I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Dorme
Quando, di recente, capita che l'argomento salti fuori in una conversazione, soprattutto se ci si dirigeva in tutt'altre direzioni a seconda delle preferenze e delle inclinazioni personali, raramente a causa dell'effettiva preparazione a proposito del soggetto corrente, presento la mia riscoperta del sonno e dei sogni in un modo che porta me per primo a riconoscere l'eccezionalità del mio dormire, posizionandolo sempre al di là di un orizzonte in cui esso è un evento, mentre al di qua dello stesso orizzonte è la norma. Non sono mai riuscito a spiegare adeguatamente cosa si prova a non poter più dormire, non più di come - d'altra parte - sarebbe possibile far comprendere l'addormentamento facendone una questione meccanica, una sequela di azioni che trasformano la vita in un fenomeno fisico, rieseguibile a piacimento se solo si ripetono gli stessi passi. La semplice scelta della posizione in cui sdraiarsi, per me, si è complicata e ramificata in una serie di alternative da soppesare attentamente, poiché tantissime conducono prevedibilmente al punto morto delle notti insonni.
Id: 5869 Data: 06/02/2025 22:06:26
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Spiritelli
Nessuno spiritello ci è venuto incontro, a differenza di come eravamo abituati grazie a tutte le altre volte in cui siamo andati a visitare l'uno o l'altro paesino abbandonato e fuori mano, durante le varie passeggiate fuoriporta che chiamiamo "gitarelle", nelle quali eravamo stati immancabilmente accolti da un cagnolino del posto, superstite di una cucciolata di randagi oppure abitante di una delle case dei dintorni insieme alla famiglia che l'ha adottato, il quale, come un folletto o genius loci, ci faceva da guida o da compagnia - oppure, come ho capito dopo un po' di tempo, per godere di un po' di compagnia lui stesso - precedendoci quando voleva essere raggiunto e raggiungendoci quando si vedeva lasciato un po' troppo indietro. L'ultima volta che siamo venuti proprio in questo paese abbandonato è stata lo scorso anno, in una stagione diversa, ed ho facilmente avuto modo di notare una certa qualità della luce che, questa volta, particolareggiava dettagli diversi delle pietre degli architravi e dei muri, giungendo a un orario e da una direzione che, paragonati col ricordo della nostra ultima visita, mi apparivano insoliti e più affascinanti - senza, tuttavia, che le mie contemplazioni arrivassero addirittura ad attribuire un valore estetico alla guerra e ai suoi strascichi, legittimandola almeno in quanto produttrice di Bello. Abbiamo camminato meticolosamente in ogni direzione, fin dove ce lo ha consentito, più ancora della geografia del terreno, l'urbanistica - le due facce della stessa medaglia mi sembrano, qui, per sempre scisse. Tutto, ad ogni secondo, resta quieto e silenzioso. Non sono previsti turisti, a scapito del malaugurato tentativo, probabilmente fallito per hybris, di imbalsamare le rovine, azzimarle, farne un monumento che celebri qualche idea.
Id: 5867 Data: 03/02/2025 21:45:18
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Di tutto riposo
Quando ho dormito di pomeriggio, settimane fa, mi ero preparato per un breve riposo che non superasse la mezz'ora, e me ne ero accertato approntando una sveglia che si avvicinasse il più possibile al limite di trenta minuti, preferendo questa soluzione all'impostare un orario perché, intanto, preparavo il letto e la mia stanza e, inevitabilmente, i minuti che così trascorrevano sarebbero stati sottratti a quello che avevo calcolato essere il tempo necessario al mio riposo, e mi sarei sentito raggirato se i preparativi per il mio sonnellino fossero risultati in un minore tempo a mia disposizione per dormire. Oscurare tutte le finestre e la porta, costituita da due fastidiosissime lastre di vetro opacizzato inserite in una struttura di ferro, sono assolutamente inadeguate a diminuire la luminosità del cortile, una specie di conca nella quale la luce del giorno sembra raccogliersi sin dall'alba e continuare a brillare per ore, anche dopo mezzogiorno, invadendo impietosamente anche la mia stanza da letto che, perciò, deve essere coibentata facendo scivolare, davanti alla porta e alle finestre, delle tende così spesse che la luce non riesce a farsi spazio attraverso le fibre dei ricami, e perciò si addensa tutta lungo il loro perimetro, circondandole di un'aureola rettangolare che non è diversa in nulla dal guardare direttamente il cielo, ed è senza dubbio dovuto in parte a questo se i mesi invernali, quando già le ore del primo pomeriggio sono un preludio alla sera e il sole non sembra essere in grado di recuperare le proprie forze prima della tarda mattinata, in cui mi è sufficiente sigillarmi in camera mia per addormentarmi, sono diventati il mio periodo dell'anno preferito.
