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I’ll remeber Leonard Cohen

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 11/11/2016 16:33:17

I’ll remember . . . Leonard Cohen

Rammento un film diretto da Robert Altman ‘Mr McCabe and Mrs Miller’ (in italiano ‘I Compari’) del 1971, passato sugli schermi senza molta rilevanza in cui Leonard Cohen pur non essendo fra gli interpreti s’imponeva come maggior esponente, avendone egli firmato la ‘colonna sonora’ che, al contrario, era permeata di grande impatto emotivo per le originali ‘ballads’ incluse, tali da sembrare scritte appositamente dentro la sceneggiatura del film stesso. Pellicola che ricordo ancora oggi volentieri per le bellissime immagini delle montagne innevate, le giornate invernali passate a cavallo dei due protagonisti Warren Beatty e un’audace Julie Christie (Lara de ‘Il dottor Zivago’ film del 1965 di David Lean), nel mezzo di un inverno che sembrava infinito.
Il film non era un ché di eccezionale, per quanto fece guadagnare a Julie una nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista, e nel 2010 sia stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Tuttavia quanto ancora accende la mia immaginazione, oltre alla visione maestosa delle montagne innevate fu il calore confortante di Leonard Cohen, il suo narrare a bassa voce le sue canzoni che parlavano ‘per immagini poetiche’ di bellezza, disperazione, rabbia e tenerezza sui temi dell’amore, della perdita e della solitudine come valori universalmente condivisi.
Poeta, cantautore e compositore canadese, egli è stato e rimane uno degli scrittori più popolari e influenti della nostra storia contemporanea che, nel privilegiare il verso poetico, ha dato lustro alla letteratura nordamericana, scompaginando quella barriera trasparente che pur frapponeva la canzone pop come sottospecie della poesia cantata. Un genere accolto unanimamente da tutte le generazioni che ha toccato fin dal lontano 1957, data del suo primo album di ‘reading’ apparso con il titolo di ‘Six Montreal Poets’ contenente otto sue poesie recitate e che fu acclamato dalla critica di tutto il mondo. I decenni successivi al 1960, cioè ’70, ’80, ’90 hanno segnato un crescente e indiscusso successo, confermando la sua grandezza di autore.
Nato a Montreal nel 1934 da una famiglia ebraica immigrata nel Canada. Suo padre era polacco e sua madre lituana. Cresciuto nel quartiere di Westmount (enclave anglofona della città), Leonard Norman Cohen si iscrive all'università a Montréal; il periodo universitario vede i suoi inizi nella poesia. La sua prima raccolta (in libro cartaceo) vede la luce nel 1956, con il titolo di ‘Let Us Compare Mythologies’. In questo periodo si incontra con alcuni amici poeti in un congresso informale di lettura e critica dei rispettivi componimenti. Ma è nel 1961 che viene pubblicata la raccolta di poesie ‘The Spice-Box of Earth’. Si Trasferisce quindi a Hydra, un'isoletta della Grecia famoso rifugio di artisti, da dove pubblica, nei primi anni sessanta, raccolte di poesie e due romanzi: ‘Il gioco favorito’ (The Favourite Game, 1963) e ‘Belli e perdenti’ (Beautiful Losers, 1966). Nel primo di essi, scrive sull'importanza data alla parola e nello stesso tempo sulla difficoltà di comprenderla: «Vorrei dire tutto ciò che c'è da dire in una sola parola. Odio quanto possa succedere tra l'inizio e la fine di una frase» - si trovò a scrivere in quegli anni. (cit. Wikipedia)
Oggi lo ricordiamo in occasione della sua scomparsa a 82 anni ma in realtà egli è presente in tutti noi per aver cantato quel ‘sogno di libertà’ proprio d’ogni giovane età, nonché i turbamenti religiosi e malinconie esistenziali uguali nella vita di tutti senza differenze di colore o di provenienza geografica: «È stato uno dei cantautori più celebri, influenti e apprezzati della storia della musica – ha scritto di lui Matteo Cruccu – nelle sue opere esplora temi come la religione, l'isolamento e la sessualità, ripiegando spesso sull'individuo. (…) Lo sarà di sicuro, ora che il cantautore canadese, secondo probabilmente solo all’amico Dylan nell’abilità di scriver canzoni, se ne è andato a 82 anni, quasi all’improvviso, se solo un mese fa presentava il suo ultimo disco ‘You want it darker’, il quattordicesimo di una carriera lunga ormai cinque decenni e tre o quattro Americhe.
«Che presagisse la fine nell’ultima intervista rilasciata al Corriere – si chiede Crucco – nel dire «sono pronto»? Forse, (…) ma in realtà sembrava voler esorcizzare la morte: «a volte ci si lascia andare a un eccesso di drammatico, ho intenzione di vivere per sempre.» - aveva detto. Se non ci fosse stato Leonard Cohen a forgiare storie delicate e al contempo dure, dicotomie esistenziali su tessuti sonori, la nostra vita sarebbe stata (sicuramente) più povera.» Molti sono in verità anche gli autori italiani e non solo, che hanno trovato in Cohen la loro fonte di ispirazione, ancor più che in Dylan, o che hanno cantato le sue canzoni nella traduzione in lingua: da De André a De Gregori, e via-via molti altri come Nick Cave e Morissey. Del resto se non si ricalcano le orme di un ‘grande’ non vale certo la pena di seguire nessun altro, e non tanto nel plagiare il suo modo di cantare, quanto di mettersi sull’onda della sua creatività, della sua incondizionata spinta verso l’altro (gli atri).
Il suo primo disco da cantautore, ‘Songs of Leonard Cohen’ del 1967, che pure delinea il suo profilo di cantautore-poeta per i brani pervasi da misticismo e grande malinconia, non ottenne un gran successo, per via dei temi trattati: erano gli anni della spensieratezza hippy e un disco su suicidio e morte andava controcorrente. Per questo motivo molte recensioni dell'epoca stroncarono l'album, ritenendolo troppo triste e depresso. Il riscatto sarebbe venuto, anche se anni più tardi. Oggi, quel suo primo disco viene ritenuto da molti il suo miglior lavoro. Come allora Cohen, già alla ricerca dell’io, più che nei grandi affreschi politici e sociali, aveva sempre affascinatole platee con le sue canzoni a partire dai primi capolavori, l’immortale ister of merci’, ‘Suzanne’, ‘Winter Lady’, ‘Strange Song’, ‘Songs Of Love and Hate’ fino ad ‘Hallelujah’, che sono solo alcune delle pietre miliari incluse nei suoi dischi fino a quelle presenti nel suo ultimo album ‘Popular problems’ del 2014, ma anche nei romanzi e nelle poesie, rimane davvero un autore universale e poliedrico, fine intellettuale prestato alle arene, amato anche dal cinema.
La mia citazione iniziale non è casuale, rispecchia un certo fare cinema, lo dicono quei registi che hanno utilizzato i suoi brani e al quale hanno affidato le colonne sonore dei propi film: vedi Altman, Moretti, Tarantino e altri. Un «poeta minore» come amava definirsi, un gigante della parola cantata lo ricorderemo noi. Inutile riportare qui i testi delle sue canzoni/poesie già note che è possibile ascoltare dalla viva voce dell’autore su Youtube e altri social presenti sul web; piuttosto ritengo utile segnalare alcuni testi letterari che ci permettono di conoscerlo più da vicino:

‘Leonard Cohen. Tutti i testi delle canzoni ‘con un'intervista di Alberino Daniele Capisani, scritti di Michele Straniero e Luigi Granetto, grafica di Davide Antolini. Verona: Anteditore, 1976

‘Libro della misericordia’, titolo originale ‘Book of Mercy’ (raccolta di prose poetiche) tr. Francesca Piviotti Inghilleri e Armando Pajalich, Venezia: Supernova, 2000 ISBN 88-86870-40-X; poi tr. Giancarlo De Cataldo e Damiano Abeni, prefazione di Leonardo Colombati, Roma: Minimum Fax, 2013

‘Poesie e canzoni’, (antologia) a cura di Amleto Lorenzini, Roma: Salerno, 1984
‘Il Vangelo secondo Leonard Cohen. Il lungo esilio di un canadese errante’, Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini, Torino: Claudiana, 2010

‘Una vita di Leonard Cohen’ di Ira B. Nadel, , tr. Antonio Vivaldi, Firenze: Giunti, 2011
‘I'm Your Man. Vita di Leonard Cohen’, (biografia) di Sylvie Simmons, tr. Yuri Garrett, Roma: Caissa Italia, 2013

Vincitore di numerosi premi e onorificenze, è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. Nel 1991 È inoltre stato insignito del titolo di Compagno dell'Ordine del Canada, la più alta onorificenza concessa dal Canada con la seguente valutazione:

«Conosciuto per il suo immaginario sorprendente e le suggestive descrizioni della condizione umana, Leonard Cohen ha la particolarità di creare un corpo di lavoro che è rimasto contemporaneo e significativo attraverso tre decenni di spostamento di gusti musicali ed estetici. Il suo album del 1992, ‘The Future’, ha introdotto il suo stile poetico a una nuova generazione di ascoltatori. Nel 2001, ha pubblicato il suo dodicesimo album, con dieci nuovi brani. È salito in cima alle classifiche, raggiungendo il disco d'oro e il disco di platino in Canada e in diversi altri paesi. La sua popolarità continua conferma il suo status di icona canadese e di venerato decano del movimento della cultura pop.» Nel 2011 ha ricevuto inoltre il Premio Principe delle Asturie per la letteratura.

Imperdibile è il film documentario sottotitolato in DVD ‘Leonard Cohen, I'm Your Man’ (2007) di Lian Lunson, con Bono, Nick Cave, Julie Christensen, Adam Clayton, Jarvis Cocker, Leonard Cohen, Larry Mullen Jr., The Edge. Un ritratto di Leonard Cohen, un viaggio tra le performance e il dietro le quinte dello show di tributo del 2005, alla Opera House di Sidney, che culmina con l'esibizione di Cohen insieme agli U2 per ‘Tower of Song’ con una serie di interviste allo stesso Cohen, una carrellata di fotografie e poesie.

Noi, diversamente giovani, ti ascoltiamo oggi come ieri, i giovanissimi prima o poi scopriranno le radici della tua genialità.




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