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al testo di Annalisa Scialpi
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Non so cosa andò storto; il latte acido o mi prese lo stomaco e affondai come un motore arrugginito, a precipizio da un terreno fradicio come un velluto sfondato.
Fuori, gocce di neve, germogli marciti su scogli aguzzi come la noia o la fame insaziata potente come un drago che brucia i paesaggi.
La regina delle nevi aveva artigli e faccia viola quando il suo sangue imbrattò le lenzuola martoriate, come in un duello.
Oh regina, regina!!!
Caddi da lei come una bambola rotta, donna già fatta all'ombra dei teschi di sogni spezzati, profondi come le tombe dei figli senza nome.
Mi sdoppiai su un lido di dolore; con spietata chirurgia estirpai un cadavere di donna dal mio io spellato come i rovi d'inverno.
Fui l'avatar e il suo contrario, il forcipe e la chiave nascosta in qualche limbo intatto.
Lontana, la regina, nelle sue guglie di ghiaccio; senza neanche sangue per spostare una nuvola.
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