Id: 5863 Data: 31/01/2025 21:54:32
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Due cose
Entrare nella cucina di nonna, al pianterreno, e vederla col suo grembiule bianco. Vederla zoppicare intorno alla tavola, ha una gamba rotta da quando era ragazza. La destra. Sempre dritta. Una caduta da una scala. L'osso che esce dalla gamba. Qualche volta mi ha detto, ma ero piccolo. Vederla zoppicare verso un punto che non vedo, mi volge le spalle. In una mano. Un secchio di plastica azzurro, o forse è la plastica ad essere azzurra. Poi alzare una trappola per topi. Viste soltanto nei cartoni animati. Dentro, un topolino. Stessa cucina, ancora infanzia. Camminare scalzo. Entrare nella cucina di nonna al pianterreno, poi un dolore. Sotto al piede. Sentirlo, prima di guardare. Un coccio di vetro, grosso. Trasparente, nel mio piede. Subito sangue. Dal piede al pavimento. Guardare a terra, guardarsi attorno. Forse urlare aiuto.
Id: 5862 Data: 29/01/2025 21:21:06
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Punto, virgola
C'è una strada al di fuori della casa, alla quale si accede per il tramite di un portone; questo portone si può attraversare in due sensi e queste direzioni possono essere di moto a luogo o di moto da luogo a seconda dell'intenzione che motiva lo spostamento; il moto detto "entrare" è quello che conduce dall'esterno della casa, dunque dalla strada, verso l'interno della casa; quello denominato "uscire" comporta l'allontanamento temporaneo dalla casa per incamminarsi lungo la strada; il confine tra l'interno e l'esterno della casa è oggettivamente delimitato dal portone; proseguendo verso destra, si arriva a un angolo; la distanza nello spazio esistente tra la casa e l'angolo è fissa, mentre quella temporale varia a seconda del mezzo di locomozione usato o in sua assenza; camminare richiede più tempo che andare in bicicletta e l'automobile è più veloce della bicicletta, nonostante in tutti i casi elencati sia richiesto l'uso di entrambe le gambe; all'angolo è presente un lampione, e un'altra casa; questa seconda casa non è la mia, sebbene io abbia utilizzato la stessa parola per identificarle entrambe; abitare in una casa è in linea di principio uguale ad abitare in tutte le altre case, ma non si può decidere di entrare in un'altra casa e stabilirvisi per farla diventare propria; anche quest'altra casa è fornita di un portone che serve a racchiudere il suo perimetro; serve altresì a permettere l'ingresso e l'uscita dalla casa; esattamente come succederebbe in ogni altra casa; altrimenti non si potrebbe andare a fare la spesa al supermercato oppure, avendola fatta, non la si potrebbe sistemare nel frigorifero; il lampione è molto alto, la sua sommità arriva al primo piano della casa, dove c'è un balcone; un balcone non è classificabile come vano; non si può abitare su un balcone perché non ci si può applicare un soffitto; un balcone ha la stessa funzione di una finestra, permette di guardare; un balcone ha dunque la stessa funzione di un paio di occhiali; voltando l'angolo e proseguendo a destra, è possibile guardarsi indietro e vedere la strada che continua anche nella direzione opposta; non ci si può voltare se non si ha un collo; dall'angolo inizia il marciapiede che continua lungo tutta la strada fino all'incrocio.
