra di monete d’oro e d’argento.
Id: 37704 Data: 09/05/2016 18:41:00
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Notte, in corsia d’ospedale
Si leva come vento notturno una pensierosa ouverture di sibili sbiascicati, onda lenta che svetta improvvisa nel grumo di un ruggito, esplode nella cresta del sonno, atomico enfisema che sbrana l’aria innocente cala il suo fendente al napalm tra gore ombrate di esotiche verzure a pena germinate. Pareva quasi acquetata la belva – nel mentre che risali la china erbosa del sogno e affiori oltre un velo d’idillio. Invece di colpo ne rilievita il fiato tracolla la dentata noncuranza del masso che rimbalza sopra tenerelli fiori di prato, precorso dal boato che sventra ogni torturata speranza.
Id: 37465 Data: 23/04/2016 17:02:44
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Achemenides
Sei un ologramma patetico, tu, che scuoti nel vuoto d’uno schermo il tuo scettro di luce la tua verga laser, come un duce acheo smemorato – Achemenide intossicato ancora dal frastuono di una guerra lontana ormai dannata mente vinta - agita ai fantasmi la sua spada sotto il sole deserto sulla spiaggia dei Ciclopi, sgonfia propaggine della fama che soffiò vanagloriosa sotto la rocca di Troia. Ne (s)fuma il ricordo alle sue spalle, come alle tue esala la sua anima il tuo regno, la metropoli tradìta dalle cittadelle impazzite delle borse, dalle vette morte delle torri: crolla dietro di te, che ciarli, il grafico dello skyline, un tramonto trapunto di illusioni contorte.
Id: 36879 Data: 16/03/2016 11:37:40
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Psycholift
Il timer spento, precipito nell’asfittico blackout del sottoscala: un silenzio nero metafisico soffoca i pori, penetra il respiro, spegne il rigagnolo pulsante del pensiero. La cecità delle mani fruga un appiglio di salvezza: sotto le dita soltanto l’asprezza granita dell’intonaco, la sagoma fredda della maniglia bloccata. È un’attesa negata di luce che risucchia passato e futuro dentro il vortice di vuoto che divaga, tenta tastoni il pulsante di chiamata. Lo trova. Lo schiaccia con violenza. Adesso, la superstite essenza di me stesso arde soltanto negli occhi rossi d’inferno, nel marchio inusto sopra il nulla di un istante eterno: occupato. Rigorgoglia una carrucola, dal tempo una macchina riparte. Finalmente la porta s’illumina: presente. Vivo valico la soglia.
Id: 36650 Data: 04/03/2016 17:55:36
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Nella memoria
Nella memoria la vita si accatasta posa un evento, una giornata, un anno sull’altro come polvere su terra o legna sopra frasca secca o marcia si composta: finalmente un piano incide sull’altro, la prospettiva si rimpiatta, si confonde, non sai cavarne il brillante giù, dall’imo fondo, senza che frani intorno la stratigrafia, senza che ruini la volta sotterranea della sua arcana e bombastica armonia.
Id: 36164 Data: 02/02/2016 17:53:21
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Opposti (II)
Il passato è piombo che ci riattrae al fondo mentre ogni nervo è teso a colmare il tondo dello sguardo dell’oro fuso che dilaga alto, feroce sulla superficie liquida del giorno. Grata fatica spesso profondare nella fossa oramai di quel che è stato, tepore putre di giardini sepolti sotto il mare o sole di mattini affogato nella mitezza del ricordo. Ma l’ansia di scombinare il gioco – riemergere e sparare un colpo di futuro in aria a ingravidare un’altra volta il cielo - trascende il mito della nostra infanzia.
Id: 35928 Data: 22/01/2016 12:49:42
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Opposti
Sono il pappo rapito nella danza demente ed erratica dell’acqua. Ammiro senza invidia la costanza della pietra che abita il greto del torrente.
