Quando i mostri, zitti zitti, s'avvicinano,
rubandomi i comandi, stralciando i miei sorrisi
c'è vuoto, oblio di mille mondi,
sulla mia schiena, nella mia mente,
da non riuscire ad alzarmi,
nell'ansia di difendermi da ogni delusione,
da non riuscire a alzare scudi di cartone.
Quando i mostri, zitti zitti, s'avvicinano,
attentando a desideri, ammazzando nuvole,
c'è dolore intenso, senza sensi, senza senso
dove ci sono cuore e stomaco,
nell'apatia d'un insidioso blocco neurale,
nella certezza di non adottare bimbi,
che non ci saranno altri mici,
credendo di annegare
mille lacrime, senza riuscire a piangere,
senza riuscire a navigare.
Quando i mostri, zitti zitti, s'avvicinano,
arrestando i venti, molestando salici,
vicino a me non c'è nessuno,
cercando di mandar dentro aria,
e fuori sogni d'una testa vuota,
di scuotermi con violenza,
sguardo fisso alle pareti,
male ai muscoli del collo,
boccheggio devastato,
come i resti della cena
nel buio d'uno scarico intasato.
Quando i mostri se ne vanno,
io resto, mostro d'intensità minore
senza manie d'arresto,
narciso caduto in una brocca di fango
in corsa su binari umidi nelle urla d'un dittongo,
a terrorizzare i tuoi mostri,
tragici schiavi di moralità cablate,
mettendo aceto,e sale,
nell'olio delle tue insalate.
[Mostri, 2009]
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