Id: 5861 Data: 27/01/2025 22:42:28
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Appannato
I passi di lei trovavano un loro contrappunto nelle mie ginocchia, rese molli dalla febbricola e dai pochi decimi che puntavano come un faro su tutta la gamba in lunghezza, scoprendole entrambe come un evidenziatore che rende eclatante quello che si sta leggendo sulla pagina e anche il nostro mondo interiore, i nostri ragionamenti e scale di valori a proposito di quello che riteniamo importante ricordare, come se equivalesse a imparare, e il nostro acume e la capacità di capire tutto dal poco. Non pioveva più, la pioggia era venuta giù tutta e adesso era dappertutto ma innocua, ma l'aria ci faceva sentire più stanchi come se la preoccupazione di mettersi al riparo si fosse realizzata solo al prezzo di un grandissimo sforzo mentale che aveva intaccato anche l'umore, come se il fatto che la pioggia fosse cessata avesse voluto di per se stesso dimostrare che aveva a tutti gli effetti piovuto, e che non si era riusciti a evitare che accadesse. Doveva avere avuto un'influsso importante anche il colore del cielo, che non si era affatto pulito in azzurro ma conservava una tonalità zinco in cui la mancanza di qualunque profondità esasperava nei presenti l'impressione di trovarsi sul limite dello sfondo in una prospettiva del Duecento.
Id: 5859 Data: 26/01/2025 21:55:20
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Un segnalibro
Aprendo per la seconda volta il libro, che avevo acquistato prima di partire per la breve vacanza e che avevo deciso di non portare in valigia insieme al necessario per il soggiorno, confidando nel fatto che avrei trascorso i pochi giorni festivi in uno stato d'animo più propizio al rilassamento mentale che non alla tensione dell'atto intellettuale, riservandomi quindi di cominciare la lettura soltanto al rientro, carico come spesso accade di buoni propositi ed entusiasmo a lento rilascio che per le settimane e i mesi successivi possono davvero modificare in modo sensibile la traiettoria della mia vita e della mia anima, avevo trovato, tra la seconda di copertina e la sguardia, una banconota da venti euro, blu. L'ho guardata per un attimo senza capire, l'attimo che è servito al meccanismo della mia memoria per ripercorrere all'indietro i giorni e le azioni e restringere il campo alla sola spiegazione plausibile, ovvia, che potesse giustificare quell'apparizione quasi incresciosa, per quanto era stata sorprendente, e mi sono quasi subito ricordato, mentre un punto di calore si allargava man mano nel mio cuore, di un rapido scambio di battute avuto con mio padre appena pochi giorni prima. Mi aveva visto che sfogliavo l'enorme libro con la stessa avidità di un bambino che guarda un libro di favole, e mi aveva detto che ricordava quel titolo dai tempi delle medie, anche se non lo aveva mai letto non essendo mai stato interessato alla lettura; eppure aveva mantenuto nella sua memoria quel titolo, e tutte le suggestioni che gli aveva comunicato, per cinquanta anni e questo gli aveva permesso quel pomeriggio di trovare qualcosa da dirmi e alla quale io avrei potuto rispondere. Dopo averlo sfogliato e aver capito che non avrebbe mai potuto leggerlo perché non era scritto in italiano, cosa che forse allontanava me e lui ancora un altro po' o che forse ci stava aiutando nel tentativo reciproco di ammettere di volerci avvicinare l'uno all'altro, mi aveva chiesto quanto il libro fosse costato perché voleva darmi metà della cifra come se lo avessimo comprato insieme o, meglio ancora, come se avesse contribuito a comprarlo, in un modo molto goffo, e quindi davvero paterno, di sentirsi partecipe di qualcosa alla quale si vedeva che io tenevo al punto da spingermi ad acquistare quel volume per lui interminabile di pagine che lui non avrebbe mai potuto leggere non solo perché la lingua del testo gli era sconosciuta ma soprattutto perché la sua vista si stava naturalmente indebolendo con l'avanzare dell'età e non avrebbe mai potuto leggere la mischia di caratteri