Id: 35841 Data: 17/01/2016 15:59:11
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Amor unus
Dimenticàti in una cala della notte, ciechi neonati esposti al mutuo calore lieve delle nostre mani, e dell’alito che gonfia appena le vele dei capelli. Scivolano in lontananza le traiettorie dei mondi, semina la carena della stanza un solco perso dentro il mare d’inverno. Siamo noi soli il fuoco di Vesta vivo nel ventre inferno dell’arca, il lumino del faro che ammicca, palpita attraversando il muro della burrasca.
Id: 34600 Data: 14/10/2015 15:13:39
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Hybris
Come quando confidando nella legge di Newton lasci cadere un foglietto di carta o un fazzoletto nel target di un cestino - e basta invece un dispetto dell’aria, l'interferenza angelica del nulla a deviarne il destino.
Id: 34068 Data: 28/08/2015 09:19:16
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Canicola
C’è un’estasi immota dell’estate allo zenit del sole, stupore di ramarri calcinati nel serraglio dell’afa, stasi del desiderio, anestesia universale, cupio dissolvi nello spasimo inerte di orizzonti marini torturati dai funebri cembali delle cicale.
Id: 33754 Data: 27/07/2015 11:26:44
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Epitafio del conformista
Uomo di cera persa dentro lo stampo altrui, nome spianato su questa lapide a colpi di martello dalle attese insaziate di amici e di parenti, ventre corroso fino al budello da bui sentimenti di colpa, cervello nella macina dei luoghi comuni, spappolato nel rovello della convenzione sociale: qui giace la lamina del suo corpo, soglia da tutti calpestata, invertebrato carapace più sottile della sua anima senza spina dorsale.
Id: 33626 Data: 17/07/2015 11:16:06
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Ultimo giorno di scuola
In questa stiva ombrosa, allagata di sola luce artificiale il comandante raccatta le sparse esche di una esoterica mensa, carezza con prudenza la barra del timone della nave che attracca piano al molo del tempo usato. In quello lento e astratto della navigazione si è faticato intanto a trattenere il fiato, ad osservare terre dal largo, noi stessi da lontano, a dirimere il monte dal piano, dal cielo il mare, le luci delle case dagli occhi delle stelle. Poco e non poco. Adesso però un selvatico tramestio di piedi, oltre gli oblò, precipita esultando per la magica scaletta sul pontile. La scuola è finita. Sull’arenile spensierato evade finalmente la vita, il presente, l’ubriaca giovinezza dell’estate.
Id: 33006 Data: 10/06/2015 12:05:09
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Pietra e farfalla
Pietra patisco il peso della mia longevità, quasi perenne intesa d’atomi coesi in una stretta potente più di qualsiasi centrifuga contesa. Si posa la farfalla su di me ignara che il suo giorno sta per sfogliarsi in un applauso d’ali, crollare in un battito sospeso; ma mi fu caro e festivo quel lieve suo soggiorno fuggitivo più che questa mia pésa ed ottusa quasi eternità.
Id: 32099 Data: 23/04/2015 17:21:52
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Cadrà una sera
Cadrà una sera che saremo aquiloni appesi al suolo da un filo di memoria alti, sospesi nella incerta sfera che divide notte e luce, cielo e terra, lampo e tuono, materia e vuoto, le ali attese ad un unico soffio di tempo senza minuto né ora, prese in un’orbita che ignora chilometri o miglia, verso, andata o ritorno. Allora varrà solo quel che saremo stati prima di alzarci in volo: che il poco di cenere o di grano che avremo seminato per amore o per sbaglio nel campo altrui camminando sul ciglio del sentiero non sia caduto invano.
Id: 31493 Data: 20/03/2015 22:37:44
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Avanzo nel mio futuro
Avanzo nel mio futuro come il mare dentro il lembo di spiaggia che arretra verso il ciglio della strada, e sgretola la sabbia in tonfi sventramenti e crolli: assalti di un amore umano e folle che scava crateri di attesa e di rabbia nel greto molle di un’amante infida, a setacciarne almeno un grano di diamante.
