E’ ormai ben noto l’impegno civile di Franco Buffoni, scrittore tra i più colti nel panorama della letteratura italiana e non solo. È giornalista pubblicista e professore ordinario di Critica Letteraria e Letterature Comparate. Ha insegnato nelle università di Bergamo, Cassino, Milano IULM, Parma e Torino.
Da sempre, e in particolare nel suo “Più luce, padre”, Luca Sossella Editore 2006, come già dicevamo nella recensione pubblicata su questo stesso sito (
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“Molto semplicemente distinguerei tre fasi all’interno del nostro cammino di emancipazione:
REPRESSIONE FINO A META’ OTTOCENTO: gli atti di sodomia andavano repressi; il sodomita veniva punito per ciò che faceva. Fu allora, quando la scienza medica cominciò a occuparsi di omosessaulità, che si cominciò a cercare - maldestramente e pieni di pregiudizi - anche di capire.
A partire da metà Ottocento l’omosessualità divenne malattia da curare, anche se illuminati e sporadici precedenti in questo senso esistono sia in Inghilterra sia in Francia già a partire dal Settecento. Il passaggio da sodomita (che veniva punito per ciò che faceva) a omosessuale (che era ciò che faceva o sognava di fare) segna una differenza capitale: la sodomia era un atto, l’omosessualità una malattia da curare, una categoria clinica. Quella che prima era stata solo repressione diventava terapia. E la repressione spesso assunse la forma di una terapia (l’elettroshock, per esempio, dal terzo decennio del Novecento). Così l’omosessualità restò come
MALATTIA DA CURARE FINO AL 1973 (la data del 1969 con Stonewall è però ugualmente significativa). Si compì allora il passaggio verso il riconoscimento di una identità stabile dell’omosessuale. Fino ad allora medici, giudici e preti si erano limitati a riconoscere - condannandoli - una serie di atti sessuali “contro natura” che potevano essere compiuti da chiunque.
Oggi che - nei paesi civili - l’omosessualità viene percepita come un riconoscimento e un destino assolutamente possibili (“normali”) appare sempre più evidente la differenza tra omosessualità praticata (tipica delle società arcaiche e “mediterranee”: quella mitizzata da Pasolini [...]) e omosessualità come identità. Siamo così entrati nella terza fase, quella dei
DIRITTI DA ACQUISIRE
Oggi che l’atto sessuale non è quasi mai finalizzato alla procreazione anche per le coppie etero, siamo davvero tutti uguali, di fronte alla natura e di fronte alla legge. La legge deve solo adeguarsi”. (Tratto dal capitolo: DIRITTI RIPRODUTTIVI).
Il cammino continua, non è certo in discesa, gli ostacoli sono evidenti:
“Come ha ricordato Beppe Ramina nel 2007 […]: ‘Curia, Vaticano e le destre negano il valore delle nostre relazioni e delle nostre stesse esistenze, ma verso chi vorrebbe farci chinare la testa e farci tornare nel silenzio e nella vergogna il confronto è aperto. Siamo stufi di essere insultati dalle gerarchie ecclesiastiche e di essere presi in giro da istituzioni e partiti che non si assumono le responsabilità che derivano dall’operare in uno stato laico’ “. (Tratto dal capitolo: FUORI STONEWALL)