minuscoli che affollavano la pagina e che del resto erano l'unico sistema editoriale per pubblicare quel libro in un formato che fosse di dimensioni accettabili e non solo un ingombrante testamento dei gusti letterari del lettore, o almeno delle sue velleità. Avevo rifiutato di rivelare a mio padre il prezzo che avevo pagato, che non era stato nemmeno particolarmente alto soprattutto adesso che il lavoro mi introduceva a nuove possibilità economiche e, conseguentemente, a nuove prospettive di spesa e di risparmio, e mi ero semplicemente allontanato dalla cucina dove avevo iniziato a sfogliare le prime pagine e a guardare frasi qua e là e già mi sentivo come se avessi davvero iniziato a leggerlo. Poi, quando il giorno avevo preso il libro e mi ero seduto a gambe incrociate sulla poltrona col cuscino più comodo, pronto a leggere a mezza voce le frasi per poterne anche ascoltare il suono che attraversava la mia voce, l'avevo aperto dalla copertina come l'inaugurazione di qualcosa di storico, e avevo trovato il segnalibro che mio padre mi aveva lasciato, silenziosamente, perché non perdessi il segno nella lettura, e forse anche nella vita, in un modo per cui non lo sostituirò mai con un segnalibro vero.
Id: 5855 Data: 23/01/2025 22:29:11
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Il cane, le arance
Stamattina gli operai, arrivati a casa di mattina presto, quindici o anche venti minuti prima delle otto, mi hanno visto uscire dal giardino portando con me cinque arance, tre in una mano e due nell'altra. Avevo lasciato il portone aperto per loro perché fossero più comodi ad entrare e perché non svegliassero, citofonando, il cane che si sarebbe messo ad abbaiare furiosamente per essere stato scaraventato fuori dai sogni che probabilmente sognava sul morbido cuscino dalla federa blu imbottito di spugna morbida e lana che gli avevo preparato perché trascorresse l'inverno dal freddo che sembrava venire dallo stesso cemento del pavimento del garage, dove l'avevo abituato a venire a ripararsi quando, al sopraggiungere della sua brutta vecchiaia, la cuccia di mattoni che mio padre gli aveva costruito con solerzia e soddisfazione era diventata un alloggio inadeguato a sopportare il freddo umido e gelido dell'inverno e il caldo senz'aria dell'estate, e che comunque aveva preso ad abbaiare pieno di astio non appena aveva sentito avvicinarsi le voci evidentemente non familiari, che non corrispondevano a nessuna delle due o tre che sentiva quotidianamente da anni, e soprattutto i passi, che rapidamente aveva calcolato non corrispondere alle solite due o tre voci che tutti i giorni sapeva captare e catalogare, e che mal tollerava quando ve ne si aggiungevano altre. Vedendomi ritornare dal giardino, il cane è rimasto in silenzio per un attimo in cui ho potuto riconoscere una confusione tutta umana di fronte alla scena, per certi versi speculare, di me che non facevo parte del gruppo di operai arrivati coi loro attrezzi da lavoro, portandoli a spalla o in vecchie cassette di ferro arrugginito le cui chiusura non combaciano più ai bordi perchè il coperchio è deformato oppure lo sono i cardini che gli permettono di ruotare, o in cassette nuove di plastica dai colori ancora lucenti che non trasmettono lo stesso senso di affidabilità dei cacciaviti o dei martelli già usati per anni se non per generazioni perché fanno pensare all'hobbistica più che al lavoro, o ancora in mano o con entrambe le mani, mentre io, che venendo dal giardino li avevo davanti a me ed ero dunque informato dalla loro presenza e non ne ero allarmato, e perciò il cane malvolentieri si vedeva dispensato dal suo servizio di guardiania, che comunque non avrebbe mai svolto a regola d'arte per la taglia insufficiente ma soprattutto manchevole di nervi saldi, portavo delle arance di cui un paio mi sarebbero servite per il succo da bere per la mia colazione e le restanti le avrei invece sistemate nel cesto in cucina insieme alle altre, e la giornata era già cominciato per tutti anche se il giorno iniziava appena.