Id: 31256 Data: 12/03/2015 17:56:30
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Il vetro
Se la sera all’imbrunire guardi oltre la finestra, il riflesso del vetro ti imprigiona tra i chiusi e cari oggetti della stanza: come in un sortilegio oppone l’invisibile, ostinata sua sostanza al libero volo dei tuoi occhi. Ma se solo accosti il capo, la fantastica magia scompare: nascono nel tuo ovale senza forme netti e veri i tratti dei colli e delle case, scolpisce la luce fredda che dilegua dentro l’incavo d’ombra nero del tuo volto la pienezza - alta plurale plastica - di un universo che tramonta intero.
Id: 29936 Data: 20/01/2015 21:44:59
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Ex dolore
Ci si sveglia talvolta dal letargo di un dolore come in gennaio filamenti di alberi affiorano all’alba dal latte della nebbia nottetempo rappreso nel cavo della valle: nel letto chiaro si incide fitto il ricamo nero dei rami, come guizzi di capillari inturgiditi appena nel teso pallore dei palmi schiusi delle mani.
Id: 29868 Data: 16/01/2015 19:14:26
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Phyllomanteia
Foglie d’ippocastano croccano sotto i piedi, danzano sui marciapiedi un po’ verdi e un po’ scure, portano tutte, più e meno, le stimmate sicure della cancrena che assapora appena le sorelle appollaiate ancora su rame nere a mezzo spoglie, pettinate da fiamme di vento che fredde scavano le radici lente dei piccioli. Non è tra queste e quelle che il mondo si divide ché tutte tra un po’ s’imbroderanno del mosto che fermenta sul terreno. Perché le due metà del tutto vere sono piuttosto il recto e il verso di una, di ciascuna foglia: l’allettamento molle, la liscia voglia del dritto e la vetrata ostilità del rovescio. Tutto il resto è miope inganno, trompe l’oeil del momento.
Id: 29482 Data: 24/12/2014 19:35:15
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Succede che a novembre
Succede che a novembre rincasando sere precoci ratte ci aggrediscano alle spalle, pesino di colpo sul capo come neve bagnata. E mentre tuffàti nel fantasmatico acquario di uno schermo tentiamo in compulsione i numeri del telecomando ad evocare il genio ligio a svelenire a buon mercato il nero seppia della melanconia, ecco: per la fessura malamente occlusa dallo zerbino infilarsi uno stiletto di luce primordiale e sul suo filo ombre di piedi e voci di bambini danzare d’una febbre che in noi più non riarde, di colpo calpestare il muso al roditore dell’accidia tambureggiando i tirsi dei calcagni sulla pelle screziata dell’anima, ai ritmi sacri e scoscesi della fantasia.
Id: 28747 Data: 17/11/2014 16:33:46
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Eredità
Dolorosa e limpida l’acqua tua decantata dal tempo nell’incavo delle mie mani, senza residuo oramai della arguta e ruvida creta che fosti. Pure conservo di te questi occhiali grandi, robusti ovali, montatura ossuta assai demodée, vaguement ridicule fine anni sessanta. Nascosto a sguardi profani li inforco la sera, per leggere meglio tra le righe del mondo attraverso i tuoi occhi.
Id: 28489 Data: 06/11/2014 18:25:03
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Photoshop
Amiamo moltiplicarci dentro specchi benevoli, come nel mare - la sera, placata la burrasca – si sciolgono nei semi di un quadro impressionista le case a picco sugli scogli e il molo sbrecciato, e nevicano pupille abbacinate di lampioni dentro il liquore svanito della bassa marea. Così nel chiaroscuro della stanza spigoli vivi, ombre scalene da tavoli e soprammobili sbreccati si inarcano flessuosi nel calice di un bicchiere, sfumano nel cristallo smerigliato come fiori avvelenati di vecchi ricordi tralucono beatificati dal vetro del già vissuto, teneri come ninfee nel lago sotto un velo di ghiaccio a fine inverno.
