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Giugno un Pugno Di Parole

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 26/06/2009 16:00:33

GIUGNO UN PUGNO DI PAROLE

Come l’estate porta l’oro in bocca
Il fiume porta il silenzio alla sua foce…



Giugno, immaginando solo con un pugno di parole.
Nell’eco del canto del capro che risuona nel vento , un urlo disumano
tronca le parole in bocca , sconcertato corre lo spaventapasseri
tra i brulli campi gridando il suo dolore sulle basse colline,
tra le spighe di grano maturo.
Un grilletto malandrino , correndo va girando ben vestito suonando un contrabbasso
più grande di lui. Cantando una nova canzona,
una musica allegra ,che faccia sorridere, chi soffre in silenzio .
Saltando foglia su foglia, fino a giungere ad improvvisare
un concerto di cicale canterine nel villaggio dei grilli per la festa d’inizio estate. Sobrette e sciantose , attrice di varietà truccate con vestiti trascinati nella polvere ,dopo una notte passata a bere vino o sciampagna sotto la luna .
Danzano nell’aria gli spiriti degli alberi e dell’acque,
danzano la malinconia di un popolo, di chi e disperato
e sconfitto e non sa dove sbattere la testa.
Si radunano in tanti, una folla enorme di poverelli ,mendicanti , disoccupati
tra le radure del magico bosco per il centesimo compleanno della vecchia quercia
pendula sulla collina franata a causa delle ruspe.
Un tempo luogo in cui si giocava felici rincorrendosi, ridendo
tra le braccia di madre natura, oggi divenuta contestata discarica comunale. Partecipano in tanti, tutti gli abitanti del villaggio vengono giù dai monti
e dalle valli silenti portando seco , chi una cosa , chi un’altra.
E nell’eco di latine laudi , l’anima sogna ed agogna
annegando in un mare di frumento dal cimino solitario
ai vitiferi colli dei volsci fino a Minturno ove errò nel limo Mario
fino a Sinuessa ebra di Massico forte fino alle auree porte
della Campania promessa in un mare
di frumento innumerevoli canti d’amore s’elevano
come le trionfante stirpe dalla sua guerra infinita.
Volano nell’ alba nova, coppie di farfalle variopinte
volano sui fiori meccanici senza mai fermarsi ,
mentre le fate aiutano alcuni folletti a girare le lancette
del grande orologio del mago dei monti.
E nel tramonto d’ogni giorno, nascono nuove promesse
affiorano nell’animo ricordi , gioie , finzioni ed altre canzoni.
Momenti ermeneutici del nostro crescere.
Percorsi minimali, attraverso comuni sentimenti.
Anche sé vittime dell’ignoranza altrui e d’una gran voglia
di continuare a credere in ciò che sentimmo , rimaniamo
messaggeri per le strade di questo mondo.
Inseguendo le muse di questa acerba estate mentre
si è a lavoro in fabbrica o in ufficio, in macchina, in mezzo
al traffico , sulla fermata della metro .
La solitudine genera come sempre un caos interiore.
Incontrollate frasi al chiaro di luna, un senso di tristezza.
Una poesia appesa all’amo pronto ad essere gettato in mare.
Di ritorno a casa dopo aver ascoltato il canto delle onde
lungo le tirrene coste in compagnia di Peter Pan
che continua a credere, d’essere ancora un bambino
e a combattere Capitan Uncino sull’isola che non c’è.



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