Id: 5853 Data: 22/01/2025 21:48:12
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C’è come un cane rumoroso nell’aia
C’è come un cane rumoroso nell’aia. Tormenta le emozioni e le rincorre, entra nei ricordi e lascia un macello ovunque, appena chiudo gli occhi è un putiferio ed ascoltarlo mi agita. Non riesco a pensare ad altro, e la temperatura mi sale, il cuore mi batte più forte. Per me la rabbia è fisiologicamente indistinguibile dall’amore, e dev’essere per questo che quando mi vieni in mente concludo di amarti ancora.
Id: 4980 Data: 15/11/2020 17:58:51
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Il monopolio delle stanze
I miei credevano di avermi debellato. Invece ci ho messo un mese ad arrivare, un mese di finte in cui continuavo ad annunciare il mio arrivo riempiendoli di scatoloni due volte la settimana. Segni premonitori, come le piaghe bibliche. Qui, oltre ai miei genitori, è pieno di cani che abbaiano ogni volta che il portone si apre o che si chiude, ogni volta che passi si avvicinano o si allontanano, ogni volta che si dorme. Sembrano sensori di movimento con una crisi di nervi, proprio come noi cinque quando c’erano anche le mie sorelle. Io credo che in questo modo i miei genitori si ricordino le urla delle nostre liti, e questo li aiuta a sopportare il resto del silenzio. Mia madre si procura dei cuccioli nuovi ogni volta che quelli che ha già crescono: le sono rimasti piccoli un cane e due gatti, quindi non sente veramente la mancanza dei figli. In ogni caso ha già contattato il negozio in cui mi hanno comprato, per sapere come fare a mandarmi indietro in caso risultassi difettoso. E’ vero che lei ha sempre voluto un figlio diverso, ma non sono sicuro che sia soltanto perché lei è incontentabile. Non ci scommetterei che, se avesse davvero un figlio diverso, preferirebbe invece avere me. Mio padre, in mancanza di nipotini, è contento di poter tornare a trattare me come un bambino: forse questo lo fa sentire di nuovo giovane, ed io penso che se lo lasciassi fare riuscirei a farlo contento almeno una volta dato che in tutti questi anni non ho mai capito come si fa. Le volte in cui l’ho visto felice, non aveva mai a che fare con me. Domenica scorsa io e lui siamo andati a fare un giro in bici e mi ha detto che non devo guidare la bici senza mani: forse crede che passerei a fare lo stesso anche con l’auto. Comunque mi ha detto che è pericoloso perché, se non tengo tutte e due le mani sul manubrio, potrei cadere ma io credo piuttosto che lui abbia visto manifesta la mancanza di controllo che ho sulla mia vita, ed è questo che non vuole vedere. Al mattino fa ancora un po’ strano darci tutti e tre il buongiorno perché non abbiamo ancora stabilito chiaramente quali sono i miei diritti finché resto qui. Da piccolo, invece, ero convinto che nessuno avesse più diritto di me di stare in questa casa perché conoscevo tutti i posti dove correre a nascondermi senza farmi trovare, e un po’ di tempo dopo ho scoperto che in realtà non venivano a cercarmi. Mi sono messo nei loro panni ed ho deciso che non mangerò con i miei genitori: ho pensato che sarebbero a disagio con un ospite che, dopo aver preso il caffè, non se ne va ma, anzi, se ne va per conto suo in un’altra stanza.
Id: 4950 Data: 12/09/2020 11:04:48
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