Id: 27881 Data: 08/10/2014 19:03:36
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Sottovento
Nei giorni di libeccio in via Lumumba passeggio, spettatore intatto dal vento, rasente al muro a secco che sorregge un vallo compatto di case rosa e giallo impallidito, finestrelle occhiute e sghembe, intonaco graffito di muffe e di varici esplose a fior di vernice. Percorro un terrapieno d’aria lucida e calma, balcone sul pianoro che sfuma nella rada. L’ombra mia mi segue in piatta quiete, sagoma netta che avanzando appena si frastaglia in cima, fra ciuffi d’erba e il guardrail al ciglio della strada. In alto il vento è un fiume in piena, sfarina nuvole, involve nel suo lagno felino lame nere di rondini, cartoni e foglie, tortura fronde sulle nuche degli alberi come trecce d’alghe l’ira della corrente. Dalle grondaie tracima scivolando oltre la nicchia di cristallo qui, che mi consacra, saldo sul piedistallo di un portone. Vaso colmo dell’hybris d’una effimera grazia osservo nel vortice disfatto le ceneri indignate di un mondo da me altro stridule lontanare precipitando nell’ombelico del mare.
Id: 27357 Data: 10/09/2014 23:02:19
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Notte d’agosto
Mi rigiro nel letto, braccato dal fiato sgradevole del buio. Meteore amare dal braciere dei visceri, ceneri riattizzate di ringhiosi ricordi. Poi un refolo dalla finestra spalancata rimbalza sul calidario del lenzuolo mi lambe i piedi, grato come grata l’acqua intepidita di schiuma ingelosiva i passi di un bambino impertinente ad affondarli nella sabbia mobile della battigia, lì dove terra e mare gli parevano sotto il sole furtivamente amarsi, donna lei che apriva il grembo intenerito alla carezza di lui, liquida e possente.
Id: 26838 Data: 10/08/2014 16:20:18
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Carpe diem
Della fronte alta del mattino e del saluto suo regale, dei bambini che strillano giù in strada, del nido d’api che zampilla oro nello spigolo d’ombra azzurro del sottotetto, della raffica di mi ami? esplosa nel cielo alla sua lei per la bocca del telefonino dal ragazzino del terzo piano, dell’aria viva di voli e dolce d’ammorbidente e di bucato steso da tua moglie a veleggiare. Di questo, solo di questo ti vorresti curare. Non per ansiose concentriche spirali strologare a sensi ciechi all’oggi e lente rovesciata del binocolo nel precipizio dell’altrove e del domani, né con il pendolo del cucchiaio ritentare il grumo semiliquido di miele che s’acquatta beffardo tra fondi di caffè d’orzo, scuri nel pozzo oscuro della tazza.
Id: 26518 Data: 14/07/2014 16:48:19
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Purtroppo, finalmente
Poesia purtroppo è morta quando finalmente per l’acume tenero della matita la sepolta viva tua ferita cessa di sanguinare.
Id: 26332 Data: 30/06/2014 18:00:35
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Rerum natura
Vorresti le cose fossero della materia dei pensieri, ri(s)componibili tasselli al capriccio di mani infantili rena bagnata catturata negli stampi di ambiziosi disegni, modellata dall’onda dei tuoi desideri. Ahitè, la madre loro ti resiste, roccia la sua carne il cuore cristallo di diamante. E tu acqua che ne sposa le forme, vento che s’umilia piangendo tra le pieghe taglienti delle gole montane. Quello che ne erodi altri vedrà sabbia fine alla foce dei secoli e polvere di sangue tra grumi di pietra, quando la vita tua, smemorata ormai di se stessa, pulserà avida di altrui vene.
Id: 26190 Data: 18/06/2014 17:28:57
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Il vaso di Pandora
Che non siamo ancora i tacchini di Popper l’antivigilia di Natale che il sole varcherà l’uscio nostro domani senza disturbare spegnendo distratto l’ennesima notte, come un mozzicone gettato tra l’incavo della suola e la soglia lisa di marmo della prossima aurora, questa è la carta che sempre siamo pronti a rilanciare, anche quando fuori sul balcone afflitto di pioggia sigilla una sera di piombo i nostri dadi nell'infrangibile vaso di Pandora.
