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DA VICO della CASANA a VICO CARLONE “GENOVA”

di Francesco Rossi
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Pubblicato il 09/06/2019 16:17:44

Nel mattino nuvoloso
si spegne l’entusiasmo
e quando l’umore si rattrista
ampio è lo spazio per lo sconforto.

Un chiodo usato dal carpentiere
è lì sul marciapiede,
altre cose al lato opposto
sono ammucchiate
e le brezze di ponente
le fan volare.

Una porta si schiuse improvvisa,
e ravvivata la vista
dalla figura matura
che spiccava tra le altre
che mi sembravano scaltre,
chiesi il prezzo
per un’ora condivisa.

Nella stanza una poltrona a sofà
e il profumo d’incenso saliva
dal basso verso l’alto
in deliziose spire.

Felice gustavo il suo profumo
e, seguivo il movimento
del suo corpo sopra il mio.

Le labbra glabre
rosse e umide
come le ferite
le gustai.
Erano squisite.

Con sdegno quando mi confessai
il prete mi disse: volgare!

Poi non so come
mi diede l’assoluzione.

Non mi sentivo affatto peccatore
ma schiavo della bestia
che ancor oggi mi rode
l’anima e il cuore.

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