Id: 25833 Data: 25/05/2014 18:58:15
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Specula mundi
Io e voi, noi tutti, occhi miopi per i quali il mondo inconcludente indaga il rebus ozioso di se stesso.
Id: 25535 Data: 04/05/2014 11:14:11
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Tiresia
Sfinge abbarbicata, artigli d’edera sul cranio che sovrasta la nostra comune città dalle sette porte - oh se sette rimanessero, aperte bocche, non murate soglie di tomba, al bacio mite dei venti dai quattro punti cardinali, profumati di polline, ebbri di primavera! E un profeta da Corinto giungesse a sbugiardarti la gola incantatrice! - No, niente inutili auspici! Un profeta d’oggi è domani triste tiranno. Meglio che noi, stretti in social catena, ricchi ciascuno della nostra bisaccia di lupini, degli stracci sparsi della nostra dignità e di un roso bastone da viaggio armiamo del nostro plurivoco unisono coro un tirso affilato, squillante di baccanti a mozzare d’un colpo l’enigma che per le spire del mostro rampicante sibila nel cielo di Tebe.
Id: 25310 Data: 15/04/2014 09:26:54
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Cosmogonia
Pochi momenti come questo belli: tu fatta materia di sogno nuoti supina sospirando appena nel cerchio d’acqua dell’oceano mentre carene d’aurora incagliano tra fori delle serrande e una polla dolce di cristalli crepita nel cavo della radio sveglia. Dissepolti a poco a poco dal grato caos notturno alla pietà della luce lari e simulacri benigni tornano a insegnare gli argini noti e il senso ignoto della nostra strada.
Id: 24854 Data: 18/03/2014 09:46:14
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Rapsodi
Occhi ciechi aperti sulla terra e pazienti mani al telaio della cetra, tramano per noi tutti da ogni punto del cielo senza posa un pio sudario di parole e di nuvole perché il guizzo dall’ultimo rogo mai si spenga nevicando nel pozzo muto del tempo siderale.
Id: 24534 Data: 25/02/2014 22:26:06
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Daktylos nyx
Sarà l’alba, tra poco. La penultima
fermata del treno scuoterà irriguardosa
dentro il calice del dormiveglia
- al sussulto dei freni - un cocktail
di sogni sbriciolati e vino e dolceamare
risacche di inabissati giorni. Poi
altra tappa, breve, sopra il ghiaccio
dei binari ciechi di luna. Riaprirai
gli occhi al capolinea deserto tra
fiochi fiori accesi su metafisici
quadranti senza orario, odorando
tritumi di ferro e combustibili
esausti. Sarà voce di donna
senza sguardo l’ultima
sirena: Ancona stazione
di Ancona, termine
di corsa.
Id: 24000 Data: 20/01/2014 20:10:22
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Amanti II
Si amano fissandosi i giovani amanti, amano addentare il pane fresco, bere nel cavo delle mani l’onda dei corpi lievitati al raggio elastico perfetto dello sguardo. Sognano invece i vecchi amanti amare ciechi nel buio illune l’amore d’un tempo, succhiano linfe da polpe illividite, dita di argilla e pioggia fingono - sopra consunte tele - piume di sopracciglia, bocci di guance, sempre tentando ove li punga ancora l’estro dell’anima e dei sensi, quello che allora scioglieva in rivoli di fiamme il nodo dei capelli e su per i pennacchi dei muri tendeva snelli arcobaleni.
Id: 23976 Data: 19/01/2014 16:14:52
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Anima senis
L’anima esiste, e come. Per le anse del vaso forte e lungo soffiando asciuga carne cervello ed ossa, tenta l’uscita. Affila le nocche delle mani, arma i pugnali delle vertebre contro il liso sudario del corpo. A fuoco vi imprime lo scheletro a sua effigie. Tossisce nell’aria la feccia secca invelenita dell’amore come paglia sfiata dalle scuciture di un cuscino. Assedia i varchi delle pupille a disfarne la trama superstite concreta di lacrime come gusci d’ unghie morte sfilacciano lucide ragne consunte in punta di un calzino.
Id: 22811 Data: 23/10/2013 16:27:04
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Controparabola
Un uomo scendeva
- ahilui - da Gerusalemme
a Gerico. Sulla sua
lapide al ciglio
della strada è scritto
che attende ancora
il suo samaritano.
Id: 22784 Data: 21/10/2013 14:28:54
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Confini
Ero giovane e sempre il sasso della mente muoveva cerchi d’onde a frangersi più in là delle rive dello sguardo. Un big bang di polveri da sparo e variopinti bengala profanava precipizi notturni su cui fiorivano le arcate degli spazi siderali. Sprezzavo il mio cortile, l’abito rammendato con cura da mia madre - un insolente cencio di provincia. Ora che controvoglia scendo gli scalini più ardui è un mantra di cicale a ritmare dal viale sottocasa questi passi dubbiosi, il frullo di un passero d’ottobre sigilla il tetto della tana che m’alberga. Pure talvolta, quando qui fuori spiove, inseguo con invidia per i riquadri d’ una finestra inglese, una squadriglia di nuvole, là, oltre l’adriatico selvaggio, sciorinare al galoppo reti rosse di fulmini sopra le groppe invisibili della Dalmazia.
Id: 22629 Data: 10/10/2013 18:24:55
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Isonomia
Il pavimento sconnesso
nel seminterrato è una onirica
necropoli lunare. Vi dormono,
fra mille cianfrusaglie, scheletri
di scarpe e prosciugate
mummie di pellami. Ne sollevi
un lembo e scoccano
centrifughe in penombra folgori
nere di scarafaggi e lucidi
insetti primordiali. Com’è vero
che ogni nicchia di nulla si fa tutto
altro, pieno il vuoto, non v’è sacco
sgonfio di memoria che la vita
altrui subito non infesti
della propria con
avida innocente
irriverenza.
Id: 22501 Data: 02/10/2013 17:42:34
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Invidia
Megera cionca che ritenta con la punta sporca del bastone il passo limpido dei viandanti, regina lugubre di banchetti imbanditi a sterco e orina per ingenui avventori, piloro di rettile arso del suo solo veleno. Cieca, godi la sera del buio che cade nelle altrui stanze, illusa che il tramonto ci trafughi la luce per donarla al pozzo nero del tuo inferno. Stammi alla larga, dipinta carcassa di Aristofane che dissecchi petali sulla bocca della gioventù in fiore e spacci la tua rancida foia per giustizia sovrana.
Id: 22427 Data: 26/09/2013 19:19:49
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Stop and go: donna al semaforo
Quando inchioda al semaforo davanti alla caserma dei pompieri la signora s’osserva, si scopre quasi nel retrovisore. Distende la fronte. Con vezzo fluido della mano destra, piegandosi sul collo, racconcia i capelli neri. Il pettine delle dita muove argini garbati alla troppo ingovernabile piena dei pensieri. Controlla il trucco, rassetta i ray ban chiari sulla sella del naso, curva la bocca a cuore sullo specchio a catturare forse la cima d’un brufolo assassino. Verde e smarrisce nello slancio il senso del suo corpo, lo sguardo punta cieco oltre il dosso dietro la coda di un rammarico che svola tra gli alberi, mentre un frullo a secco di tergicristalli gratta invano la patina dei crucci sul parabrise.
Id: 22122 Data: 05/09/2013 12:41:19
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Amanti I
Nel paradiso d’ombra del parco baciandosi ad occhi chiusi, sole e luna, specchio e volto sognano se stessi l’uno dell’altro i giovani sedicenti amanti: tronco piuttosto appaiono - all'occhio canuto e asciutto che li osserva - l’uno per l’altro sopra malferme radici d'acqua ed edera avviluppata ai rami. Forse oramai nient’altro.
Id: 22013 Data: 28/08/2013 17:20:23
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